domenica 29 novembre 2015

Maschere e divise

Dunque , tutti noi nella vita indossiamo una divisa. Chiunque abbia uno straccio di lavoro e' costretto a indossare una divisa. Chi lavora in aziende private, forze dell'ordine, chi fa l'avvocato, chi il commercialista, persino il politico o l'ambientalista indossano una divisa. Oltre alle divise ci sono le maschere , ma questo e' un altro aspetto e ci porterebbe troppo lontano ed e' fuorviante rispetto a quello che mi preme dire. Alla divisa e' legato il pregiudizio, perche', nel bene o nel male, alla nostra divisa e' legata la prima impressione che diamo alla gente con cui abbiamo a che fare. E non solo per lavoro. Poi nel calderone del ragionamento ci mettiamo anche il fatto che viviamo in Italia, un paese permeato in modo ossessivo da pregiudizi piccolo borghesi, un paese che dopo il tramonto di monarchie e dittature , fingendo di accettare la democrazia nella variante democristiana, e' rimasto fondamentalmente fascista, individualista e ignorante. Mi dispiace dire queste cose del mio paese ma se ne ha dette di altrettanto terribili Oriana Fallaci e lei e' oggi ricordata per la sua islamofobia, c'e' la possibilita' piu' che fondata che il mio paese mi perdoni. Ma io non voglio essere perdonato da nessuno. Mi assumo le responsabilita' di quello che scrivo e non c'e' bisogno di essere Pasolini per dire che il mio paese e'un paese fascista e qualunquista e che se vuoi che non ti rubino l'auto anziche' l'antifurto, in macchina in bella vista, ti conviene metterci dei libri, cosi passi per sfigato segaiolo perditempo e persino la tua auto perde di valore. Ma torniamo alla divisa. Io anche ne indosso una , una bella divisa, quasi sempre piu' in ordine di me, che a volte vado al lavoro con la barba incolta o non rasata, i capelli che hanno assunto la direzione della testa sul cuscino del letto, ma tutto sommato ancora un bel figliolo, dall'eta' indefinibile, come fossi un taoista. E in qualche modo lo sono, taoista, pratico la ginnastica dei monaci buddhisti ma non ambisco alla loro santita', tutt'altro, io sono della scuola che non si diventa santi senza passare dall'Inferno e senza visitarlo di quando in quando. Ogni giorno, con in dosso la mia divisa, faccio l'arredatore nella mia azienda, da piu' di vent'anni. Non importa se la mia azienda non mi valorizza facendomi apparire piu' come un normale impiegato che come un arredatore, io quello che faccio e' arredare parti di appartamenti o appartamenti interi. Questo attiene le gerarchie della societa', perche' se chi e' sottoposto ha un valore professionale riconosciuto e riconoscibile, i dirigenti che non sanno fare niente , automaticamente, per la gente finirebbero per non contare niente, che nella realta' della produzione e' vero. Ma senza la presenza dei dirigenti la catena di comando entrerebbe in crisi e senza gerarchie riconoscibili magari quelli che sanno fare qualcosa  finirebbero per contare piu' di quelli che non sanno fare nulla e se alla fine quelli che sanno fare qualcosa guadagnassero piu' di quelli che non sanno fare nulla , essendo il denaro l'unico mezzo che stabilisce il valore della persona, nelle nostre societa', tutta la retorica delle democrazie avanzate dove tutti avrebbero , a parita' di condizioni di partenza, la possibilita' di emergere, se ne andrebbe a carte quarantotto. Cosi dopo vent'anni nel mio posto di lavoro, pur essendo ancora in forma, pur essendo un bell'uomo, affabile, con una buona parlantina, elegante e simpatico e pur essendo ritenuto da molte clienti appetibile e , usando un gergo giovanile, fico, per il fatto che indossi una divisa da lavoratore e non un bel completo di giacca e cravatta Armani , come certi avvocati, o scarpini Prada e camicia Ferragamo, vengo automaticamente escluso da attenzioni piu' concrete. Intendiamoci, io osservo tutto cio' in modo astrale, come uscendo da me e guardandomi in azione, scrutando le facce di belle clienti che un pensierino ce lo fanno e mentre gli arredo appartamenti , sono sicuro, congetturano qualcosa. Ma cosa direbbero le loro amiche se uscissero con un impiegato? Cosa direbbero le loro madri se non andassero in giro con un uomo in giacca e cravatta, firmato dalla testa ai piedi. E cosa direbbero i loro mariti se sapessero che sono stati traditi per un impiegato? Lasciamo stare se poi con quell'impiegato avrebbero potuto essere felici,  perche' lui le avrebbe fatte ridere, divertire, le avrebbe riempite di attenzioni e di sorprese, soddisfatte in tutto e fatte godere come nessuno mai prima. Questo non conta. Non conta essere felici, non conta conoscere veramente una persona e scambiarsi pezzi di anima, fluidi, coccole, sesso selvaggio, protezione, amicizia...se non puoi avere tutto questo sotto l'egida dell'approvazione popolare, televisiva, mainstream, se non puoi sfoggiare il tuo trofeo da sei zeri all'anno. E se poi queste persone cosi eleganti, che indossano belle divise costituite da giacche di marca, cravatte strafiche, scarpe in pelle di Boscimane, per ottenere tutto cio' hanno brigato, sono state disoneste, hanno fottuto il prossimo, spacciato droga, picchiano le proprie consorti una sera si e l'altra pure, raggiungono l'erezione con il viagra , si eccitano solo con la cocaina, beh, quello non conta, perche' da fuori non si vede. Da fuori si vede la griffe e nella societa' dei cattolici di comodo, i panni sporchi si lavano in famiglia. Ed ecco che il cerchio si chiude. Per me questi elegantoni non indossano divise, ma maschere e se non le sai o non le vuoi riconoscere dovrai affrontarne le conseguenze. Ora per fortuna la gente non e' tutta cosi e io in tanti anni di amicizie solide me ne sono costituite, ma osservando le cose cosi, dal di fuori e usando il mio corpo e la mia "maschera", nel mio caso, di scena, che e' incidentalmente la mia divisa, osservo come tanta gente abbia le stesse reazioni, faccia gli stessi discorsi e finisca per giungere alle medesime conclusioni. E cio' in molti ambiti. Ed e' per questo che  tutte le volte che ,con ironia,  faccio notare delle contraddizioni in comportamenti e in atteggiamenti conformisti non improntati alla liberta' individuale di decidere per se stessi e non vengo capito, mi viene in mente Pasolini quando ha detto: la morte non consiste nel non poter comunicare, ma nel non essere compresi. Amen.

giovedì 19 novembre 2015

I Vecchi

Dunque ho da poco compiuto 50 anni. Mezzo secolo fa si era considerati gia' vecchi, si andava in pensione, i nipoti , se ne avevi, ti regalavano le pantofole con il pellicciotto all'interno per tenere i piedi caldi, a colazione latte caldo con pane raffermo, in casa si teneva il plaid scozzese tutto il tempo, anche d'estate. Nell'immaginario collettivo della tradizione italiana occidentale te ne dovevi stare rinchiuso in casa in attesa della tomba , seppellito prima del tempo. Se invece eri un vecchio ricco e potente e rivestivi cariche pubbliche eri rispettato dagli altri vecchi come te che ancora non morivano e che facevano di tutto per tenerti in sella, perche' se restavi in sella tu , avevano speranza anche loro, i vecchi poveri con il plaid, illudendosi che gia' possedendo un plaid non si era poveri e forse non ancora pronti per essere interrati. Anche oggi mi guardo intorno e vedo un mondo di vecchi a cinquant'anni. Si lasciano andare peggio delle donne del sud Italia anni '50, che quando avevano avuto un paio di figli si sformavano come plastilina nelle mani di bambini spastici. Si vestono in giacca e cravatta perche' questo da' loro la stessa onorevolezza che davano certi piumaggi agli stregoni indiani, la venerabilita' piccolo borghese dell'averci due lire in croce per vestirsi meglio dei braccianti che fumavano nazionali senza filtro con le scarpe sporche di terra. Ma comunque si lasciano andare, fuori dalle cose della vita di figli e nipoti, giacca e cravatta e scarpe e cuoio pregiato o meno. Messi da parte. Messi da parte da mogli che si illudono si battere la meno pausa con chirurgia estetica e cure ormonali. Messe da parte, le donne, da anziani di 50 anni che si ammazzano in ore di palestra e viagra per cercare di stare dietro a giovani pulzelle sudamericane a caccia di profitti a buon mercato. 
Ecco anche io adesso c'ho cinquant'anni. Ma sono affetto da una turba psichica molto forte, non riesco a vedere nello specchio il trascorrere del tempo, soffro della sindrome di Peter Pan, vivo piu' o meno come quando avevo 26 anni. E anche la vitalita' sessuale non e' cambiata. Magari la conoscenza del mio motore corporeo dandomi il senso del limite mi computerizza gli sforzi in vista della battaglie del letto. Ma nel nostro paese avviatosi ormai verso il capitalismo selvaggio, resto lo stesso un segmento di mercato non interessante, da mettere ai margini. Per cui stilisti, star system, meanstream, organismi multinazionali a capo dei quali ci sono vecchi che non si arrendono all'evidenza che nonostante le cure mediche e gli ultimi ritrovati moriranno inopinatamente e che forse al termine di una vita di un congruo numero di anni, morire, rappresenta una possibilita' auspicabile, un viatico necessario al ricambio biologico del pianeta, rappresentano il paradosso della nostra epoca. Vecchi bacucchi miliardari che sviluppano tecnologie per rendere schiavi i giovani e prosciugare le finanze di altri vecchi, responsabili di quei giovani usufruttori di smartphone o iphone, che sono i genitori di questi giovani disoccupati o sottoccupati. Per cui e' una guerra fra vecchi. I giovani kamikaze arabi o hackers occidentali sono le pedine sulla scacchiera di questi grandi vecchi bavosi che non sanno invecchiare. Che hanno paura di invecchiare, di restare ai margini. Messi al lato dalla cultura che si sono impegnati a diffondere che si basa sul disprezzo di tutto cio' che e' vecchio, ideologie, corpi non allenati o macrobioticamente nutriti, abitudini alla lettura cartacea, scopare col cazzo semimoscio da vecchio con la soddisfazione dell'amore vero. Di palo in frasca, a me, quando una ragazza mi da' del lei, mi girano vorticosamente gli zebedei. Perche' lei mi vede vecchio, perche' le hanno insegnato a tenere a distanza i vecchi e che persino il sesso con uno di loro e' un tabu' peggiore dell'omosessualita' o della pedofilia. A meno che il vecchio non abbia i soldi. Allora e' giustificabile con il cacciar dote, che, in un paese in cui le famiglie sognavano che una propria figlia approdasse in camera da letto con il Sultanone nazionale, oltre che giustificabile e' divenuto auspicabile. Entrato nello Zingarelli del immoralismo sdoganato.
E gia', c'ho cinquant'anni. Ma continuo a vivere la mia vita come quando ne avevo 26. Odio la giacca e la cravatta, odio Eugenio Scalfari che usa giacca e cravatta per deprecare tv spazzatura e giovani smartphonisti...Io uso lo smartphone, uso internet, faccio lo sport che riesco a fare e il sesso che riesco a fare, non faccio gare con guru e santoni che a 95 anni hanno tre orgasmi al giorno facendo yoga, qualche volta mi piacerebbe pomiciare con una ventenne senza essere bandito dalla societa', leggo anche libri cartacei, guardo le albe e i tramonti nel loro nascere senza posare il capo non per paura di non svegliarmi piu'. Ma di restare in vita in mezzo a questi vecchi idioti padroni della mia vita.

sabato 7 novembre 2015

Chi me ne vuole per questo e' un boia!

Sono quasi vent'anni che lavoro per un'azienda di arredamenti che chiamero' convenzionalmente Apnea, come ho sempre chiamato nei miei libri. Per vent'anni e' stata un'azienda modello nel commercio, con contratti discreti, attenzione ai dipendenti , oltre che ai clienti, sempre sulla cresta dell'onda, sempre il fatturato col vento in poppa. Io ho fatto il delegato sindacale per sette anni, piu' di dieci anni fa. Le questioni da discutere erano sempre le stesse. Costante e continuo svuotamento di diritti e salario mano mano che il fatturato diminuiva , sia pure di poco, in cambio di nuove aperture in territori vergini che promettevano-e qui le sirene per i sindacati erano irresistibili-nuovi posti di lavoro. Che poi in definitiva essendo un'azienda leader nel lavoro part-time si sarebbe trattato di lavorare all'intensita' di otto ore per quattro ore o sei ad una paga sempre piu' ridotta e con nessuno o risicato compenso per lavorare domenica e festivi. Della serie uno lavora per vent'anni per un'azienda che afferma che fra i suoi valori c'e' la tutela dei propri dipendenti e poi scopre che dal suo stipendio si tirano fuori i soldi per nuovi negozi per nuovi precari ...ma tant'e', dicono non apertamente i sindacati e i partiti di sinistra in primis, mezzo lavoro e' meglio di nessun lavoro , e non fate gli egoisti...a chi guadagna meno di millecinquecento euro al mese, questo deve essere chiaro. Che, tolto affitto, assicurazione e bollo auto[ che a Milano e' un bene primario], bollette varie, al netto di pizza e birra il sabato sera, fa che alla fine del mese sei a meno nel conto. E adesso la crisi economica autorizza spending review sui nostri stipendi, per "aggredire nuovi territori" e prevenire la concorrenza. Che praticamente l'Apnea non ne ha. Category killer, la chiamano, infatti, la nostra multinazionale,perche' dove arriva lei i falegnami vanno a fare i boscaioli . E in assenza di boschi , si fanno le seghe. Ma questo e' il capitalismo, le aziende private non sono istituti di beneficenza, e va beh, va tutto bene 'sto discorso qua. Il problema e' che alla fine chi dirige il carrozzone resta sempre in sella, vuoi per conoscenze, vuoi per familismo amorale, vuoi perche' ottimo esecutore delle politiche aziendali-pure quelle disastrose che hanno generato perdite e messo a rischio posti di lavoro, sia chiaro-. Io per quanto mi riguardo posi termine al mio impegno sindacale per veri motivi e non so neanche se riusciro' a spiegarli compiutamente. Oltre al logorio dell'essere sempre minacciato dai dirigenti, retrocesso al lavoro, mal visto dai miei colleghi delegati sindacali perche' non tralasciavo il lavoro, la cosa che piu' mi ha atterrato e convinto a tirare i remi in barca e' la totale e solenne incoerenza dei colleghi di lavoro dei quali dovevo perorar cause. Dopo aver perso soldi per scioperi, rimessoci ferie e permessi per difendere parecchi colleghi, il piu' delle volte , opportunisticamente, questi si mettevano d'accordo con la direzione aziendale , dopo avermi usato da apripista, che dico, ariete, facendomi fare una miriade di volte la figura del pagliaccio nel volermi battere duramente per la loro causa che loro si erano, nel frattempo, "aggiustati" per conto proprio. Alle centunesima volta di questa manfrina ho detto basta. Ed esprimo tutta la mia piu' profonda solidarieta' ai delegati sindacali di ogni dove e di ogni epoca, perche', di altrove non mi giunge notizia , ma fare il rappresentante dei lavoratori in Italia da' lo stesso agio che dormire su un letto di spine e il benefit maggiore che puoi ottenere e' prenderti una bella ulcera. Questo se ci credi veramente. Se invece vuoi scalare la vetta e diventare funzionario, beh, accomodatevi, io preferisco fare il becchino, e' piu' onesto. E si perche' quando come funzionari si firmano condizioni di lavoro piu' disagiate per lavoratori di una stressa azienda sia pure impiegati in altri territori del paese , non si capisce che questo dara' luogo ad una corsa al ribasso che sotto le insegne beffarde del termine"equita", fara' passare lavoratori come me che lavorando in Lombardia e da piu' anni, hanno condizioni salariali migliori[di cui vi ho detto le proporzioni] come egoisti nei confronti di questi altri lavoratori. Ma il discorso sta diventando tecnico e in un romanzo, anche se un romanzo verita', o romanzo realta', chiamiamolo, qualche tecnicismo ci sta, disseminato di quando in quando in mezzo a bella prosa descrittiva  e comica. Serve a trasformare il comico in sarcastico...come sta accadendo negli ultimi tempi. Dopo mesi e mesi di agitazioni e scioperi che , personalmente, mi hanno atterrato economicamente, e in un paese dove si e' ridotti a pregare che non ti si rompa il cesso o un dente senno' son dolori e privati da contattare, e che hanno accompagnato una specie di trattativa fra azienda e sindacati, si e' in definitiva arrivati ad un ultimatum, un'accordo, che , al bando i tecnicismi e a farla breve, dimezza le pretese di diminuzioni salariali , rendendoci da un lato orgogliosi perche' abbiamo lottato e resistito e dall'altro sconfitti e a testa bassa, ma , in definitiva, offre uno spiraglio per continuare ad andare avanti. Forse non piu' come prima. In altre parole hanno fatto come l'Europa con la Grecia, dovendo succhiare dei soldi a qualcuno per risanare i bilanci, li hanno tolti a noi lavoratori, come i greci per stare in europa hanno dovuto toglierli a pensionati e dipendenti, perche' togliendo un po' alla massa si fa prima che a togliere ai dirigenti. Ma guardandomi in giro, restiamo ancora in sella come azienda che fattura tanto e conserviamo alcuni importanti diritti anche sulle maggiorazioni, che altrove non hanno. Persino alla Coop, se lavori di domenica la maggiorazione e' del 30% . Mentre a noi offrono il 60%. Per dirne una. Se mi guardo intorno vedo un mucchio di colleghi, i piu' esposti, me compreso, nel fare scioperi, che non riesce ad arrivare alla fine del mese. In un paese che non ha un clima da anni settanta dove la solidarieta' di classe la faceva da padrona e che quando si scioperava riusciva a sostenere la lotta con sottoscrizioni fra la gente. Oggi se chiedi una cosa del genere ti sputano in un occhio, se ti va bene. E quindi ob torto collo, io mi arrenderei a questo stato di cose, al quale, per la verita' si e' arrivati con coerenza step by step dopo una serie di scioperi e manifestazioni che hanno portato l'azienda a trattare e a rivedere le proprie pretese. Ma un nucleo corposo di irriducibili duri e puri non vogliono sottoscrivere un accordo cosi a perdere. E se accadesse questo bisognerebbe andare avanti a scioperare. A perdere soldi. Ed e' qui, signori cari, che come uomo di sinistra, al colmo di una crisi quasi esistenziale, mi sento di prendere una posizione che non t'aspetti, al fine di contemperare il livello ideale delle mie determinazioni con l'equilibrio della mia coscienza:ho scoperto, entrando nello specifico, che la maggior parte dei" muoia Sansone con tutti i filistei" e' composto da molti part-time che temono di perdere il diritto di fare i propri comodi orari da mamme che accudivano figli piccoli vent'anni fa che ora fanno i medici in ospedale, diamine, di altri o altre che hanno un compagno o una compagna che ha un ottimo lavoro , per cui perdere qualche domenica che vuoi che sia, altri ancora che si lamentano e poi non solo sono entrati quando si scioperava ma hanno persino fatto straordinari. Insomma una congerie di personaggi che fanno i Che Guevara in un epoca in cui il comunismo lo trovi solo sui libri di storia, e neanche tutti, come dico io, col culo al caldo. Io come uomo di sinistra mi sento a posto con la mia coscienza , nell'accettare, sia pure ob torto collo, le nuove condizioni, perche' sono giunte al termine di giornate di lotta che io ho compiuto con convinzione , lotta che ha portato ad una revisione delle posizioni iniziali e a ridurre gli svantaggi salariali in buona parte. Il sale di un confronto democratico e civile. Per cui ho difeso il mio salario come lavoratore e anche come uomo di sinistra. E a chi dice che mollando ora ci ritroveremo con salari cinesi, prima o poi, non ho nient'altro da rispondere se non: son tutti Che Guevara col culo degli altri. Riguardo poi al fatto di come io sia riuscito a convivere con le mille contraddizioni utraventennali svolgendo un lavoro dipendente, beh, che dire, e' cosa che atterra' ai percorsi critici che si apriranno nella mia mente negli anni a venire. Intanto vediamo di arrivare al ventisette. E chi me ne vuole per questo e' un boia.

Ma poi quando sono andato a votare a favore o meno l'accordo a perdere, di fronte a Miriam, una delegata sindacale, di fronte a quella faccia di sconfitte e di sincera abnegazione vieppiu' masochista, si sarebbe detto a conti fatti, di fronte a quella faccia da pesci in faccia presi dalla vita e dalla direzione aziendale che l'unica vera direzione che dovrebbe prendere e' quella di andarsene affanculo, ho preso la scheda e davanti a lei ho fatto la x sul no. Ecco come sono io, come avrebbe detto Withman, sono contraddittorio? Sono grosso, contengo moltitudini.

Che poi alla fine , seppur di poco, ha vinto il si. Ma la mia coscienza e' salva e per la mia religione laica del rispetto della dignita' mia e altrui, mi sento meglio cosi.