sabato 23 gennaio 2016

L'uomo morto

Tutti i giorni da vent'anni a questa parte, mi alzo la mattina e vado a lavorare. Secondo Napolitano sono un privilegiato. Spesso lavoro di sabato e di domenica, quando la maggior parte degli appartenenti all'emisfero occidentale  e cristiano del mondo non lavorano. Ma non e' che la domenica vadano troppo a messa. Immagino che per Napolitano mi debba ugualmente ritenere un privilegiato. In una scala di valori assoluti, in un mondo dove 62 persone detengono la  ricchezza di meta' della popolazione mondiale, dovrei ritenermi tutt'altro che privilegiato. E anche in una scala di valori non assoluti, lavorare quando gli altri non lavorano non dovrebbe rappresentare un privilegio. Consideriamo ora che io, come milioni di italiani, di occidentali,  che lavorano per comprarsi e mantenersi la macchina che li porta al lavoro , probabilmente non riusciro'  a mettere da  parte una cifra che mi consentira' di sperare in una vecchiaia agiata e che probabilmente percepiro' una pensione che non bastera' neanche a pagarmi i farmaci, perdonatemi, ma meriterei un premio nobel al militante ignoto del mondo del lavoro,  se riesco comunque a trovare dei buoni motivi per alzarmi e andare a lavorare. Poiche' sono un creativo, uno di quei creativi artisti puri che producono arte a iosa in ogni ambito, scrittura, fotografia, video, teatro, senza avere la minima capacita' di tradurre tutto cio' in un prodotto di mercato, restando questa mia prerogativa una improcrastinabile esigenza vitale tale da influire beneficamente sula mia esistenza, cerco di economizzare i tempi. Per cui se la mattina non ho avuto abbastanza tempo per scrivere, mi porto con me una piccola videocamera con cui giro un video che va a formare una sorta di taccuino audiovisivo, mentre sono in macchina, cosi, parlando del piu' e del meno, di cio' che piu' mi prude, dando luogo ad un esperimento fra i piu' originali, nel momento in cui sfrecciando nel traffico di Corsico, diretto all'azienda di arredamenti dove lavoro, che convenzionalmente chiameremo Apnea, decine di automobilisti assistono allo spettacolo nello spettacolo di un tizio tutto matto che si riprende in macchina mentre guida e che solo lui sa come ce la fa a usare marce, dirigere volante, mettere frecce, ascoltare la radio e filmarsi mentre parla , che ne so, del perche' e del percome in Italia non nascano dei Robespierre ma ci perdiamo dietro a dei masanielli dalle parlate decurtisiane, alla Di Pietro e a dei rivoluzionari in babbucce rosa, tipo Vendola.
Una volta arrivato al lavoro lascio la giacca negli spogliatoi e mi immergo senza meno nell'area vendita. Un tempo progettavo e vendevo cucine. L'ho fatto per sette anni. Troppi. Progettare e vendere cucine in un'azienda di arredamenti standardizzati in un mondo pieno fitto di case dalle geometrie variabili nate dalla parcellizzazione di appartamenti diventati monolocali alla giapponese, ha per me la stessa capacita' di riuscita, a lungo termine, quanto quella di incularsi un passero. Ti porti il cliente  a casa, come una pubblicita' di Totti, che appariva in video con qualcuno in groppa. Stare due ore con dei clienti che non ti scegli, a lungo andare, non solo logora, ma fa venir fuori il Mein Kampf che alberga in tutti noi. E ti stampa sul display mentale la famigerata frase della mia collega Valeria che , amante degli animali, dice sempre:" dei bipedi bisogna diffidare".
Cosi mi sono fatto spostare verso la progettazione di armadi e vendita di letti e materassi. In tale modo la vendita e' piu' veloce, modello salumiere , per intenderci e con i clienti ti puoi permettere persino qualche battuta che stemperi la tensione e alleggerisca l'azione di vendita. Se solo mi fermassi un momento a riflettere sul fatto che il mio stipendio dipende da quanti armadi, letti e materassi riesco a vendere, contribuendo in tal modo a sovraccaricare il  pianeta di beni e servizi che ad un certo punto non saranno piu' assorbibili, dovrei piantare baracca e burattini e andarmene a vivere in campagna e coltivare l'orto. Ma se non lo faccio e' per un paio di motivi. Faccio questo lavoro da troppo tempo e coltivare l'orto , specie biologico, probabilmente comporta un investimento iniziale inestinguibile. Non c'e ' nulla da fare, non si riesce a sfuggire a questo sistema, il capitalismo ha vinto perche' persino i cinesi si sono messi ad arricchirsi e perche' non e' stato trovato un altro modello alternativo a quello di produrre beni e servizi in cambio della propria sopravvivenza , la maggior parte sul filo del rasoio dell'indigenza -non indigenza, dimodoche', parliamoci chiaro, la paura di varcare la linea della non indigenza ci tiene in vita come il ricatto degli elettrodi che danno la vita a Frankeinstein. 

Oggi e' una domenica qualsiasi e poiche' la maggior parte degli esseri umani italici di questo paese che si ricorda di essere cristiano tutte le volte che di domenica mentre guarda , che ne so, l'Inter, dice, cavolo neanche oggi sono riuscito ad andare a messa, non lavorano, il megastore dove lavoro e' pieno. Io di solito disegno con il computer gli armadi su richiesta dei clienti. E' un programma semplice, messo a disposizione dei clienti sul sito dell'azienda in internet. Nell'intento che facendo da se', i clienti, primo o poi si possano licenziare un bel po' di noi per abbattere i costi e fare piu' profitto. Ma non hanno fatto i conti con gli italiani. Fior di esperti di computer preferiscono farsi aiutare da noi, in megastore, perche' non hanno tempo , ma anche, udite udite, perche' sentono l'esigenza umana troppo umana di parlare con qualcuno, di vedere in faccia qualcuno che li consigli. E questo da' luogo a vere e proprie associazioni a delinquere di clienti che vogliono preventivi su preventivi, discutendone li davanti a te che cerchi di muovere le sagome degli armadi sul pc, fra marito e moglie, fidanzati, suoceri, generi, nuore e tutto il parentame non lavorante di domenica , accorso li e tirar fuori tutto il rosario dei propri problemi esistenziali che esplodono immantinente di fronte ad un armadio, che il piu' delle volte, non e' nemmeno loro proprio. 

Marito- Lina ha detto che vuole l'armadio da due metri
Suocera- ha detto con le ante scorrevoli
Suocero- ha detto con i cassetti.
E io nel mezzo della discussione. Intorno a me la folla dei clienti in attesa , fra i quali, a mitraglia, qualcuno, insinuandosi fra noi, scrocca qualche informazione. In sottofondo un chiasso di fronte al quale i clangori di un concerto garage punk sembrano armonia pura.
Marito- Lina voleva  le mazze dentro.
Bastoni appendiabiti? Correggo io.
Marito-si, si, quella roba li.
Suocero- ha detto che ne voleva solo un paio
Suocera- mi sembra abbia detto tre
Scusi, un informazione al volo, mi fa un cliente infilandosi nel gruppetto, mentre io siedo davanti al pc, con la sagoma dell'armadio che stenta a prendere una forma definitiva, dove trovo l'uomo morto? In pratica il servo muto. Ecco ce l'ha di fronte, vorrei dire, piu' avanti a destra dico in realta'.
Marito- Lina ha detto che voleva sei cassetti.
Suocera- io ho sentito che voleva le tavole? 
Mi sa che intende i ripiani...o le Tavole di Mose'? Ecco, finalmente sarebbe qualcosa di cristiano, di domenica!
Suocero-i cestelli, mettete i cestelli, Lina li voleva.
A quel punto , mentre sta per scoppiarmi un mal di testa al tritolo, li guardo tutti e tre quanti sono e dico- ok, signori, fino ad ora sono stato zitto e vi ho lasciati parlare , ma potrei permettermi, di grazia , di dire qualcosa anch'io?
Prego, dica pure, ci  mancherebbe, anzi siamo qui per farci consigliare da lei , dice il marito.
Ma chi cazzo e' questa Lina? E soprattutto , non poteva venire lei a farselo questo benedetto armadio?
Silenzio. Silenzio. Silenzio.
Suocero;" beh, c'ha ragione pure lei!".


Quando finalmente riesco ad andare in pausa, vado negli spogliatoi e tiro fuori dall'armadietto un libro che sto leggendo nelle pause. Si tratta di American Psycho, di Bret Easton Ellis. 
Mi siedo a tavolo e consumo velocemente un pasto dozzinale. In fretta e furia. Non vedo l'ora di andarmi a sdraiare in poltrona, in un'apposita zona relax , per leggere.
-Ieri sono andato al cinema, a vedere Checco Zalone. Mitico! Tutto il cinema rideva. Un collega di fronte. Non credo si riferisse al mondo del cinema. Che ci poteva stare.
 Finisco il pranzo, sgombero il vassoio e vado a sedermi. Davanti a me , seduti in poltrona ci sono dei colleghi che guardano sullo smartphone video demenziali. Io apro il mio libro all'altezza del segnalibro. Sono nel momento in cui Patrick Bateman spacca la testa con un ascia a Paul Owen. E io avverto, al termine della descrizione, una sensazione di pace catartica. E' come se Patrick Bateman avesse ucciso il mio fastidio. E senza alcuno spargimento di sangue.