venerdì 17 novembre 2017

L'estate del 2017, parte due

La sera successiva con la crew compresa di mia madre, mio padre, detto il boss, scherzosamente e il Brother  e mia cognata e Ludmilla la Terribile, decidiamo di andare a Sisto, misconosciuta frazione fra Cisternino e Locorotondo , agglomerato di case di campagna che sorge in mezzo agli ulivi nelle frescura della Valle d'Itria. Ci inerpichiamo in auto fra strade buie , intorno  tutto scuro e rigorosamente privo di illuminazione. Una volta arrivati nel corso principale di Sisto, ai lati un paio di rinomate Bracerie , dove , specie d'inverno, si possono assaggiare carni di macellazione locali di una prelibatezza incredibile-mi ricordo di una volta che con mio fratello e l'avvocato Vix, mio eterno amico d'infanzia, mangiammo in una di queste bracerie in compagnia di famiglie di obesi locali che come tapiri, ippopotami o elefanti in pasturazione, le sedie scricchiolanti, sgretolavano a colpi di mascelle cosce d'abbacchi e bovidi diffusi, che a un certo punto il Brother disse, qui dentro oltre che il buttafuori mi sa che c'hanno anche il buttadentro, che è uno che sta all'ingresso e fa entrare questa gente a pressione a pedate, tanto sono grassi, per questi qui il cibo è una droga-qualche bar di cui uno con un Karaoke già in azione,e lungo i muri a secco ben incastonati, file di macchine. Lasciamo le famiglie vicino all'ingresso della piazzetta dove si svolge la festa di Sisto , alias La sagra della Polpetta e della Braciola-da noi in Puglia la braciola è l'involtino di carne al sugo-e proseguiamo con due macchine, il Brother la sua io quella degli "olders"(meglio edulcorare, "vecchi" in fondo mi prende male). Dopo aver parcheggiato nella campagna inoltrata e fatto un bel pezzo a piedi , io e il Brother entriamo nella piazza di Sisto (che non so come si chiami ma credo che dire la piazza di Sisto sia sufficiente in barba a qualsivoglia navigatore)...E ci troviamo di fronte alla seguente scena: baracche intorno con file piuttosto nutrite di nutrie umane, un po' di gente in carne a caccia di carne-qui del colesterolo se ne catafottono, lo chiedono di rinforzo agli involtini-, in fondo più in là un palco dove più tardi si esibiranno, secondo un manifesto visto di sfuggita i Terraros e Marco Ligabue e fra il palco e le baracche una spianata di tavoli già belli e pronti sui quali consumare il fiero pasto a base di grassi saturi.
Dopo aver fatto la fila per rifornirci, ci sistemiamo in piedi davanti a questi enormi tavolate in un atmosfera di convivialità calda , accogliente, solidale. Le polpette e le braciole sono serviti in pignatine di terracotta che sono comprese nel prezzo e che a termine ci potremo portare a casa. Il Boss gode con gli occhi e con la bocca e con la pancia e con il viso dall'espressività incredibilmente salentina old style e anche Donna Germana mostra di gradire, con i suoi occhi verdi sempre rotati e pronti a cogliere il linguaggio dei volti con le implicazioni letterarie del caso. Ludmilla la Terribile spazzola tutto e anch'io non mi faccio pregare (anche perché non sono un religioso). Dopo aver gozzovigliato a lungo e sorseggiato in plastici bicchieri di platica del buon rosso Negramaro, ci sistemiamo su delle sedie di fortuna , plasticose sedie da fiera o da evento campestre o da sagra di paese . Le cerchiamo per gli Olders e per noi, per me almeno, faccio che sto in piedi. Si avvicina il fatidico inizio dell'atteso concerto. L'odore della carne cotta sul momento e del sugo di pomodoro intriso della medesima carne riempie l'aria in modo irresistibile, che non so come mai non si presentino all'appello centinaia di cani del cui randagismo queste terre sono affette, nonostante lo sfruttamento continuo dei cani d'ogni specie a guardia di poderi e a paneacqua (seppure)  e gioiellino di catenazza al collo.
Poi parte il concerto con Marco Ligabue , che si presenta con un chitarrista biondo occhiazzurri e capelli sciolti al vento, mentre lui è bassino tarchiato e moro, orecchino lato sopracciglio e sorriso hollywoodiano...un ottimo animale da palcoscenico. Suona le sue musiche e attendo i suoi due pezzi forti (lo avevo visto con il Brother e family a Imola al Parco delle Acque un anno prima) , e cioè il racconto della sua partecipazione ad un concerto in Sardegna , dovendo fare da gruppo d'apertura di Caparezza e la menata che lui è Marco Ligabue e che non deve niente di quello che è e fa al più noto fratello ( epperò è inevitabile escusatio non petita accusatio manifesta) . Il racconto su come ha incantato le folle in Sardegna dopo lo scetticismo iniziale si riempie di nuovi aneddoti, rispetto al concerto del Parco delle acque-beh del resto c'è anche , e va bene così,  del gran teatro, su un palco anche se sei lì per cantare- e via così fino ai Terraros.....
Che  esordiscono con le pizziche e le tarantelle e le tarantate, che sembrano giochi di parole ma sono distinte e distinguibili fra loro, con testi in barese-ma qui siamo già a cavallo, come accenti, fra Salento e Terradibari e l'uso degli strumenti tradizionali tipici, come tammorre e tamburelli e violino e chitarra e ciaramelle , con il cantante leader ( c'è sempre un leader in un gruppo, un portavoce, via) macilento, pizzo mefistofelico, capelli lunghi e sciolti e divisa teatrale d'ordinanza da corvo da palcoscenico, nera e bombetta o simil in testa (tale Dominique Antonacci).
Gran bel repertorio e abbellito dalle evoluzioni sopra e sotto il palco di due ballerine di pizzica biancovestite con foulard rossi ( a proposito, vengono lanciati foulard rossi per "pizzicate" fra il pubblico omaggio- anche se siamo ad agosto ehehehe).
Il pubblico sembra impazzito e tutti subito a ballare le pizziche, compreso il Brother e consorte che si muovono sinuosi e perfetti, nell'interpretare la mascolinità e la femminilità della natura androgina della vera pizzica, mentre ragazze , soprattutto , e qualche timido ragazzo , si lanciano ad avvinghiarsi, sfiorarsi, guardarsi, alitarsi addosso, come animali in preda ad eccitazione...e le ragazze specialmente, con i loro afrori forti, contadini, pelli che sudano i cibi asprigni di queste terre, che trasudano i vini sapidi ( le ragazze di queste parti bevono il vino come vignaiuoli). Le mie narici sono come impazzite, perché sono olfattivo, sono segugico, sono un animale preistorico, un cacciatore di odori, di profumi, un interpretatore d'aliti, come deve essere un antropologo che deduce dal campo , a ritroso, come in un processo di reversione ipnotica, partendo da come odoriamo, dai nostri zigomi, dal taglio degli occhi, a ritroso, fino ai nostri avi della notte dei tempi, di cui ancora conserviamo qualcosa, che viene fuori mentre danziamo e , nietzschianamente, partorita dal caos interiore....