Boliviana
Eravamo
seduti vicino ad un camioncino ambulante dei panini. In quel momento
il camioncino era fermo e mi chiesi perchè avrei dovuto chiamarlo
ambulante. Poi presi la definizione si stronzo e aggiunsi ambulante.
Questo quadrava, Uno stronzo ambulante era uno stronzo dappertutto.
Mi appuntai questa cosa nel mio dizionario mentale degli insulti.
Eravamo seduti, io e Synthia, ad un tavolino e aspettavamo di
ricevere dei panini che avevamo ordinato. La cuoca del camioncino
ambulante fermo era marocchina. Faceva anche polpette, cus
cus...Pensai a com'era vicino l'arabo al mio dialetto d'origine. Cus
cus era quando noi volevamo dire di qualcuno che eravamo certi che
fosse lui. Cus in dialetto era “questo”. Questo questo, sarebbe
suonato.Ed era quasi sempre legato ad un indizio di colpevolezza di
qualcosa. Synthia stava ordinando il secondo panino e questo era un
indizio che riguardava la lentezza del mio pensiero. E l'appetito di
Synthia. Nel frattempo lei aveva attaccato bottone con una tizia
seduta ad un altro tavolino di fronte a noi, con due ragazzini , un
maschio e una femmina, rapiti dai loro telefonini. Era una boliviana,
scura di carnagione, tratti indigeni, vestita con pantacollant neri
attillati. Rossetto vistoso. Era vistosa. Era bona. Non lo detti a
vedere a Synthia. La latine sono così: diventi loro proprietà.
Anche gli sguardi che lanci alle altre devono avere il loro
imprimatur. Ma se il soggetto osservato è esteticamente interessante
l'imprimatur viene ritirato con una bolla di esecrazione costituita
da uno sguardo che assomiglia molto a quello dell'uomo torcia dei
Fantastici Quattro prima di sparare fuoco con gli occhi.
La
boliviana ci raccontò la sua storia in spagnolo. Io capisco lo
spagnolo, non lo parlo bene, ma lo capisco. Un po' come i cani, non
parlano la tua lingua ma capiscono quando stai per bastonarli. Era
venuta in Italia, a Milano, con i suoi figli, per visitare la città.
Si era fatta ospitare da una sua amica peruviana sposata con un
italiano. Al termine dell'ospitata la sua amica le aveva chiesto 600
euro. Per l'ospitalità. Alla faccia dell'ospitalità, dissi io. Ah,
particolare curioso, la boliviana abitava in Germania, non era venuta
in Italia, a Milano, dalla Bolivia e questo sì, particolare ancora
più curioso, si era portata con sé, viaggiando in autobus, una tv
al plasma! Una tv al plasma? Chiesi io a quel punto della
conversazione, mentre la marocchina, alta due metri con in fianco il
marito alto un metro e mezzo mi serviva delle polpette non
richieste. Sì, disse lei, io adoro la tv al plasma. Synthia mi
osservò come se avessi fatto una domanda inopportuna. Tutto il mondo
viaggiava e per di più in autobus, con una tv al plasma al seguito!
La
boliviana andò avanti con il racconto ...se avessi dovuto pagare
quella cifra me ne sarei andata in albergo, per sei giorni! E ora
stava lì seduta dalle 10 di mattina, al momento di questa
conversazione, ore 19,30 circa, in attesa di ripartire per la
Germania via Francia. Ed era senza bagagli. La sua amica peruviana e
suo marito italiano avevano pensato bene di trattenere le sue 6
valigie a titolo di risarcimento per il mancato pagamento dei 600
euro per sei giorni. Io non riuscivo a credere alle mie orecchie. Le
chiesi se forse non era il caso di andare dalla polizia e lei ci
raccontò un'altra storia incredibile. Aveva chiesto ad uno per
strada dove fosse il comando di polizia più vicino. E il tizio , uno
di mezz'età, per tutta risposta le aveva detto che egli stesso era
un poliziotto e che doveva consegnargli il suo passaporto. In cambio
la boliviana avrebbe dovuto pagare una non meglio precisata tassa di
passaggio. Al che lei aveva preteso che lui le mostrasse un tesserino
identificativo. E lui per tutta risposta le aveva detto che non ce
n'era bisogno, perchè il poliziotto era lui ed era lui che chiedeva
i documenti alla gente. A quel punto lei gli aveva detto che senza
distintivo non avrebbe mostrato alcun passaporto. E alla fine vedendo
che lui nicchiava se n'era andata e sembra non ci fossero state altre
conseguenze. Ovviamente a quel punto di andare alla polizia le era
passata la voglia. Così aveva deciso di comprarsi un biglietto
dell'autobus per tornarsene in Germania. Aveva chiesto ad un tizio
che pareva un conducente di autobus lì nei pressi. Eravamo alla
fermata della metropolitana milanese, Lampugnano, che era proprio
alle spalle della boliviana e di fronte al camioncino ambulante della
coppia di marocchini articolo “il”. Ed anche io e Synthia eravamo
lì per prendere un autobus che ci avrebbe dovuto portare in Puglia.
Ma per la nostra partenza c'era ancora tempo. Mentre la boliviana
continuava a raccontare. Insomma l'autista ha chiamato al telefono un
altro personaggio. Poco dopo questo è arrivato. Ha detto che
l'accompagnava a fare il biglietto e che lei, la boliviana, non
avrebbe dovuto fare altro che dargli i soldi: 400 euro. 400 euro?
Dissi io. 400 euro? Disse Synthia. Il panino è otto euro, disse
allora, la marocchina bimetre. Di dove sei, aveva chiesto la
boliviana all'uomo che doveva farle il biglietto, non sembri
italiano. E lui le aveva risposto che era romano. Ma sia a Synthia
che a me apparve chiaro che si trattava di un romeno. Lei prima di
rispondere aveva fatto in tempo a dare un occhiata ai prezzi degli
autobus per la Germania. Al massimo costavano sui 200 euro. Io e
Synthia ci guardammo. Be', dissi io, che ne dici, feci rivolto alla
boliviana, se scriviamo un reportage sull'accoglienza turistica in
Italia? Nessuno rise. Facevo sempre battute troppo sofisticate e
nessuno rideva mai. A parte io. Decisi che io ero il miglior pubblico
per le mie battute esistente al mondo. Poi la boliviana ricevette una
telefonata. Era il marito italiano della sua “amica” peruviana.
Ti sto portando le valigie, udimmo dire distintamente dal viva voce
del suo telefonino. Sono 150 euro, aggiunse il Babbo Natale italiano.
Io detti un morso al mio panino. Synthia non si teneva più. La mia
battuta di prima non sembrava più nemmeno sarcasmo. Poi non successe
più molto. Nell'attesa del nostro autobus e del marito trasporta
valigie attaccammo bottone con una coppia che era lì. Lui era
napoletano e lei comasca. Lei era incinta e aveva in braccio un
bambino piccolo e intorno altri tre figlioletti che ballonzolavano
per i tavolini. Siamo venuti qui da Como a farci due passi, disse il
napoletano. Quattro figli, dissi io, complimenti, alziamo la media
italiana! Ce ne sono altri 4 a casa ad aspettarci, disse lui con un
certo orgoglio. C'ho il cazzo grosso, che ci posso fare, aggiunse.
Comprare i preservativi, fu la mia risposta.
Non
so come sia finita fra il trasporta valigie e la boliviana e i suoi
ragazzini avuti da un uomo marocchino che poi non ne aveva più
voluto saper niente, le stavano finendo le batterie dei telefonini
suo e dei figli. Nè del napoletano con la comasca. Spero solo che
quando il medico, le aveva detto a lei, che era il caso che
ricorressero al lattice, non abbia frainteso e non abbia chiesto
magari al marito un bel materasso di quel materiale....