giovedì 19 marzo 2020

Vita al tempo del Coronavirus.

Cari amici vicini e lontani. Viviamo tempi bui. Non so se la natura si sia ribellata all'uomo, non so a quale diavoleria stiamo assistendo. So di non sapere. Intuisco che in questo momento bisogna essere umili. Sono in casa con la mia compagna. Lei è venezuelana ed è venuta a stare da me dal 21 febbraio, separandosi dalle sue sorelle, con cui viveva abitualmente in settimana ( mentre prima veniva a stare con me solo nei week end).Cerchiamo di tenerci su a vicenda. Ci alziamo presto e facciamo un po' di esercizio fisico o le pulizie. Poi io leggo e studio , lei parla con i suoi parenti in Venezuela tramite whatsapp. Ieri abbiamo ricevuto dei video da dei suoi parenti, venivano da Caracas e mostravano individui in divisa, forze di sicurezza Bolivariane, che pattugliavano la città muniti di maschere protettive e guanti, armati. Pattugliavano le strade della città e imponevano a tutti di stare in casa e di non uscirvi per alcun motivo, pena l'arresto. In Venezuela ci sono solo 30 casi di Coronavirus e nessun morto. Doveva ancora arrivare lì da loro questo maledetto virus che tutti erano già in giro con mascherine e guanti e si stavano preparando a ricevere il nemico come un esercito ancora in quiete.Io esco da solo a fare la spesa. In due settimane sono uscito due volte. E tutte le volte in cui sono uscito ho visto gruppi di cazzaggiatori solenni che se la chiacchieravano fra loro senza mascherina o guanti e a distanza di pomiciata. Alla Coop tutte le cassiere indossavano maschera e guanti ed erano separate dai clienti da un pannello di plexiglass. Per terra davanti alle casse c'erano delle strisce giallonere ad un metro di distanza l'una dal'altra ad indicare la cosiddetta distanza di sicurezza. Ho preso le cose essenziali, per consentire a tutti di fare comunque una spesa completa, evitando l'accaparramento. Anche se meno compri più devi uscire per rimpolpare la spesa e più esci più rischi. Tornando a casa le traiettorie dei passanti, cazzeggiatori o usciti per spesa o farmacie (le mascherine sono più esaurite di chi se le vuol comprare), si fanno sghembe, ad evitarmi, evitarci. Una volta si evitava la gente perchè la si detestava, e quindi , in un certo senso, per il nostro bene e basta. Oggi la si evita per il bene di tutti. Siamo autorizzati a scansare il prossimo per il bene comune. Paradosso di questi tempi.
Una volta in casa si deve ammazzare il tempo, prima che il tempo ci ammazzi. Mi sono messo a riordinare le mie librerie. Ho prodotto due sacchi enormi di libri inutili o doppioni, che non sapevo di avere, perchè me li compravo non ricordandomi di averne. Quando lavori tutto il giorno non hai molto tempo per ricordarti e nemmeno cercarti libri che pensavi di avere. Quindi te li ricompri. E nemmeno ti ricordi di averli già letti. Che scoperta sconcertante. In un paio d'ore le mie librerie sono rinate a nuova vita. E io mi sono liberato di libri inutili ( o perlomeno inutili per me o a me).E quanti tesori ho ritrovato (dopo ho riletto d'un fiato “Un anno terribile “del grande John Fante).
C'è un'altra cosa che puoi fare quando invece hai tutto il giorno davanti a te. Uscire a fare sport. Io non lo sto facendo, ma dalla finestra di casa e andando a fare la spesa -abito a Corsico, sul naviglio-ho visto branchi di joggers, camminatori e ciclisti impenitenti darsi da fare per smaltire calorie o rilassarsi un attimo. Da censurare, di questi tempi, chiaramente. Ma allora non è vero che nessuno fa sport. Forse non ne abbiamo il tempo, lavorando tutto il giorno. Lavoriamo più dei cinesi, da queste parti! Se lavorassimo di meno e facessimo lavorare i robots al nostro posto realizzeremmo l'utopia perfetta. Ma noi uomini possediamo questa proprietà intrinseca che si chiama stupidità. Caratteristica che si estrinseca nel non sopportare di vedere gli altri felici.
A sera chiamo i miei vecchi al telefono. Sono ad Ostuni, altosalento pugliese e alle loro venerande età pensavano di aver visto tutto. Sono da soli e con i figli a distanza siderale. Siderale non in termini spaziali (mio fratello vive in Emilia e io nel milanese), siderale in termini emozionali. Non possiamo andare a trovarli,per ovvi motivi, viviamo nell'epicentro italiano della diffusione del virus. Loro sono due antiche querce attaccate dal tempo, 87 anni mio padre 83 mia madre. Di solito parlo con mia madre, al telefono. Sere fa mi sono commosso. Ho visto il grembiule che mia madre indossava quando veniva a stare un po' con me a Corsico ed ho avuto nostalgia. Mia madre al telefono , lucida e montalciniana, nel mostrarsi ottimista non ha potuto fare a meno di farmi notare che sta morendo un'intera generazione. La loro. E che anche se loro, lei e mio padre, hanno fatto la loro vita, beh, forse questo non era il momento giusto per titare la cuoia:”sarebbe un casino, non potreste venire nemmeno al nostro funerale. E un mondo senza funerali è un mondo che è morto prima dei morti”. Le lacrime mi sono scese copiosamente, ma al telefono non si vede ed ho mascherato bene la mia voce. Poi ho parlato con mio padre:” Danì, sui giornali, non riportano nemmeno gli allenamenti del Lecce, è tutto fermo”. Già, il Lecce, la sua passione. Una volta mi disse, “figlio mio in questo mondo le ideologie sono morte, lasciatemi almeno il Lecce. Parlo dei colori, nemmeno di società e giocatori che cambiano continuamente”. Quanto mi manchi, Papà. E non so quando potrò riabbracciarti. Riabbracciarvi.
A sera la mia compagna dice le sue preghiere prima di addormentarci. Io sono sempre stato uno scettico. Ma in questo momento mi viene in mente il libro orale di mio padre (la somma dei racconti , detti e aforismi raccontati a me e mio fratello per una vita), mentre dice :” figlio mio, io non ci credo, ma ci penso”. Vi abbraccio tutti.