venerdì 31 dicembre 2021

Il cenone

 Era da solo in casa. Tutta la sua famiglia , parenti vicini e lontani , si erano presi il covid. Ed erano in isolamento. Si accingeva a passare l'ultimo dell'anno da solo . Si sedette in poltrona e accese la radiolina. Era una piccola radio non digitale, tradizionale, con antennina. Fece scorrere il cursore e si fermo' su alcune stazioni radio. Musica, notizie, deejay che commentavano-erano i nuovi  opinionisti-e telefonate dei radioascoltatori. Questi ultimi ci tenevano a far sapere che avrebbero passato l'ultimo dell'anno in compagnia. Avrebbero brindato. Poi i botti. E i cani e i gatti, poveretti? Sei il solito animalista ed ecologista sognatore in un mondo che ha macellato migliaia di  agnelli per il cenone, penso'. Dobbiamo uccidere l'anno che e'passato. Lasciateci festeggiare, dicevano  i radioascoltatori. Lasciatelo lavorare, dicevano di Berlusconi. Quando non vedi le facce te le immagini. La radio e' uno strumento per ciechi che stimola l'immaginazione. Le trasmissioni radio sono diari orali. Puoi ancora farti il tuo film. Dette una scorsa ai social, sul telefonino. La sua finestra sul mondo dove si affacciava per vedere le migliori versioni che gli altri volevano dare di se'. Figuriamoci le peggiori, penso'. La solita collezione di foto di piatti succulenti per il cenone. Gli auguri di rito. Cuoricini e vogliamoci bene. A volte pero' i rapporti virtuali possono essere piu'sinceri di quelli reali, penso'. Durante il cenone sei impegnato a elogiare i cuochi e a spazzolare i piatti come un reduce del Biafra collezionando colesterolo invece che denutrizione. Il cenone e' dispersivo. La comunicazione e'disturbata dal cibo consumato per gola. Come fosse droga. Poi prese il telecomando e fece zapping. Vide dieci minuti de Il barbiere di Rio, con Abbatantuono improbabilissimo barbiere romano che va ad innamorarsi in un  Brasile altretranto improbabile. Poi le notizie. 127 mila contagi e quasi 200 morti, per covid. Inseguiamo l'immunizzazione con i vaccini ormai da tre anni. La gente quasi ha voglia di arrendersi. Curioso, penso'. La gente con maggior voglia di socializzare era quella meno comunicativa.  Gia'. In che cosa si concretizzava questa voglia di socializzare. Questa voglia di liberta'? Perche soffrivano? Perche' non potevano andare al ristorante?  Il problema era il ristorante...non che ci fossero persone che non  potevano mangiare. Ma che andava a pensare? Le crisi mondiali si erano risolte davanti ad una bella fiorentina. La fissione atomica l'avevano decisa davanti a dei cannelloni ripieni. Giusto? Avrebbero detto che era il solito snob, se avessero letto i suoi pensieri. Il solito radicalchic. Il solito asociale odiatore di bagni di folla. Invece sarebbe stato bello che fosse tutto aperto.  Nuovi Freud avrebbero parlato del cunnilingus mentre mangiavano ricci di mare. Spense tutto e apri' un libro che aveva a tiro. Era l'autobiografia di Che Guevara  di Kalfon. Quasi mille pagine. Apri' la pagina dov'era arrivato. Poi penso' a quello che aveva letto sino a quel momento . Che Guevara per tutta la vita , riguardo al mangiare, era stato un fachiro. Aveva mangiato quanto poteva quando poteva. Per resistere meglio quando non avrebbe potuto mangiare. Aveva viaggiato in tutto il mondo e conosciuto migliaia di persone, in quel modo, molte delle quali gente comune. Ma alla fine  era un uomo solo. Solo con la sua asma. Solo con le due idee. Solo con con i suoi affetti. Eppure cosi amato, a distanza. Si. Si poteva anche non consumare nessun cenone, quell'ultimo dell'anno, perso' di se'. Si sarebbe nutrito degli affetti a distanza. Quegli affetti che costituiscono il vero nutrimento della vita e che  un maledetto virus li separava da lui, con il corpo. Rendendoglieli pero' piu'vividi in spirito.  

 


martedì 28 dicembre 2021

Dario dicembre 2021

 Seduto  in poltrona ascolto radiodeejay. Una certa Pina in compagnia di un gruppo di squinternati riceve telefonate che illustrano lo stato della nazione. Un'addetta di un'agenzia viaggi racconta di come deve reinventare viaggi per clienti  cui hanno soppresso voli. Molti raccontano di come passeranno l'ultimo dell'anno. Non vogliono rinunciare a quelle spanzate luculliane foriere di digestioni problematiche, spumanti sgasati e sfilacciati  dialoghi alcolici inframezzati da petardi clandestini di produzione parte cinese e parte(nopea). Il nastro delle notizie di Rainews a volume zero mostra notizie da cui si deduce che in tema di covid facciamo quello che ha gia'fatto Israele. Faremo quindi la quarta dose. Le scene di code in farmacia dopo il Natale passato a mascherina zero e colesterolo a mille nel perenne pepepepe brasiliano senza essere brasiliani, mi ritornano in mente . Si temono contagi. Se ti prendi una polmonite normale, non da covid cioe', e' il caso dell'anno. Dobbiamo convivere con male virale nonostante conviviamo da tempo col virus dell'ingordigia, e sembriamo soffrire piu' della prima cosa. Sul nastro delle notizie di Rainews i governi fanno a gara a non chiudere per avvantaggiare le proprie economie sulle altre. 5 giorni di quarantena dopo il contagio, chi dice 4, chi offre di meno. Tre etti e mezzo  di cotto di azioni Panasonic ( faccio per dire)salgono , che faccio, lascio? Ieri seduto su questa poltrona  chiuso in una casa che sorge da qualche parte  in un mondo dove la gente brama stare all'aperto solo per criticare i vestiti degli altri. Letto appena poco prima sulla biografia del Che( di Kaflon) che l'argentino si vestiva con quello che gli capitava a tiro, senza far caso ad abbinamento di colori o altro. Che Guevara si nasce e io nel mio piccolo lo sono stato ...riguardo al vestire. Ascolto su Geo il presidente del medici cattolici, appena tornato dall'Africa, mentre parla della scoperta della sua vocazione. Stava studiando medicina. Ed ha sentito di dover andare in chiesa, improvvisamente ed improrogabilmente. Parla del dolore visto in Africa. Migliaia di donne incinta morte per mancanza di assistenza. Lo credo che si ha bisogno di Dio...oltre che dei manuali di medicina. E ogni volta la stessa domanda mi frulla in testa...perche' e' successo a loro e non a me? Io non so pregare e non credo che Dio abbia del tempo per vegliare su di me. Ma non avro' mai niente contro la preghiera. Contro chi prega. Se cio' lo fa stare bene o fa  stare bene altre persone. Ricordo che una volta uno scrittore scozzese di cui non ricordo il nome disse che uno scrittore lo si riconosce dal cinismo che si possiede nello scrivere sempre e comunque in qualsiasi condizione emozionale , anche ad esempio, in bagno mentre un fratello muore nella stanza a fianco. Era un paradosso, sicuramente. E io lo capisco. Ora lo capisco. Prima, tempo fa, non lo capivo. Scrivere vuol dire testimoniare. E' il mio modo di pregare. 


mercoledì 15 dicembre 2021

Diario dicembre 2021

 

Diario dicembre 2021


Ho finito un libro su Bukowski. Presumo si intitolerà “Bukowski era uno di noi”. Non so se e quando e semmai vedrà le stampe. Sta lì, su un file, che naviga sul desktop del mio pc. Ho scelto dei pezzi di opere di Bukowski, poesie , stralci di romanzi, racconti e raccolte di lettere e li ho commentati. Poi, dopo aver scritto l'ultimo capitolo, ho letto un po' della biografia di Kalfon su Che Guevara. Il Che soffriva di asma sin da piccolo. E sin da bambino imparò a controllarne gli attacchi tremendi. Questa sua capacità di controllo, durata tutta la vita, potrebbe averne contrassegnato la grandezza. Nel bene e nel male è stato uno dei più importanti personaggi del secolo scorso. Persino i detrattori (io non sono certo tra questi) sono costretti ad ammetterlo. Poi sono passato alla biografia di Caravaggio (leggo contemporaneamente più libri) “M, l'enigma di Caravaggio” di Peter Robb. In un passaggio, l'autore, parlando della peste a Milano, racconta , in linea con una corposa documentazione, che il Cardinale Borromeo, uomo severissimo e controverso, durante l'epidemia di peste diresse personalmente i rituali di purificazione, le veglie e le preghiere, girando egli stesso a piedi nudi e con un crocifisso in spalla, per la città di Milano. Portava tutti i giorni conforto ai malati nel lazzaretto. Alla fine della pandemia, metà città perse la vita. Persino il segretario del Cardinale Borromeo. Ma lui sopravvisse. C'è da dire che l'autore è un laico e riporta queste notizie, parlando del milieu in cui visse Caravaggio, per spirito di verità. Spero accada che anche questa pandemia si estingua da sé. E da laico e scettico non ho niente contro i riti purificatori e le preghiere. Hanno un potere taumaturgico, secondo me. Si creda i non si creda. Poi , sdraiato a letto, visto che la coppa Italia su Italia Uno era noiosissima, sono passato alla lettura di “Basta un caffè per essere felici”. Lo avevo iniziato tempo fa e poi abbandonato. Ma ieri sera sono andato a fondo. Ne ho letto quasi metà. Ringrazio Gimmi, amico e collega di lavoro, per avermelo prestato. E' un libro meraviglioso. Scritto in modo semplice da Kawaguchi, un giovane regista giapponese, narra le vicende biografiche di alcuni amici che ruotano intorno ad un Caffè molto speciale. C'è, al suo interno, avvolto dall'atmosfera molto rituale, ovattata e zen tipica giapponese, un tavolo e una sedia, sedendosi al quale, puoi viaggiare nel passato. Due amici si incontrano ventidue anni dopo, alla vigilia delle nozze di una figlia adottata da uno dei due, a causa della morte dell'altro. Uno lo cerca nel passato, attraverso questo espediente e filma un discorso nuziale che svelerà alla ragazza che si sposa, chi è il suo vero padre. Non l'ho ancora finito ma lo consiglio vivamente. Abbiamo bisogno di tenerezza. Abbiamo bisogno di guardare con calma al passato. E di non essere troppo ossessionati dal futuro...dimenticando il presente. Buona giornata.


sabato 11 dicembre 2021

Diario Dicembre 2021

 Diario dicembre 2021


Molti scrittori hanno scritto diari. E' una forma di letteratura. Anais Nin ha scritto bellissimi diari in attesa di trovare la formula giusta per esprimere in letteratura la propria creatività. Ha finito per diventare quella del suo diario la sua più interessante forma espressiva in scrittura. Virginia Woolf, superbi i suoi diari.E non dimentichiamo il Diario di Anna Frank. Anche io , pur senza paragonarmi a simili giganti della letteratura, ho una specie di diario, estemporaneo e disordinato. E' la mia officina di scrittura.
Proprio oggi ho iniziato un nuovo racconto del Maresciallo Santoro, uno dei miei personaggi preferiti. Ho già scritto , durante il lockdown , un romanzo con Santoro protagonista e ambientato a Lisbona. E altri quattro racconti. Oggi ne ho iniziato un quinto. Non mi è dato di sapere se vedranno mai la luce come libri. Non ho più l'età per avere fretta. Al successo non penso. Penso alla scrittura come ad una forma di secondo me stesso. Scrivo dei film nella mente e li trasporto su carta. Scrivo al pc, prevalentemente. Invidio gli scrittori di penna e quelli da macchina da scrivere. Bukowski scriveva in stampatello a penna e poi sparava sui tasti della macchina da scrivere come se usasse una mitragliatrice. Negli ultimi anni passò al pc. Ma non gli piaceva. Era uno scrittore dell'era industriale. Sono convinto che il mezzo che usi per mettere i pensieri per iscritto influisca sulla forma della scrittura. La scrittura a penna è geniale, imprevedibile, imbizzarrita. Quella alla macchina da scrivere è come usare un mortaio in guerra o uno scalpello per scolpire. La scrittura al pc è algida , ma non come il gelato, che di per sé potrebbe palesare qualche allegra forma di diletto papillare.
Contento per la liberazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano in quel dell'università di Bologna, detenuto in Egitto per colpa di qualche post di critica all'operato del governo del suo paese. Sotto i colpi della pressione dei media, dei social e di politici influenti, è stato liberato. Potrebbe aver fruito della cattiva coscienza del governo egiziano sul caso Regeni. Le critiche sull'impegno per la liberazione di un egiziano che studiava in Italia da parte di molti politici, le trovo strumentali e meschine. Un giovane che ha delle idee e le ha espresse e che rischiava il carcere a vita , è ora libero. Per me è quello che conta.
E' venuta a mancare Lina Wertmuller. Altri hanno detto e diranno della sua straordinaria carriera. Penso sia stata una donna geniale. Una senza partito, una libera pensatrice. Una come Clint Eastwood, che a 90 anni fa ancora film e si beve un paio di birre se ne ha voglia. Ha espresso nei suoi film il suo punto di vista sul costume italico. E' stata una donna geniale. Ricorderò per sempre “Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto”, film strepitoso. Con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, inarrivabili. Il mozzo siculo che si innamora della borghese industriale, nonostante il cinismo iniziale. E proprio quando le sue difese cadono che la realtà del vivere al sicuro della ricchezza prende il sopravvento. E i sentimenti di un momento vengono sepolti dal pragmatismo rivolto al futuro. Niente happy end. Come la vita. Bisogna ridere molto prima, perchè la vita è una salita e più si va avanti e più si sale. Cara Lina, quanta verità in quel film scimmiottato e male in un tentato remake di Madonna! Grazie.
Una mia collega di lavoro mi ha fermato, l'altro giorno e mi ha detto: sono molto piacevoli i tuoi diari. Io non ho molto tempo per leggere , ma ti leggo volentieri. La scrittura tiene compagnia.
La scrittura salva. Non è vero che non ha uno scopo. Potrebbe salvare anche solo chi la esercita e avrebbe uno scopo. Buon week end.


domenica 5 dicembre 2021

Diario dicembre 2021

 Diario dicembre 2021

Il Lecce ieri ha vinto. Per ora è primo in classifica. Del resto, Mourinho e company, poco mi importa. Una volta ho conosciuto un italiano che viveva in Svizzera, però del nord Italia. Mi disse che suo figlio teneva per il Lecce. Non c'erano origini o motivi particolari per tifare Lecce. Gli piaceva la squadra, i colori della maglia. Il tifo, quello bello è come il primo amore. Non si scorda mai. E suona sempre bene dirlo, questo il punto.

Sul comodino ho una biografia romanzata di Caravaggio. Un tipo sui generis. Vero artista. Attaccabrighe,  duellante, omicida e bisessuale, dipingeva per la chiesa mettendo ai santi facce da osteria. Un genio, nonostante tutto.

Il tempo atmosferico, da queste parti qui a Milano e dintorni, è nuvoloso, freddo e umido. Quando le cose devono andare secondo natura, be', è da segnalare. Dopotutto siamo a dicembre. 

Ieri sera tardi, in tv, ho scelto Supertennis. La Croazia ha battuto la Serbia nella semifinale di coppa Davis. Io tenevo per i serbi. Ho sempre tenuto per i serbi. Come quell'italiano in Svizzera teneva per il Lecce. Non c'è un vero motivo. Forse perchè non si sono mai veramente piegati a nessuno. Poi criminali, ma andiamo, da quelle parti lo sono stati tutti. Ricordo quand'ero ragazzo, seguivo il calcio alla Tv Jugoslava. Ho anche imparato un po' di serbo-croato. Direi che sono in grado di commentare una partita in serbo-croato. Oggi se mi ascoltassero  parlare in serbo-croato , nell'ex Jugoslavia, i croati capirebbero a metà e i serbi pure. Segno che un grande paese che non si era voluto piegare a Usa o Urss, dava fastidio ai potenti del pianeta.Smembrato ad arte. Ricordo la Stella Rossa di Belgrado, il team calcistico per cui tifavo, all'epoca. I campioni dei miei anni. Sestic, il Garrincha dei balcani. Una volta mentre il portiere stava per rinviare gli soffiò il pallone e fece gol. Bassino, tarchiato, driblomane all'ennesima potenza...il mio mito. Io quando giocavo al pallone non la passavo mai. Mi meraviglio di essere ancora integro fisicamente.. E' che mi sono ritirato presto. Poi c'era Dusan Savic, centravanti di sfondamento e gran colpitore di testa. Chissà che fine hanno fatto, lui e Milos Sestic. Ripeto, mi sono ritirato presto. Oppure , già all'epoca, ambivo a lavorare all'Ikea. E pensare che giallo e blu, i colori svedesi, sono gli stessi dell'unica squadra di calcio in cui abbia militato ( e con scarso successo): l'Ostuni sport. Quando dici che il tuo destino è scritto nei colori. Ultimamente ascolto radio Capital, specie di mattina, prima di andare al lavoro. Classici e notizie, cosa c'è di meglio? Quando passano le rubriche curate dai vari vip, metto su Radio Kiss Kiss. Del resto, come disse Jeff Gambardella ne “La grande bellezza”: “la più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”. Come dargli torto? Io ne ho 56, che è 65 scritto al contrario. E già sto così. Buona domenica.

martedì 26 ottobre 2021

Diventare vecchi 2

 

Diventare vecchi 2
Altro capitolo spinoso del diventare vecchi, con tutte le implicazioni tragicomiche del caso è soffrire di mal di schiena, la classica sciatica. Io ne soffro. Gli ortopedici che mi hanno visitato mi hanno fornito più versioni su come gestire il problema. Uno diceva che dovevo fare movimento, un altro che non ne dovevo fare, un altro ancora che stare troppo seduti non faceva bene alla sciatica e un altro ancora che non mi faceva bene stare troppo in piedi. La domanda è, questi tizi hanno la più pallida idea di che cavolo stanno parlando? Detto questo passiamo alle situazioni tragiche. Una volta mi è successo di restare bloccato mentre ero seduto sulla tazza del water. La sola consolazione che avevo in quel momento era che meno male che non mi ero bloccato prima, di dovermi sedere sulla tazza del water. Le conseguenze sarebbero state credo ancora più nefaste. Capitolo fare l'amore. Una volta mi è successo proprio in quel momento. Non c'è niente di più tragico. Nel momento del piacere la schiena ti avvisa che stai esagerando. Insomma invecchiare vuol dire andare avanti per sottrazione. Togli il vino, togli le sigarette, togli il sesso selvaggio tipo finire appeso su un lampadario per recuperare le mutande lanciate prima di cimentarsi nella cosa...del fare l'amore. Un'altra volta mi sono bloccato al lavoro, mentre ero in piedi. Un dolore terribile. I miei colleghi vedendomi soffrire avevano pensato ad una scarica di diarrea che mi stavo sforzando di trattenere. Invecchiare fa cagare, insomma. Non so come ce la feci a finire il turno e andarmene a casa. L'unica cosa che so per certo non dovrei fare è non sollevare pesi. Infatti per fortuna al lavoro sono dispensato dal farlo. Molti dei colleghi non capiscono e mi danno del raccomandato. Ma quando gli ho risposto che dovevano provare loro a stare seduti su un water senza potersi rialzare per capire letteralmente l'espressione “finire nella merda”, hanno cominciato a guardarmi con una certa costernazione. I cambi di stagione per il mal di schiena sono semplicemente letali. Ormai ci sono abituato. Quando inizia l'autunno mi metto una fascia contenitiva a scopo preventivo. Così cammino come uno che ha avuto qualche problema di emorroidi. Dritto come un fuso. Fuso lo sono già di natura, quindi per me non fa differenza...sono la rappresentazione corporea del mio stato mentale. Quando mi blocco seriamente il mio medico mi prescrive il cortisone, per sbloccarmi. Fino ad ora ha funzionato, la dove il voltaren mi fa lo stesso effetto dell'acqua fresca. In estate nelle giornate umide la schiena dà segnali di instabilità. Io dico umorale, perchè ormai considero il mal di schiena come una persona. Gli ho persino dato un nome: “Voltarenonbasta”. E questo era il capitolo sciatica, più o meno.
Passiamo al capitolo intolleranza. Più si diventa vecchi più si diventa insofferenti alle cose, alle situazioni e devo dire con rammarico, alla gente. Non si sopportano più le discoteche, i balli, i concerti, e l'Ikea la domenica. Ma l'ultima cosa non la posso evitare. Io sono assolutamente tollerante, in genere, sopporto parecchio, ma dopo una giornata in cui hai clienti cinesi, cingalesi, filippini, che non parlano una parola, non dico d'italiano, ma d'inglese, be', hai la misura di come sia felice la vita di Matteo Salvini. Lui non deve fare nessuno sforzo...fa cagare di natura...ok, questa era brutta. Scherzi a parte, non si diventa razzisti ( non lo sono mai stato e mai lo sarò, viva Mimmo Lucano) perchè poi hai clienti italiani che sono insopportabili peggio di uno scoiattolo nelle mutande: coppie che litigano per la scelta fra un pomello e una maniglia e poi tornano dopo un mese separati ad ordinare un'altra cucina e un'altra camera da letto. Separati. Non mi credete? Faccio questo lavoro da 25 anni e vi garantisco che ho salvato più matrimoni io di qualsiasi giudice conciliatore. Nel traffico, diventando anziano, divento peggio di Adolf Hitler. Tendo a notare tutto-prima quando ero giovane me ne fregavo bellamente-tipo che le frecce sono un optional o armi di pellerossa, vanno troppo lenti tipo passeggiatina romantica, perchè mentre guidano controllano lo smartphone e siccome sono anziani pure loro non riescono a leggere i messaggi-improcrastinabili, si capisce, sui social...poi si vanno a stampare, ma non li trovi in edicola fra le copie del Corriere della Sera. Proprio no. Oppure, sempre nel traffico vanno veloci tipo come se si stessero allenando per partecipare ad una gara di formula uno...per poi fermarsi subito dopo in coda in tangenziale. Poveretti, un giorno gli scoppierà la prostata. A tal proposito, un'altra delle cose che si verifica diventando vecchi è che la prostata assume forme umane. Diventa un tuo compagno di strada e ti telefona col telefonino spesso durante il giorno. Avvisandoti che forse è il caso che vai a fare pipì. Scusate, non ho saputo scriverlo meglio. Avete presente la pubblicità del prostamol? Sei costretto a inventare un mucchio di scuse, quando la prostata ti telefona. “Avevo sete”, “avevo lasciato la saracinesca del garage aperta”. E la tua compagna a dirti, ma quando cazzo mai abbiamo avuto un garage noi!
Continua...

lunedì 25 ottobre 2021

Diventare vecchi

 Diventare vecchi 


Dunque, tutti dobbiamo diventare vecchi e morire. Sono due cose a cui l'uomo non può sfuggire. Anzi, a pensarci bene, invecchiare e morire è la migliore delle ipotesi, visto che si può anche morire da giovani. Anch'io sto invecchiando. I primi segni li ho avuti sul piano atletico. Prima correvo, mi facevo i miei 5 chilometri al giorno. Poi, verso i 50 anni, i polpacci hanno incominciato  a indurirsi ed erano più le volte che finivo l'allenamento camminando che quelle in cui lo finivo correndo. Quando uno corre e beneficia delle sensazioni endorfiniche della corsa, di quel benessere che ti accompagna tutto il giorno, be', difficilmente  accetta subito questo fatto. Per cui  all'inizio mi ostinavo a far riposare i polpacci, per poi riprendere a correre quando stavo meglio. Ma la forchetta temporale fra quando stavo meglio e quando avevo i polpacci bloccati, ha iniziato ad allargarsi. Per cui erano più le volte in cui non facevo niente di quelle in cui mi allenavo. Se invece camminavo potevo farlo tutti i giorni. Camminare stava al centro fra il non fare nulla e il correre. Camminare era democristiano e quando sei avanti con gli anni sei più incline ai compromessi. Certo, ci sono settantenni che corrono tutti i giorni e stanno da Dio...e poi ci sono ventenni in sedia a rotelle. Sul piano della salute devi stare al centro, non ce n'è. Finchè ce la fai, tra le altre cose.

Poi mentre lavoravo-progetto e vendo arredamenti-ho notato che ci vedevo peggio. Quando stampavo i fogli con gli ordini da passare ai clienti, per leggerli dovevo tenerli molto lontani. Mano mano che passava il tempo-siamo sempre intorno ai 50 anni-dovevo sempre di più allontanare i fogli se volevo riuscire a leggere. In quel periodo il mio supereoe preferito era l'uomo molla dei Fantastici 4. Lui poteva tenere quei fogli in mano alla distanza che voleva. Ma non poteva funzionare, non solo perchè non ero un supereroe, anche perchè la gente lo notava. Decisi che era il momento di una visita oculistica. L'oculista sentenziò che da lontano ci vedevo bene ma da vicino manifestavo i primi segnali di presbiopia. Non riesci a leggere come i vecchi. C'era di che deprimersi. Insomma l'oculista mi prescrisse le lenti da presbite e io andai da un ottico che mi fece degli occhiali facendomeli pagare, indovinate quanto? La risposta è semplice: un occhio della testa. In seguito appresi che potevo comprarmi degli occhiali da un qualsiasi farmacista con due gradi di presbiopia che sarebbero andati più che bene e senza la montatura in tartaruga. Povere tartarughe. E la parola c'aveva pure il termine “rughe”, dentro. Iniziò il difficile periodo dell'abituarsi ad usare gli occhiali. Quando li devi usare solo per leggere, all'inizio, tendi a dimenticarteli, ad usarli meno, con la bislacca idea che così il processo di deterioramento della vista si rallenti. Tornai a fare l'uomo molla dei Fantastici 4, fino a che non mi convinsi a portarmi gli occhiali da vista dietro. Ma per metterli ogni volta dovevo prendere l'abitudine. Tre volte non gli usavo e una sì, per leggere. E sforzandomi facevo la faccia dello stitico, per cui i miei interlocutori si preoccupavano doppiamente per la mia salute. Poi iniziarono le difficoltà vere e tragicomiche. Una volta dovevo andare ad un appuntamento con un'amica. Mi dette l'indirizzo , era verso viale Zara, a Milano. Scaricai google maps sul telefono (altro capitolo del diventare vecchi: difficoltà con la tecnologia) e partii in macchina. Intanto il navigatore mi fece fare un giro della madonna...dico della madonna perchè fu un miracolo se arrivai all'ora prevista. Parcheggiai e scesi dalla macchina. C'era aria di concludere qualcosa quindi mi fregavo già le mani mentalmente. Non ho saputo spiegarmi meglio di così, scusate. Mi avvicinai al portone e cominciai a guardare i citofoni. Avevo lasciato gli occhiali a casa, ovviamente. Per cui non vidi i cognomi scritti sul citofono. Ma non volevo umiliarmi a telefonare per avvisare la mia amica che ero sotto il portone e che mi aprisse. Ero in difficoltà. Dovevo telefonare con una scusa.

La chiamai. Sono sotto casa, dissi, perchè non scendi a fare due passi, magari beviamo qualcosa in un bar , ti va? Lei per tutta risposta mi disse-meglio di no, sono già nuda. Non sapevo cosa dire e dissi, aprimi, per piacere, allora. Non lo vedi il cognome sul citofono? Disse. 

Ripresi la macchina e me ne andai a casa. E la mia amica non mi telefonò più. Oppure telefonò e io non risposi. Perchè senza occhiali non riconoscevo i numeri sul display del telefono. Non lo saprò mai. 

Poi iniziarono i problemi con lo smartphone. Mi dimenticavo gli occhiai sistematicamente ,quando ero in giro,  e usando whatsapp non distinguevo bene le lettere. Ancora non avevo imparato bene il mecanismo del t9 per cui spesso le mie risposte erano incomprensibili o sbagliate o fuori contesto. 

Una volta un mio amico mi fece rileggere una conversazione di qualche giorno prima su whatsapp.

-Ciao, come stai? Lui.

-Porno movies, Io

-Cosa?Lui

-Sono in girino. Io.

-Ma sei fatto?

-Non l'ho fatto. Io

-Sono Gimmy, hai presente? Lui.

-Patrimonio dell'umanità. Io.

Dissi che non avevo gli occhiali e che pur digitando secondo logica il cellulare scriveva quello che gli pareva. Eh, ma stai attento, che il t9 memorizza i risultati delle ultime ricerche...tipo, per esempio, Porno Movies, disse. Ma anche Patrimonio dell'umanità. Solo che questa ricerca è più normale. Ah, feci. Bella fregatura. E mettiteli, sti occhiali...Pure Rocco ormai li porta, disse lui. Rocco? Rocco chi?, chiesi. Siffredi, fu la risposta. Be', come si dice, chi di spada ferisce...dopo che glieli ha fatti mettere ad una generazione di pesone! Conclusi.


Continua.....

lunedì 11 ottobre 2021

Diario di Ottobre 2021

 Diario ottobre 2021


Ieri in giro per Milano. Prima in macchina, poi alcuni tratti a piedi. Da casa mia a Corsico, prima passo su via Milano, direzione Milano. Lo dico perchè c'è anche via Milano direzione “ si esce da Milano”. Vicino ad un ponte di metallo che sorvola il naviglio in modo permanente ( un aereo non lo farebbe...in modo permanente, giusto?), parcheggio. Con lo smartphone fotografo due bellissimi graffiti: Battiato e Gino Strada. Realizzati su parete di mattoni rossi uno a fianco all'altro. Non posso fare a meno di pensare che quel muro si va affollando sempre di più. Solito gesto apotropaico ( era in generale, non mi sento un giusto del pianeta, sia chiaro) e risalgo in macchina. 


In tangenziale c'è un traffico tremendo. Auto dappertutto. Qualcuno non manda giù di essere sorpassato e ingaggia un duello da formula uno. Poi 50 metri più avanti deve fermarsi in coda. Il mondo è pieno di gente che se avesse un lampeggiante lo userebbe per andare al bar a prendersi un caffè prima degli altri. Ci sarà sempre qualcuno che è arrivato prima. Per esempio il barista.


In viale Certosa, ad un certo punto a metà, nei giorni scorsi avevo visto un graffito che raffigurava Vittorio Feltri vestito da nazista. Scendo sotto un elevated che taglia in due viale Certosa. Il graffito è lì. Gli hanno distrutto la faccia. Non si riconosce più il viso. Che mancannza di ironia! Credo che Vittorio Feltri si sarebbe divertito un mondo a restare su quel pilone che sostiene la elevated vestito da nazista. E' un uomo di spirito. Lo conosco. Una volta feci un corso di giornalismo con lui. Conversammo amabilmente. L'importante è non riprenderlo con una telecamera. Se no si trasforma come un vampiro. 


Da viale Certosa mi dirigo in auto verso il centro. Scendo in Stazione Centrale e faccio un giro alla Feltrinelli Express. Esco senza aver acquistato nessun libro. Sto provando a smettere. Ma non comincerò con l'eroina. Li prendo a nolo in biblioteca. Sto facendo un esperimento. Voglio vedere quanto mi ricorderò di tutti i libri letti senza averli vicino in una libreria. E poi a casa non ho più posto per i libri. Troppi libri sono come nessun libro. Generano ignoranza. E' come bere vino di qualità, la cosa. Prendi le migliori bottiglie e il fegato soffrirà, perlomeno, giustificatamente.


Percorro piazza Duca D'Aosta, che per chi non conosce Milano, è lo spiazzo antistante la Stazione Ferroviaria principale. Dei turisti spagnoli fanno foto ai senegalesi seduti sul bordo delle aiuole dietro un mucchio di biciclette parcheggiate. “ Esto no es uno zoologico, hijos de putas” , gli grido. Le due  signore e un tizio di mezza età che stavano fotografando scompaiono all'istante borbottando qualcosa. Sono stato in Spagna e di migranti ne ho visti a iosa. Dove fotografi fotografi ne becchi comunque qualcuno. Ma non li stai fissando come animali in uno zoo!


A piedi mi dirigo verso porta Venezia e di lì andrò verso piazza Duomo. Bella giornata di sole, molta gente in giro. Chi con mascherina chi no. Turisti spagnoli e francesi, venuti qui a Milano per la finale di Nation League fra le due rispettive nazionali di calcio. In piazza San Babila mi incuneo nel mezzo di Corso Vittorio Emanuele. Incoccio in una fila infinita di ragazzi davanti ad un locale nuovo. Five Guys, si chiama. Do una scora su google sul mio smart e leggo che è una specie d Mac Donald fondato dai coniugi Murrel, statunitensi e affidata poi ai loro 5 figli. I five guys. Sembra un gruppo musicale “ I cinque ragazzi”. Hanno punti ristoro in tutto il mondo. Incredibile quanto tirino gli hamburgher. Ma io due ore di fila per mangiarmi le noccioline in attesa infinita di un hamburger, nemmeno allo Zoo di Oria. Oria, provinciaq di Brindisi, c'era uno Zoo ( a proposito di zoo, declinato al plurale). Ci andavo da ragazzo molto giovane. C'erano degli orsi bruni che mangiavano qualsiasi cosa gli lanciassi. C'era chi gli lanciava sigarette. E le mangiavano. Oltre all'inciviltà delle cosa si poteva dedurre che i poveri plantigradi facessero letteralmente la fame. Ecco perchè me lo ricordo. Io agli orsi lanciavo gli arachidi comprati ad una bancarella fuori dallo zoo. Insomma, per tornare alla fila davanti ai Five Guys, io vengo dai panini di Mimino. Mimino aveva un alimentari sotto casa ad Ostuni. Calvo, bassettino, introverso. Rifondatore della lingua italiana con i suoi cartellini sul cibo dietro al bancone tipo “uovi freschi”. Ma era un pezzo di pane, un uomo buono.Lui se avesse potuto i panini te li avrebbe regalati. Un panino costava 500 lire. Il mio preferito: tonno e giardiniera. Five Guys per me potete chiamarvi Five Against One.

giovedì 7 ottobre 2021

Diario di Ottobre

 Diario di ottobre


C'è stata un'altra riunione di condominio. Io odio le riunioni di condominio. Mi fa capire che tipo di persone siano la maggioranza delle persone.Gente che non la pensa come me . E mai la penserà come me. Si è votato per la nuova impresa di pulizie. C'era da scegliere tra due preventivi pressochè identici. L'amministratore ha parlato delle due ditte. Come ha fatto il nome del titolare di una delle due ditte, Mohamed non so che cosa, Battiato, il condomino brizzolato segregazionista ( mammamia quanto sono politically correct) con l'orecchino, soprannominato da me così perchè “curava” l'egiziano delle ditta precedente e diceva che non lavorava (il pezzo più famoso di Battiato si intitola La cura), ha cominciato a sbraitare dicendo assolutamente no. Bisognava votare per l'altra ditta il cui titolare aveva un nome italiano. Anche il bulgaro che abita qualche piano più su del mio ha detto la stessa cosa. “Prendere italiani” ha urlato. Hanno votato tutti per la ditta del titolare italiano. Io mi sono astenuto, meravigliando tutti perchè non sapevano che ci si potesse anche astenere. Poi si sono accodati a me anche altri. Strano ma vero. Poi l'amministratore ha aggiunto che i dipendenti della ditta dell'italiano erano tutti romeni. Sto ancora ridendo. Il bulgaro era caduto dalla padella nella brace. Battiato ha digrignato i denti. D'altra parte se nessun italiano vuol più fare lavori di bassa forza, che si può fare? Dove lavoro, la ditta che si occupa di pulizie ha dipendenti egiziani, peruviani e filippini. 


Ho prenotato un libro alla biblioteca centrale di Corsico: La capanna dello zio Rom, di Andrea G. Pinketts, scrittore che conosceva molto bene Milano e vi  ci ambientava le sue storie, mirabilmente. L'ho fatto online. Appuntamento per il ritiro. Quando entro in biblioteca dietro il plexiglass ci sono tre impiegate con la mascherina che mi chiedono il green pass. Dopo che sono entrato. Il libro ha una copertina plastificata.- Avete sanificato la copertina? Chiedo beffardo, com'è mia natura fare in certi casi. Casi come questo. Casi umani. L'impiegata appare spiazzata. -Non credo, dice. - E allora? Abbiamo fatto Oronzo, dico io parafrasando un'espressione presa a prestito dal mio dialetto d'origine. Vado  via ridendo a crepapelle  interiormente. Il colmo per uno scrittore amante de libri? Morire di Coronavirus a causa di un libro. 


Sto cercando di partecipare a dei concorsi letterari. Ma trovare un modello di file per cartelle editoriali, si fa prima a trovare un addetto alle pulizie italiano. Be', ci sta. Come dicono a Baggio. Ma anche a Bari vecchia, mi dicono. C'è da rispettare righe e caratteri, numeri precisi. Gli scrittori che riescono a stare nei limiti, delle due l'una: o hanno tutta la vita a disposizione per limare il racconto, aggettivo più aggettivo meno. Oppure sono raffinati matematici. E la matematica, per quanto mi riguarda, c'entra con la scrittura come una bicicletta con un salmone.

mercoledì 29 settembre 2021

Diario settembre 2021

 Diario settembre 2021


Mentre sono in fila in un bar dell'aeroporto di Malpensa, ho davanti una giovane ragazza alta, filiforme, leggins neri, scarpe nike, capelli biondi che si arricciano un po' sul finale. Davanti a me ordina un succo d'arancia e un cornetto. Poi passa al banco per la consumazione. Vetri in plexiglass anticovid ovunque . Io prendo un caffè doppio e un cornetto integrale. Di solito faccio una colazione Bond. La colazione di James Bond: frutta fresca, yogurt magro e un caffè forte. Ma in quel bar di frutta non ne hanno. E nemmeno yogurt. In silenzio sorseggio il caffè e addento il cornetto. La bionda filiforme, sicuramente una modella, a fianco a me, beve il succo d'arancia e mi sorride.

-E' orribile, dico ad alta voce, riferito al cornetto che pare di cartone. Lei mi sorride e dice-stessa cosa il succo...è acido. E' brasiliana, l'accento è inconfondibile. Continuo a parlare in portoghese. Si meraviglia della mia pronuncia. Parliamo del più e del meno. Non avrà più d 25 anni. Fa la modella.-Bell'uomo, dice prima di andarsene. Osservo la mia immagine nello specchio. Non mi ritengo affatto un bell'uomo. Passabile. Sicuramente non il fico che agita i sogni di ragazze giovani, palestrato, tartaruga addominale e leggermente metrosessuale. Sono un vecchio gorilla peloso dalla chioma ormai brizzolata. Quello che posso dire è che noi non percepiamo l'immagine di noi stessi nel modo in cui, anche esteticamente, gli altri la percepiscono. Possiamo avere qualcosa di particolare che colpisce i nostri interlocutori, qualcosa che evoca loro un ricordo. Un vecchio amore. Siamo surrogati di un ricordo. Sono un surrogato di ricordo. Mi pulisco le labbra con un tovagliolino. Saluto le due bariste. Sono bruttine e acide come il succo della brasiliana. Non mi degnano di uno sguardo.


In aereo avevo finito di leggere , Il sorriso di Jackrabbit, di Joe R. Lansdale. Ennesima avventura dei due detective texani, Hap Collins, bianco eterosessuale che pende per i democratici e Leonard Pine, nero omosessuale che vota repubblicano. L'emblema delle contraddizioni del sistema americano, per intenderci. I genitori di una ragazza soprannominata Jackrabbit per via dei denti sporgenti, è scomparasa. Sua madre e il fratello, due razzisti bianchi dichiarati, si rivolgono a loro per ritrovarla. I due detective setacciano il parentado tra cui un padre predicatore cristiano ortodosso morto in circostanze orripilanti e alcuni  suoi spasimanti e si scopre che ha anche un figlio. Hap e Leonard seguorno le tracce di Jackrabbit sino a Marvel Creek, un'altro dei nomi fantomatici dietro cui si nascondono di certo reali cittadine texane. Si imbattono in una serie di personaggi pirandelliani, felliniani, pasoliniani, predicatori di culti paleocristiani, gestori di sfasciacarrozze completamente ignoranti, gemelli killer, vecchie conoscenze criminali e un misterioso personaggio soprannominato Il professore, che si definisce segregazionista non razzista che i due eroi della famigerata saga di Lansdale non lesinano di prendere costantemente in giro con ironia pesante. -Segregazionista è un altro modo per dire razzista, dice ad un certo punto Leonard Pine, l'unica differenza è che la parola più lunga delle due indossa un cappello e una cravatta. Be' non vi svelo il finale perchè è un giallo. Si ride molto. Ci sono battute che potrebbero diventare aforismi immortali. Ma meglio lasciarle nel libro e non esportarle sui social. Potrebbero farle sembrare uscite dai cioccolatini perugina. E io voglio bene a Lansdale.


Sulla scrittura.

Non basta avere talento per farsi leggere. Io ho sfidato le leggi di natura dell'editoria italiana. Ho iniziato a pubblicare con case editrici, i primi due libri... poi per conto mio, su piattaforme editoriali indipendenti. Uno scrive perchè ha passione, perchè lo fa stare bene, perchè è catartico e curativo. Poi se automaticamente trasmette qualcosa che allieta o accompagna la vita degli altri, be', che male c'è? Lanciai una sfida, ridicolizzato da tutti, sul fatto che sarei diventato uno scrittore senza l'ausilio del mainstream editoriale, senza il doping della pubblicità delle grandi casi editrici, convinto com'ero e come sono, che alla fine il tipo di lettore a cui mi rivolgo è come me. Me ne frego assolutamente degli scrittori pubblicizzati come bestselleristi. In libreria apro un libro, ne leggo due capitoli e se c'è un minimo di magia che mi cattura, lo prendo. E molto spesso la stessa cosa mi accade in rete. Sempre più frequentemente in rete. Compro libri di autori misconosciuti che si sono rivelati capolavori assoluti, a mio giudizio. La qualità di quello che scrivi, alla lunga, paga! 

Molti scrittori affermati, non faccio nomi tanto si possono desumere da come scrivo io, in modo opposto e contrario al loro, cioè, sostengono che pubblicare per conto proprio non porta da nessuna parte e che bisogna aspettare di essere pubblicati da grandi editori altrimenti è meglio smettere di scrivere. Ovviamente lo dicono ora che sono affermati. Direi che queste affermazioni valgono da sole a farvi capire che tipo di scrittori essi siano e che cosa significhi per loro scrivere. Io invece consiglio a tutti di scrivere...a prescindere dalla pubblicazione. Scrivere è autoanalisi continua e gratuita. Può solo fare bene. E leggere, ovviamente. Per concludere posso dire che sono passato dall'essere letto da parenti e amici, inizialmente, ad essere acquistato, letto ed apprezzato da un piccolo pubblico di lettori. Non ho certo vinto la sfida lanciata alle companies editoriali ( ho comunque rifiutato proposte editoriali da case editrici medio-alte che volevano pubblicarmi gratis-ma io sono un uomo libero, di vincere o perdere, vivere o morire), ma mi sono tolto la soddisfazione di spegnere sorrisetti ironici ad un bel po' di coglioni.

martedì 21 settembre 2021

Diario settembre 2021

 Impara ad affliggerti che a godere anche i coglioni sono buoni, dice piu' o meno lo scrittore russo Erofeev. Quanta verita in questo aforisma. 

Sto rileggendo di Diario di Anna Frank. La tredicenne tedesca scrisse un bellissimo diario prima di morire di tifo in un campo di concentramento in Germania. Resta uno degli scritti fondamentali sulla persecuzione degli ebrei da parte dei tedeschi. Avete letto bene. Tedeschi. Non nazisti.  La famiglia di Anna Frank si rifugio'prima in Olanda e poi quando l'Olanda fu invasa dai tedeschi trascorse del tempo in un nascondiglio con la sua famiglia e con un altra. Scoperti furono deportati in Germania. Ne consiglio vivamente la lettura, di questo Diario. Anna immagina di scrivere ad una sua amica immaginaria, Kitty. Ha 13 anni e le piace leggere. Non ama la matematica ( anche io non l'ho mai amata). E' corteggiata da ragazzi piu' grandi e spesso gli adulti o gli insegnanti la rimproverano perche' chiacchiera molto . Racconta che agli ebrei era proibito tutto : andare in tram, possedere una bicicletta, mangiare un gelato in un bar qualunque, andare al cinema. Tutto. Praticamente prigionieri prima di essere prigionieri. Ma lei non perde mai il sorriso e la leggerezza dei suoi 13 anni.  Scritto in modo semplice ma efficace, a tratti geniale...sarebbe diventata una grande scrittrice se i tedeschi non l'avessero fatta morire di tifo in un campo di concentramento . Oggi c'e' chi si permette di stampare la sua foto in bianco e nero su striscioni ultras per dare degli "ebrei", come forma d'offesa fra tifoserie. Se qualcuno si chiede a cosa serva la cultura in un epoca in cui un palestrato televisivo puo'andarsene in giro con una Bentley senza aver mai letto o studiato niente , be' leggete il Diario di Anna Frank e troverete una possibile risposta. Serve a testimoniare. Serve a dire io c'ero. Serve a spiegare che puo succedere ancora. 


Dieci anni fa fondavo su Facebook  un gruppo di letteratura dedicato  a Bukowski.  Oggi mi sono dimesso da amministratore. E nel farlo ho scritto sul gruppo di circa 20 mila iscritti le mie motivazioni:

"Ho deciso di dimettermi da amministratore di questo gruppo. Avevo fondato questo gruppo anni fa per parlare del poeta e dello scrittore Bukowski. Ho visto nel corso del tempo uno svilimento, una frantumazione, una parcellizzazione aforismatica del grande scrittore americano, inaccettabile... tanto che immagino che se fosse vivo avrebbe vomitato. Frasi associate a foto di donne nude ipermoderne che stanno a Bukowski come  una bicicletta a una trota. Una continua banalizzazione. Solo ogni tanto qualcuno posta delle cose belle e ne commenta altre. Per loro mi dispiace, ma la maggior parte degli iscritti al gruppo cercano l'anima gemella o di farsi una sega all' ego con la mano di uno scritto di Bulowski. Sia ben chiaro, la liberta' e' libera  ma anche io lo sono. E sono libero di sentirmi disgustato da tanta pochezza, da tanta superficialita', da tanta  violenza...e' come se i libri di Bukowski, guardando molti post, fossero stati bruciati. Non me ne frega niente di cosa pensate, non sono qui ne' per candidarmi alle   elezioni ne' per vendere libri.  E' solo che non era lo scopo che mi ero prefissato, per questo gruppo.. Naturalmente il gruppo continuera' ad esistere . Finche' lo vorranno gli altri amministratori da me nominati. Buona fortuna a tutti.  E senza il benche'minimo rancore da parte mia per nessuno. Ognuno e'arbitro della propria  presunta intelligenza. Sottoscritto compreso . Non sono migliore di nessuno, ci mancherebbe. E' che non mi sento in sintonia con lo spirito che e'andato acquisendo il gruppo da me fondato.

Ps: Anche io so essere leggero e amo le cazzate. Ma essere leggeri non vuol dire sorbirsi necessariamente montagne di aria fritta. Non vorrei che la mia anima prendesse il colesterolo ...



 

venerdì 17 settembre 2021

Suicidi dei minorenni

 L' Italia negli ultimi tempi sta assistendo ad un fenomeno nuovo: i suicidi. E sono suicidi di giovanissimi, spesso minorenni. Abbiamo sempre sorriso beffardamente noi dei paesi occidentali di cultura latina riguardo agli scandinavi. Provvisti di uno stato sociale che garantiva tutto lasciando i propri cittadini in un agio cosi' totale da indurli al suicidio . Ad avere tassi alti del numero di suicidi, per noia, dicevamo. Perche' non dovevano lottare per ottenere qualcosa. Questa indigestione dei diritti, secondo i fans dei liberismo sfrenato , produceva infelicita' e aumentava i suicidi. E' di questi giorni la cifra diffusa dai mass media di 4000 minorenni suicidi in Italia in un anno. E un conseguente aumento di suicidi di minori in tutto il mondo. Le motivazioni addotte dalle schiere degli specialisti parlano di covid 19, di crisi economica ed altro. Nessuno o pochi isolati illuminati centrano il punto. E parlano di dittatura della civilta'dell'immagine. Io propendo per questa tesi. In un mondo dove gli stereotipi di bellezza vengono costantemente diffusi da media e social e in cui si propone la bellezza stessa, quella che propongono loro, come primo gradino della scalata che porta al successo, spesso  nei giovanissimi si produce un senso estremo di inadeguatezza alla vita. A cio' si aggiunga  l'assenza totale delle tutele genitoriali di genitori  pesantemente impegnati nel lavoro o in ulteriori scalate al successo vieppiu' economico, nonche', nella maggior parte dei casi, in strategie appena di sopravvivenza e di insegnanti poco attenti, spesso perche si trovano a dover gestire scolaresche di numero esorbitante , che ecco che viene facile per i nostri ragazzi rifugiarsi nell'isolamento dei telefonini , dei tablet e compagnia bella. Un isolamento che nel mentre da'sicurezza in virtu' di una virtualita' che ti illude di scegliere migliori amici e migliori fidanzati illudendoti in questo modo di aggirare gli ostacoli della vita reale- nel momento in cui nella virtuale, di vita, ti sembra di navigare in una bolla di successo e di popolarita'- induce un isolamento dell'anima, dello spirito,  che spesso sfocia in gesti estremi. E anche non essere " in" sui social porta alla diffusione di una cultura dell' inadeguatezza che finisce per spingere i giovanissimi ad atti estremi arrivando a spettacolarizzare il pericolo corso o addirittura a mettere  in rete le immagini del proprio suicidio, per interposta persona, s'intende. Che societa' e' questa dove gli inventori e i propugnatori di internet, quelli di Cupertino, come direbbe dispregiativamente Crepet, traggono profitto dallo scarico in rete di immagini di suicidi in nome della liberta'd'espressione. Si tratta di una liberta di espressione da ebeti, la loro, sghemba e zoppa e comoda, nel momento in cui genera profitti elevatissimi. Che consentono  a questi signori vite agiate infarcite pero' di opportune  proibizioni di un uso spasmodico dei social ai  propri figli. Cui suggeriscono di dedicarsi ad altro. E' pura schizzofrenia. Il capitalismo non temperato da regole e' pura schizzofrenia. Fare profitti sulla pelle degli altri affittando chiavi inglesi o servizi non cambia la sostanza . E fingere di non  essere consapevoli dei danni inflitti n on e'un alibi buono per tutte le stagioni.

lunedì 13 settembre 2021

Ros

 Si chiamava Ros. E che io sappia si chiama ancora cosi'. Anche se non ho proprio idea di dove sia andato a finire. E se vogliamo questo e'proprio il suo stile. Ha superato i sessanta, quasi verso i 70. Lo conobbi piu' di trent'anni fa.  Jeans, camicia hawaiana, capelli lunghi, perenne sigaretta incollata al labbro. Lo conobbi perche' si innamoro' di una mia amica d'infanzia. Una moracciona anticonvenzionale che studiava Scienze politiche come me. Per starle accanto mise in piedi in quattro e quattr'otto un negozietto di bigiotteria . Lo andavo a trovare spesso, nella zona storica di Ostuni, a fianco ad un bar famoso che aveva preso il nome da un famoso cantante lirico di quei lidi: Tito Schipa. Interi pomeriggi in cui assistevo a lezioni di vendita di un bene voluttuario, la bigiotteria. Ma la bigiotteria era una scusa. Le donne volevano parlare con qualcuno. Volevano qualcuno che le facesse sentire importanti anche solo a bersi l'inganno di frasi come : guardi questa collana come la sfina e la ingentilisce-davanti ad uno specchio che aveva il potere di rinpicciolirti- guardi come la rende intrigante. Cose cosi'. Ros aveva vissuto mille vite in mille posti diversi. Era di Poggio Marino, credo. Campano quindi. Ma aveva vissuto a Bologna dove aveva conosciuto un altro grosso esponente della vita di strada : Beppe Maniglia, un culturista vegetariano che suonava in strada con la chitarra elettrica brani di Santana e faceva esplodere borse d'acqua calda con la forza dei respiro. E di Bologna aveva preso l'accento e la spocchia cittadina di quando si viene a contatto con la provincia. Una provincia dei sud. Soccia, raga', quando accendi il gas anche il fuoco qui va lento, diceva a volte. Ed era stato a Roma, dove aveva lavorato in un negozio di import-export di vestiti con Bali e Thailandia. Il suo socio era un ex di Autonomia operaia che aveva finito per tifare Lazio. A Roma era noto come Ivano. A Bologna come Ros. Credo fosse il diminutivo dell'archetipico campano Rosario. Ad Ostuni alloggiava in una casupola del  Centro Storico, quartiere Terra. Per lui era la dimora piu fantastica del pianeta , perche'ha finestra dava sulla marina di Ostuni, con la sua spianata di ulivi secolari che parevano un esercito di giganti millenari a difesa delle murge. Li' a lume di candela leggeva Castaneda e Kerouac. Due autori che gli avevano tracciato una via per la vita.  Castaneda si sposava perfettamente con la sua spiritualita' partenopea. Kerouac gli aveva insegnato che l'importante era andare. Non importava dove, perche' se non sapevi dove stavi andando poteva pure essere meglio. Cosi almeno non potevi perderti. Poi l'amore fini' e lui che era uno che viveva per amore e d'amore, uno per cui l'amore veniva sopra ogni cosa e soprattutto in barba a qualsiasi convenzione sociale, impazzi' dal dolore. Segui la sua bella a Bari, dove lei si era trasferita con la scusa dell'Universita' . Ogni giorno, da Ostuni, prendeva il treno  con una valigetta piena di bigiotteria al seguito e scendeva a Bari . Faceva il giro delle gioiellerie e vendeva la sua mercanzia. Era bravo a vendere perche' vendeva la sua simpatia, la sua fantasia , la sua arte di far vivere i sogni. Ma l'amore fini' dei tutto . Non per lui. Resto' ancora un anno  circa vivendo onestamente di onesti espedienti. Poi quando capi' che era finita se ne ando' a Roma. Che per lui c'era sempre un posto nel negozio di import-export dei suo amico . Lo rividi dopo anni. Mi telefono dicendomi che voleva presentarmi la sua nuova fiamma . Era venuto in vacanza con lei da qualche parte nella marina di Carovigno . Era una mattina d'estate e li raggiunsi in un bar sul mare. Ci abbracciammo.  Lei era bellissima. Ed era la fotocopia gemella della mia amica. E'incredibile l'amore cosa puo' produrre. Crea bellezza ma anche inganni. Era ancora innamorato della mia amica . Ma cosi' tanto innamorato da essersi legato per sempre a quell'immagine cercata e trovata in un altra donna. Ma non fece in tempo a dirmi di non sottolineare quella somiglianza che mi sfuggi' di farglielo notare. Stetti molto male per quella gaffe, per molto tempo. Ma lui non me lo fece mai pesare. Perche' era buono come un pezzo di pane. E io mi sono sempre legato in amicizia con i pezzi di pane e mai con i pezzi di merda...che tanto piacciono  all'italiano medio ammiratore dell'uomo forte. Non lo rividi piu'. Sono anni che non lo vedo. Lo immagino all'inseguimento dell'amore, l'ennesimo, rischiando sempre tutto senza raccogliere quanto dovuto e ambito nel modi in cui lo vorrebbe lui. Senza vestirsi in giacca e cravatta per fregare il prossimo con titolo di studio e belle parole.  Ma con gli occhi del malocchio a chi gli vuol male, nel ricordo di Castaneda. E sempre in movimento.  Come Kerouac. Perche'se ti muovi sempre anche se le persone cambiano e tu no, c'e' sempre la speranza di ritrovarsi sempre. Come ha scritto Castaneda in uno dei suoi libri, la vita di uno sciamano o di un guerriero dello spirito ha una ricapitolazione  , ad un certo punto. Devi incontrare i vecchi amici e scusarti con loro. Beh, Ros, questa e' una delle cose che faro' anche con te. Anche se non sono uno sciamano.Per quella volta in cui me ne potevo stare zitto e invece ti ho.lasciato in balia del fuoco amico. Di lei che dice, hai visto? Pure lui dice che assomiglio a lei!  



sabato 11 settembre 2021

Diario di settembre. 2021

 Sfoglio le pagine di un quotidiano : Il messaggero. Leggo velocemente alcune notizie che mi colpiscono. E non posso fare a meno di fissare nella testa alcune considerazioni. Rita Amenze, giovane nigeriana sposata con un italiano, bel vicentino, viene uccisa con 4 colpi di pistola dal marito. Sotto gli occhi delle colleghe operaie, poco prima di andare al lavoro. Voleva lasciare il marito. Migliaia di chilometri percorsi, pericoli corsi a iosa, traversate di deserti e mari, per poi morire alla vigilia di un sogno di normalita'. Che senso ha tutto questo nella mente di un credente? Certo, ci sono state italiane uccise da gente venuta da altri paesi che si e'macchiata di crimini orrendi. Ma Dio e'uguale per tutti e per tutti era distratto. 

Seconda notizia : la finale degli Us Open di tennis femminile chiosa il compimento della rivoluzione copernicana del multietnicismo come cifra inevitabile del futuro dell'umanita'. Rofriguez contro Raducanu. Poco meno che ventenni. La prima, canadese, padre equadoregno e madre filippina. La seconda  di padre rumeno e madre cinese. Ed e'inglese . Non e' il fallimento, se ce ne fosse ulteriore bisogno del teorema dall'intelligenza superiore delle razze cosidette pure? Lo sport non fa sconti a nessuno, vince il piu'forte  e il piu'intelligente. Nella motricita' del tennis e nella gestione psicologica della performance, c'e' intelligenza, io credo. Chi nasce in un paese e' di quel paese. Avete mai ascoltato un'intervista a Jorginho, recente capitano della nazionale di calcio? Non c'e' niente di piu' genialmente, furbescalente e levantinamente italiano di quello che dice e di come lo dice. Vengono a rubarci lavoro? Ci riconsegnano ad una dimensione piu' umana...che avevamo perso...quando vedi uno straniero occuparsi dei tuoi genitori anziani, capisci che l'umanita' e' aiuto reciproco. 

Ps: nell'Ungheria di Orban, razzista e omofoba c'e' uno scrittore, Esterhazy, che ha avuto il coraggio di dire : contro questo abominio ci vuole uno shock : un presidente della Repubblica donna ebrea e lesbica. 


Per gli 82 anni di Batman esce un albo in cui il nostro inneffabile uomo pipistello che ha allietato le nostre infanzie , viene ritratto in azione in molte capitali del mondo. Roma compresa. Per la prima volta lontano da Gotham City. Peccato che nell'episodio tedesco sia alle prese con un Joker terrorista pro causa climatica. Viene quasi da tifare per Joker. Del resto Eduard Limonov , scrittore russo, ha sempre detto di preferire il principe del caos all'uomo pipistrello miliardario giustiziere per noia. E anche questa puo'essere una lettura interessante della questione. Dall'ordine eccessivo cosa puo' nascere, se non disordine. 



mercoledì 8 settembre 2021

Diario di settembre 2021

 Nel tempo libero leggo. Cos'altro potrei fare ? Sono abituato cosi'. Éduard Limonov, scrittore russo, trascorse 4 anni in un carcere di massima sicurezza per un accusa di tentato golpe in territorio kazako e nella prefazione del suo libro  Il trionfo della metafisica, leggo che durante il soggiorno nelle foreste di quelle lande traeva conforto dalla sua laconica Guida che citava Lao Tze e massime ricavate dalla frequentazione di un tipo di buddhismo di ascendenze sciamaniche. Ecco qualcosa da approfondire, nella ricerca di risposte alle domande sull'immortalita' dell'anima o sul fatto se qualcosa di noi sopravvive, se quei 21 grammi in meno dei nostri corpi dopo la morte contengano  o meno l'anima che trasmigra non si sa dove. 

Nel libro del monaco zen buddhista nipponico, Rinosuke  Koike , Felici senza Ferrari, il bonzo ci racconta che per i buddhisti la vita e'sofferenza, per cui conviene convivere con essa evitando gli scoppi di felicita' eccessivi, per non sbilanciare l'anima quando ci sara' da confrontarsi con il dolore. Sara'per questo che i giapponesi sembrano sempre cosi' compassati? Io aggiungo che bisognerebbe andare in ferie qualche ora al giorno tutti i giorni. Per sopportare meglio gli urti della vita. Loro meditano. Noi occidentali dovremmo concederci degli agi. O meditare a nostra volta. E comunque leggere o meglio scrivere sono ottime forme di meditazione. 

Passiamo a Nietzsche. Il filosofo tedesco ha inventato una formula di scrittura frammentaria e aforismatica. Mi si perdoni l'ardire, fatte le debite proporzioni, potrebbe aver inventato anzitempo , un tipo di comunicazione affine a quella dei nostri tempi. Solo piu'alta e vaticinante. E anche questa considerazioni me la porto a casa come prodotto di una chiacchierata col lui. I libri in fondo sono l'estensione scritta dei pensiero dei migliori uomini di ogni epoca . Le eccezioni mettetecele voi. E ce ne sono parecchie. Io dico sempre che ci vuole piu'rispetto per l'Amazzonia, se si continuano a stampare libri utili solo alla vanita'di chi li scrive. E lasciamolo legato fuori dal supermercato, questo ego, in luogo della trasmissione di cose utili persino all'animo umano. 

15 minuti di ginnastica mattutina...Mangio una volta al giorno e la sera frutta. Guardo la tv ma solo lo sport : in questo periodo Europei di volley e qualificazioni ai mondiali di calcio. Lo sport non richiede troppa concentrazione. E in linea di massima vince quello che e'stato piu'adatto a farlo. Non necessariamente il piu'forte. Come accade in natura. 

A volte vedo qualche film. Mai talk show politici o trasmissioni nelle quali i virologi si atteggiano a superstars ( stiano piu ' in corsia ). Mi fido dei medici, in generale, ma molte cure ce le dobbiamo somministrare noi da soli alle nostre anime malate. E sono cure spirituali. In giro c'e' piu'gente dignitosa di quanta pensiamo ce ne sia...a dar seguito a minoranze chiassose colme di nientitudine. 

Ultima considerazione su Celine.  Ecco lui ha portato il parlato di strada su carta stampata. E'stato uno dei primi. Ecco io vorrei essere piu'semplice nello scrivere. Vorrei riportare per iscritto le cose che dice la gente comune. Che spesso dice cose geniali senza accorgersene. Sta al lettore farle diventare come scolpite su marmo.

Continua 


venerdì 3 settembre 2021

Gli anziani nella societa'contemporanea neoliberista.

 La condizione degli anziani nelle societa'a capitalismo avanzato e'drammatica. Essi non esistono. Gestiti attraverso delle strane figure mediche retoriche chiamate Linee guida. Ne accenno nel mio apologo morale Nonno Cosmico, un racconto lungo in cui un novantenne che vive nella periferia ovest di Milano, con sua figlia e un genero cafone genuflesso ammiratore del berlusconismo, tenta con l'ausilio della saggezza di una vita vissuta di impartire un' educazione dignitosa ai suoi due nipoti. Spesso gli anziani nelle nostre societa' non possono essere gestiti ( che brutta parola) in casa perche'il lavoro, la produzione sovrasta tutto, incombe su tutto, dittatrice sulle vite di tutti. Inevitabilmente. Per cui, detto in parole polvere, chi ha piu'soldi cerca di assicurare ai propri genitori, un tramonto della vita assistito a livello sanitario anche piuttosto bene. Della serie occhio non vede cuore non duole. E cosi la propria coscienza e'salva anche al prezzo di un'assenza che emozionalmente ad un anziano genitore occorre piu' che un paio di bravi e ben pagati Operatori Sanitari. Chi non ha soldi si barcamena, soffre, finisce per perdere il lavoro per assistere i propri genitori tentando di ricambiare quanto questi hanno fatto per loro. Spesso per poi dopo, una volta scomparsi i genitori, restare senza lavoro e senza pensione. Dal momento che gli stati moderni continuano a tagliare queste spese sanitarie definendole, in concreto, come voluttuarie. E' drammatico, ripeto. In uno studio pubblicato in un libro dal titolo Invecchiare, scritto da un giovane antropologo, Jacopo Favi, che studia i processi di invecchiamento e la loro gestione in ambiente urbano ma anche rurale in Africa e precisamente  in Ghana , si afferma che gli anziani in quel paese africano sono gestiti a turno non solo dal proprio nucleo familiare ma anche da vicini di casa e da gente dei quartiere. Conferendo ad essi maggior conforto, migliori sicurezze e un corredo di attenzioni che li fanno sentire membri attivi della societa' garantendone un invecchiamento rispettoso e dignitoso. E nel testo Sul sentiero di guerra, ed Feltrinelli, Capo Orso in piedi dei Sioux Lakota , scrive che gli anziani della sua nazione indiana fino alla fine e indipendentemente dalle proprie condizioni di salute sono curati, venerati, e considerati e la loro parola e'ascoltata con rispetto. Come vedete ci sono state epoche e contesti sociali e antropologici in cui vigevano sistemi di vita che se ne infischiavano della produzione di beni e servizi al limite della sovraproduzione privilegiando invece il fattore umano e la qualita' della vita. Epoche e contesti in cui i cellulari non c'erano o sono usati come lampadine tascabili in luogo di strumenti di morte spirituale...come si verifica in quelle famiglie contemporanee in cui si assiste alla morte di qualsiasi livello di comunicazione interfamiliare in luogo di scambi virtuali, persino nei saluti di circostanza scambiati da una stanza all'altra nella stessa dimora su piattaforme social come whatsapp.  E' la societa'consumistica neoliberista e il suo continuo fondarsi sulla reificazione, sulla  cosizzazione il vero male dei nostri tempi. E ci vuole un bel coraggio a definirsi societa'superiore o evoluta. Evoluta su cosa? Perche' ha il pallino degli affari su ogni aspetto della vita umana? Perche'riesce a trasformare un problema in opportunita'? Perche'ha creato un mercato sulla gestione degli anziani in assenza dei figli che lavorano ? Le societa' cosiddette primitive hanno molto da insegnarci e molto da farci vergognare. Persino i medici, quelli di oggi, che non sanno diagnosticare nulla senza prescrivere costosi esami strumentali( imprenotabili come tempistica nel pubblico)usano i pazienti anziani come galline dalle uova d'oro prescrivendo cure al limite dell'accanimento terapeutico o sbrigando le loro visite con laconiche frasi dei tipo, ormai la sua vita l'ha fatta. Perche' hanno subito dopo un altro paziente da invitare in studio privatamente in nero cash. Persino loro sono diventati gli aguzzini di questo sistema neoliberista all'insegna del tutti sono utili finche'sono utili  ma nessuno e'indispensabile . La civilta' e' sorta quando il primo uomo primitivo si e' preso cura di un suo simile che si era fratturato il femore. Fra gli animali non avviene. Anche se non sempre e in relazione alle attitudini motorie. Ecco perche' chi inorridisce per i talebani,  e giustamente, forse dovrebbe chiedersi se il pulpito da cui parla non sia magari invaso dai tarli.