giovedì 5 ottobre 2023

Il libro della pioggia, Martino Gozzi.


Il libro della pioggia, Martino Gozzi.

Il mio carissimo Gian Maria Garuti, che fra le sue tante virtù ha quella dell'essere uno scopritore di libri belli, giorni fa mi ha dato da leggere un paio di libri. Non avevo molta voglia di leggere libri che non mi ero procurato da me, ma un pò per rispetto del fiuto letterario di Gian Maria, un pò per curiosità, ho iniziato a leggere questo libro di Gozzi. L'autore , si legge nella quarta di copertina, è oggi direttore della scuola di formazione di scrittori Holden di Torino, e io, prevenuto come sono come lettore e per la mia veneranda età, ho alzato le orecchie come un cane che avesse fiutato il pericolo. Pericolo di autoreferenzialità, pericolo di testo a corredo di una carriera di docenza. Ma ho iniziato a leggerlo. Il mio coinvolgimento è stato lento. Gozzi, originario di Ferrara, narra in questo racconto autobiografico di generazione, l'autore ha superato da poco i quarant'anni, dei suoi trascorsi di traduttore e poi di scrittore non di grande successo, per le poche migliaia di copie vendute dei suoi libri ( ammesso che il successo in letteratura sia dato dal numero delle copie vendute). Sposato con Nina, una figlia, Clementina, l'io narrante autobiografico dell'autore ci trasporta in una storia personale che ha per protagonista assoluta, la morte di un amico, Stefano, un rocker emiliano, che tentava di scalare le vette di un possibile successo in campo musicale e che ad un certo punto della sua giovane esistenza viene colpito dalla leucemia. Mentre Stefano combatte il suo male, Martino (l'autore), va avanti con la sua vita. Cambia città, da Ferrara a Torino, per lavoro e si confronta con problemi di coppia e la gestione di sua figlia. Martino è ossessionato dal controllo, o meglio, dall'avere tutto sotto controllo, dalla necessità assoluta di tenere tutto insieme, sobbarcarsi i problemi di inserimento nel lavoro della sua compagna, la malattia dell'amico e soprattutto dalla necessità esistenziale di stare al mondo per aiutare e proteggere gli altri. Il racconto procede per flash back, con ricordi vividi di ore passate con Stefano a parlare di musica, di concerti storici vissuti insieme, ed altro e conversazioni con la piccola ma curiosissima figlia, Clementina. E mentre Stefano lotta contro la leucemia, Martino riceve una mail da Valeria, sorta di assistente di malati oncologici in un ospedale bolognese, il Malpighi. Gli chiede se sia possibile organizzare dei corsi di scrittura per i degenti del centro di cura. Martino non crede alle coincidenze ( e neanche io). Dopo un'iniziale perplessità, come può la scrittura curare o, addirittura, guarire dalle malattie, si chiede, infine accetta. Ed entra in un mondo di dolore ma anche di ricchezza di rapporti umani, che iniziano a scardinare questo suo celeberrimo controllo delle emozioni, questo pudore nel manifestarle, che gli deriva, tra le altre cose, da un'errata percezione della sua ammirazione per Obama, lo staff del quale aveva inventato il celeberrimo motto "No Drama. Obama" ( si cita nel racconto l'episodio in cui Obama dice ad un uomo della sua diplomazia che si era presentato non sbarbato in una insostenibile conferenza stampa di farsi la barba. Perchè anche nelle difficoltà estreme, bisogna essere professionali). Il libro va avanti per rimandi, con scene a volte commuoventi e toccanti, altre volte lasciando spazio alle idiosincrasie dell'autore, per i supermercati, ad esempio, il banco carni degli stessi in primis...e di altre sue ( e di Stefano) qualità peculiari riguardanti virtù salutiste, del non bere e non fumare, ad esempio. La scrittura è semplice, eppure intensa, genera emozioni e serenità, al tempo stesso, e una sorta di catartica accettazione del fatto che la morte fa parte della vita e che la scrittura, se non ti salva dalla morte, mentre stai morendo, è un appiglio necessario per chi sopravvive. E comunque la scrittura serve a dire quello che non riesci a dire a parole e magari chiude i conti emozionalmente con chi ti sta intorno. Per non lasciare niente in sospeso. Che pure lo stesso resta. Be' devo dire che questo è uno dei più bei libri letti di recente,( ed è un autore italiano, finalmente), leggendo il quale l'autore mi ho percepito , con la sua spietata sincerità verso se stesso e verso gli altri e la sua autenticità narrativa, sfiorata appena dalla fiction letteraria, mi ha fatto capire che la sua passione per la scrittura e la sua ossessione nel voler diventare scrittore merita di essere premiata...se non altro per questo riuscitissimo romanzo. Complimenti Martino Gozzi.