mercoledì 30 novembre 2022

Resistere resistere resistere

 Ostuni, Porto di Villanova. Ho sempre un rito quando vado ad Ostuni. In macchina vado spesso fino al porticciolo di Villanova. Parcheggio davanti alla Lega Navale. Poi faccio due passi a piedi sul molo. Il molo o diga o frangiflutto, dalla parte del mare è costituito da grossi massi accatastati gli uni sugli altri che digradano dal molo vero e proprio, grosso parallelepipedo in calcestruzzo armato, sul mare, per tre o quattro metri circa. Alla fine del molo c'è un piccolo faro dipinto di rosso. Poi il mare e di fronte a quella porzione di mare, in orizzontale, un altro molo, più lungo, che termina a sua volta su un altro piccolo faro di metallo di colore verde. Su questo molo di solito scorgo dei cormorani che di quando in quando con le loro nere silouette da anatidi che paiono incrociati ad avvoltoi gipeti si librano in volo, per planare, poco dopo, in qualche anfratto del porto-affollato di piccoli yacht e imbarcazioni da diporto-per poi immergersi a caccia di pesci. Fino a pochi anni fa avevo sempre pensato che i cormorani fossero uccelli di paesi lontani o tropicali da ammirare nei documentari mentre vengono sfruttati da furbi pescatori che ne bloccano il collo con lacci di cuoio prima di mandarli a pescare per loro. Di modo che siamo costretti a consegnare il pescato ai loro "padri padroni". Più accosti a molo che percorro in questa giornata ventosa domenicale, due pescherecci su cui sono di solito ammonticchiate delle reti, vedono sovente alcuni pescatori seduti ricurvi sulle reti, a rammendarle con quel gusto da ricamatrici che traspare dalle espressioni dei visi abbronzati dall'effetto specchio abbronzante del mare. I pescherecci azzurri e lignei, un pò consunti intorno all'incavo del natante mostrano nomi scoloriti di nonne, zie, mamme o figlie, di questi marinai di cabotaggio. Spesso scambiano qualche parola con qualcuno che passa, che magari li conosce, con cui sono amici. Si lamentano che non c'è più pesce. Mi chiedo se magari possa dipendere dal fatto, rammendandosi sempre più strette le maglie delle reti, che esse non lascino più sfuggire i pesci di piccole dimensioni che non arrivano nemmeno a riprodursi. Penso a quelle maglie come alle stesse, strette, di un altro tipo di rete che ti dà l'illusione di poter diventare qualcuno anche solo nel vederti nell'atto di comprare qualcosa, perso in questo finto benessere che fa dimenticare te, pesce piccolo, di riprodurti. Incontro A. Fisico da canoista, di mezz'età, occhiali da vista. Ispettore addetto al controllo della diffusione della Xylella. Ci conosciamo da una vita. Ci salutiamo con affetto. Ogni tanto ci incontriamo e ci scambiamo pareri, impressioni, più solitamente racconti di vita. Chi svolge un lavoro come il suo ha il polso antropologico del territorio. Mi racconta brevemente come si infettano gli ulivi millenari, mentre siamo in piedi, davanti alla Lega Navale, sullo sfondo dell'antico castello angioino consunto dalla salsedine e roso dalle piogge. La Sputacchina, dice, è un insetto minuscolo. Si sposta da una pianta all'altra. E' questo che praticamente si nutre della linfa grezza delle piante, aspirando con la linfa stessa anche il batterio della Xylella. E' così che si propaga. Poi i batteri della Xylella formano un gel nello xilema ostruendo il flusso dei nutrienti liquidi attraverso i vasi linfatici, bloccandone la nutrizione. Ed ecco perchè la pianta secca. Ma Sputacchina è un nome gergale o dialettale? Chiedo da perfetto ignorante in materia. No, si chiama così...in italiano...certo ha anche un nome scientifico. La sputacchina, dico, si è messa ad attaccare l'ulivo, ma prima non lo faceva? Buona domanda, ammette. Prima attaccava altre specie tipo la vite o l'oleandro...Poi l'uso indiscriminato dei pesticidi chimici, ha spostato i suoi interessi sugli ulivi. Alle specie, se gli togli da mangiare determinate cose poi per nutrirsi si abituano a mangiare altro. E' una legge di natura. Ecco, dico, è sempre colpa dell'uomo. Be', fa, è normale...il riscaldamento globale sta producendo l'avvistamento di specie animali aliene, cioè, voglio dire, normalmente tropicali...ora le trovi nel mediterraneo. Come pure i nostri cieli sono solcati dal volo di pappagalli verdi. E pensare che trent'anni fa, immergendomi per fare il bagno da qualsiasi punto della costa, dico, il fondale era costellato di miriadi di ricci...Già, dice, tra l'indignato e il rassegnato...ma lo scempio non è finito! Il polpo, continua, ormai costa trenta quaranta euro al chilo. E ci sono gruppi di persone organizzate, specie baresi, lo devo dire, ma non solo...be' si mettono insieme, si organizzano a squadre con gommoncini, di notte, da una parte all'altra della costa, metro per metro...non lasciano nemmeno un polpicello...e già che quelli sono ancora più saporiti e i ristoranti li pagano di più...Ma che gente è? Chiedo. Gente apparentemente normale. Molti hanno già un lavoro. Nel tempo libero e nei week end si organizzano per tirarci fuori un altro stipendietto vendendo i polpi in nero a ristoranti o privati...E la sensibilità ambientale? Questi dove ce l'hanno, dico. Non pervenuta, taglia lui secco. Si è fatto tardi e vorrei restare con lui a parlare ancora un pò, ma vedo che è di fretta. Ci abbracciamo affettuosamente.Gli dico di porgere i miei saluti ad amici comuni. Prima di congedarci gli chiedo, ma come fai a resistere a tutto questo scempio. Non lo so neanche io. Sento che lo devo fare e basta...ed è la miglior risposta che potesse mai darmi un resistente di qualsiasi tipo...

giovedì 24 novembre 2022

Sul molo di Villanova

Dai quaderni scritti a penna...

Sul molo di Villanova, Ostuni.

Sul molo di Villanova, in lontananza osservo il mare con le sue lievi increspature generate dallo scirocco e mi sembra la pelle dei vecchi, in alto le nuvole mi paiono fantasmi di saraceni che osservano la terra, questa terra, di lassù, Allah è grande, ne è testimonianza quello che vediamo da quassù, il suo creato, quella terra un tempo visitata per mezzo di razzie da cui non ci riesce a staccare e dalla balconata delle nuvole di quando in quando si affacciano per rimirare quella terra bellissima il cui loro lascito scorgi appena negli occhi scuri e profondi delle donne ostunesi, che quando ti lanciano sguardi in tralice sembrano lame di coltelli in volo verso di te davanti ad un muro di legno d'olivo su cui si infilzano lasciando il segno della tua sagoma al centro...Fumo fiori di Carmagnola e osservo il mare tendente al grigio o al verde a seconda degli sguardi del sole che gioca a nascondino dietro le nubi....Di fronte a me una secca, distante dalle costa, strana solitaria enclave su cui un Cormorano si erge come un'antica lacera bandiera di pirati...ci osserviamo da lontano, io sul molo, sotto un piccolo faro dipinto di rosso, e lui lì, tranquillo, consapevole che non sono un Cristo e che non potrò quindi attraversare le acque per andare a molestarlo. Sul molo di fronte un altro faro verde con in cima una lampadina di luce intermittente che pare un gigantesco ET che a volte si illumina a volte no, a seconda che gli arrivino idee brillanti o meno...E tutto questo è pace, con me seduto strano Kerouac delle Puglie che di canadese ha solo la birra Raffo gelata posata in fianco...Pace assoluta, mentre ascolto le chiacchiere di un gruppo di cegliesi che mangiano la focaccia seduti su una panchina come su una tribuna ad osservare il cangiante spettacolo teatrale del mare calmo di scirocco...Lo sciaguattìo delle lievi onde sui lastroni di pietra a frangiflutto del molo di cemento...Pace, ciò che gli uomini non sanno apprezzare facendo guerre mascherate di ideologie il cui fine ultimo e nascosto è nient'altro che il profitto personale...Se ne stessero un pò tranquilli a guardare questo mare e la sua linea d'orizzonte, vi lascio il mio posto, mentre me ne vado via e dico alla famigliola seduta sulla panchina, con le loro bocche sapide d'olio d'oliva, bisogna riscrivere la canzone di Albano, Felicità è un bicchiere di vino con un panino, dico, Felicità è un pezzo di focaccia al pomodoro mangiato davanti al mare, un mare che cambia, di giorno in giorno, di ora in ora, a seconda del vento, il nostro vento salentino che ci insegna che solo cambiando vita non è un piatto rincorrersi di niente, ma può essere ben vissuta, in molti noi, non sempre noi stessi, eppure noi stessi...


martedì 22 novembre 2022

Il rispetto per il lettore

 Il rispetto per il lettore...

Sapete, è un bel pò che scrivo ed è un bel pò che pubblico libri. Non sono diverso da molti altri autori e sarei un bugiardo patentato se vi dicessi che il fatto di scrivere non c'entri con l'alimentare il proprio ego. Sicuramente all'inizio era così: condividere con altre persone le tue considerazioni, i tuoi pensieri, è una cosa che coccola il tuo ego come nient'altro al mondo. Specialmente in un'epoca in cui si legge poco e male. Ma con il passare del tempo è andata definendosi meglio che cosa significhi per me questa faccenda della scrittura. Lungi da me il pensare che la scrittura possa cambiare il mondo, già se riesce a cambiare te che scrivi ha raggiunto uno scopo da vetta himalayana. A volte mi chiedo se dovrei smettere perchè sono un autore di qualche centinaio di copie per titolo e che forse non vale la pena impegnare tutto questo tempo  che dedico, alla scrittura. Ma poi dentro di me penso...e il rispetto per i lettori? Il rispetto per i lettori, pochi o molti che siano è alla base del fatto di pubblicare libri. Henry Miller scrisse da qualche parte che scrivere una lettera ad un solo lettore potrebbe essere la forma dello scrivere più giusta e rispettosa per te stesso e per il tuo lettore. E sarebbe scrivere davvero, sul serio. I libri che pubblica uno come me, a causa del fatto che non sono un professionista che ha squadre di editor al proprio servizio, spesso presentano qualche refuso e qualche lieve difetto di impaginazione e non starò certo a dire, come scrisse Henry Miller in "Primavera nera", che gli errori di uno scrittore saranno materia per biografi o critici letterari. Perchè quando rileggi un tuo libro già stampato che presenta questi difettucci, i santantoni volano che è una bellezza...Mi piace pensare che i miei libri siano prodotti artigianali e che come tali presentino qualche sbavatura. E che il vero lettore apprezzi l'essenza del testo, e, in definitiva, il nitore filosofico del libro. Non arrivo a pensare che un mio libro con qualche refuso è come uno zaino rammendato che ti ha regalato il tuo migliore amico, affidandoti, con l'oggetto, un pezzo del suo cuore. Ma qualcosa di questo c'è. E c'è anche il sacro timore del successo, che se una volta il fatto che non arrivasse mi faceva stare male, con il tempo, e non, credetemi, nell'opinione che si farebbe una volpe che non arrivando all'uva dicesse che è acerba, oggi, lo benedico...per avermi infantilmente lasciato il piacere di dedicarmi alla letteratura senza essere diventato un operaio da catena di montaggio dello scrivere o un manager presenzialista televisivo. I miei libri così come li ho descritti hanno operato un miracolo, in me. Mi hanno fatto conoscere il cuore della gente che li legge, dei miei lettori. Che sono diventati miei amici pur senza conoscerli e frequentarli. Portare un libro ad un lettore e scrivergli la dedica al termine di una lieve o profonda chiacchierata mi ha fatto capire concretamente il significato di rispetto per il lettore e per lui come persona. Ed è per questo che continuerò a scrivere. Per il rispetto dei miei lettori. E per il rispetto di me stesso. Che più scrivo e più cambio. Abbandonando l'idea dello scrittore misterioso rinchiuso in una sua torre d'avorio dalla cui penna ( o tastiera) tutti debbono pendere, per regalare al proprio ego qualche istante di godimento strappato con l'inganno di volersi presentare come supereroi del pensiero....

giovedì 10 novembre 2022

Lezan

 

Lezan


Tempo fa conobbi una ragazza in metropolitana. E fin qui nulla quaestio. Il fatto è che lei era curda e si chiamava Lezan. Durante il viaggio verso la fermata della linea verde-metropolitana di Milano-Loreto, mi raccontò un po' di sé. Aveva girato il mondo, studiato arredamento ed ora era qui in Italia per amore. Parlava discretamente in italiano e come molte curde fumava-prima era all'ingresso della metro e chiedeva se lì si potesse fumare. Era davvero bella, due occhi nocciola chiari e un viso esotico. Sul metro e settantacinque, magra, mora, carnagione bianchissima. Le chiesi se conosceva il Kebap “Anatolia” in via Giambellino 15, a Milano. Perchè i proprietari sono curdi. Non lo conosceva. Io le dissi, conosco Salman, il titolare del Kebap ( da notare che si scrive e pronuncia Kebap e non Kebab, come diciamo di solito). Salman è in Italia da 22 anni e la carne che mette nei panini e nelle piadine è macellata secondo la tradizione Halal. E' l'unico Kebap italiano che fornisce carne di vitello macellata dai gestori del posto (e marinata ad arte), secondo il rito islamico, appunto, Halal, che consiste nella recisione della trachea dell'animale e nel suo completo dissanguamento. Secondo una stretta interpretazione del Corano, è proibito mangiare il sangue degli animali, infatti. Salman aveva risposto ad una mia precisa domanda circa la sofferenza dell'animale, dicendo che una volta recisa la trachea l'animale perde i sensi e non soffrre. Salman non si rifornisce di Kebap industriali i cui rotoloni contengono carne di tacchino e pollo ed equivarrebbero alla qualità infima della carne di un Mac Donald. O di altri kebabbari ( mi si perdoni l'orribile neologismo). Mi ha raccontato tutte queste cose tempo fa, mentre gustavo un panino kebap farcito della sua carne superbamente squisita, nel suo “Kebap”, in Giambellino. Dico tutte queste cose a Lezan. Si meraviglia della mia curiosità in materia e conferma che Salman e soci sono curdi mussulmani, se macellano in quel modo. Parliamo un po' della questione curda. I turchi li odiano particolarmente e non consentiranno mai, nonostante essi abbiano una propria lingua e proprie usanze differenti da quelle dei turchi, che diventino un popolo con un loro territorio indipendente. Anche perchè, dice, fieramente, noi curdi abbiamo una mentalità diversa. Però , dice , i primi nemici dei curdi sono i curdi. I politici curdi, afferma, sono tutti mafiosi, e il motivo per cui il Kurdistan non esiste ancora come stato indipendente, a suo giudizio, oltre che da influenze esterne, turche e americane ( gli americani c'entrano sempre), dipende dal fatto che questi tromboni che dirigono amministrativamente e politicamente la maggior parte dei curdi, hanno la bocca tappata dalle banconote dei notabili turchi e occidentali. I curdi hanno sconfitto l'Isis da soli ( l'Isis, dice, è una creatura americana, un passaporto per sparare e commerciare armi), con un tributo di sangue enorme e ora non possono neanche avere un proprio paese. Hanno cacciato gli estremisti islamici dal loro paese(che non esiste)-e molti dei combattenti curdi, fatto unico nel mondo mediorientale, erano donne, da qui il superodio-e ora non possono rivendicare la propria appartenenza ad un popolo, con una propria autonoma cultura ed un proprio autonomo territorio. Un'altra Palestina, in definitiva. Sono perseguitati dai turchi perchè praticano un islam più moderato. Molti di loro sono cristiani e alcuni altri praticano lo yazdanesimo, una religione che adora un dio Pavone, una specie di arcangelo che sovraintende ad altri e crede nella reincarnazione. Un culto assimilabile allo zoroastrismo o al culto mitraico degli antichi romani. Lezan, mi raccontò, era stata anche alcuni anni a Dubai. Mi parlò un po' della vita in questa città ipermoderna e islamica: sottoposta alle leggi islamiche, ma in privato tutti violano la sharia, la legge ortodossa islamica. Le autorità sono ipocrite, diceva, tollerano alcol e droga e tutto il resto. Solo che lo devi fare dietro le mura della città e mai in pubblico. Gli abitanti di Dubai fumano la dokha, in una sorta di piccola pipa. La dokha è un tabacco arabo mixato con l'aggiunta di cortecce ed erbe particolari. Ed ha un altissimo contenuto di nicotina. Viene fumato in piccole pipe di legno, ripete. Ma a lei non piaceva. Ride. Dice che provocava un ronzio alle orecchie, dopo un po' che ne fumavi. Meglio le sigarette. O niente, aggiunge sorridendo, come per voler dire che stava cercando di smettere. Mi disse che era sposata, con un italiano. E che per il momento andava bene. Perchè se n'era dovuta andare via da Berlino perchè un'altra storia era finita. L'amore aiuta, le dissi. Se non altro a sopportare meglio la vita. Giunta a Loreto fece per salutarmi abbracciandomi. Si scusò perchè non mi aveva lasciato raccontare nulla di me. Oh, non c'è molto da dire, le dissi, andiamo avanti in questa nostra vita aspettando la morte...cerchiamo solo di fare in modo che si sieda, mentre aspetta. Stanca di stare in piedi. Lezan sorrise. Sei un uomo strano, disse. Strano come? Chiesi. Strano brutto o strano bello? Ecco, adesso riconosco l'italiano, fece. Le porte della metro si spalancarono e lei uscì via, inghiottita dal gorgo dei passeggeri. Detti un'occhiata agli altri viaggiatori, in attesa di scendere alla fermata successiva. Erano tutti immersi nei propri telefonini.



domenica 6 novembre 2022

Al parco delle cave

 

Al parco delle cave


Domenica mattina, ore 9 circa, parcheggio all'ingresso del Parco delle Cave. E' un parco di vari ettari tra boschi, e corsi d'acqua che fa da corona a quattro invasi d'acqua artificiale ed è uno dei numerosi polmoni di Milano. Collocato fra i quartieri di Milano ovest, Baggio e Quinto Romano. C'è il sole, temperatura intorno ai 10 gradi, vesto in tuta e felpa, e indosso dei guantini da calistenica per gli esercizi ginnici ( quelli che riesco a fare, addominali e piegamenti sulle braccia). Non mi illudo di campare per sempre ma farlo sentendosi bene, attraversando boschi, immerso nei profumi autunnali, in mezzo a colori vividi, giallorossi ( come i colori del Lecce)di quando in quando, ti rende la vita più dignitosa. Inanello l'anello di asfalto che circolarmente cinge i bacini d'acqua trapuntati di anatidi semiaddormentati e mi metto a seguire due "sciure." Una più giovane, bassettina, gambe arcuate da andina ( ma è italiana) fasciate di tutta attillata, capelli scuri e l'altra più avanti con gli anni, bionda, con i capelli alla mi sono alzata adesso adesso. Chiacchierano mentre fanno andare gambe e braccia camminando svelte ( anch'io cammino, il tempo delle corsa è per me finito, ho la schiena piena di medaglie al valore di protrusioni sparse). La bionda sta dicendo all'altra ( con quel suo caratteristico accento da meridionale a Milano da quarant'anni che non si decide fra l'accettare il meneghino e lasciare per sempre l'accento originario finendo per parlare come Abbatantuono in versione en travestì), che sua figlia è andata in montagna e che le piace sciare. Starà lì tutto il week end. E lo dice come se fosse un mese. Invece sono due giorni. Che bello dice la mora, ha preso una multiproprietà? No, ha affittato un residence, sai, loro hanno una famiglia numerosa. Un residence...dice la mora, lasciando cadere la frase come per dire, fischia che spesona. Sai, con tre figli e un marito, e tutti i bagagli e i cambi d'abito, hanno bisogno di molte camere insiste la bionda. E guarda la mora come per accertarsi che stia schiattando adeguatamente dentro il suo piccoloborghesismo invidioso d'antan. I am the camera, scrisse Isherwood in Addio a Berlino. Registro tutto quello che vedo e ascolto ( mi ripeto, l'ho scritto altre volte). Gli scoiattoli mi corrono incontro non perchè la natura percepisca gli umani come amici, ma perchè sono abituati a ricevere cibo dalle mani di mamme che mostrano ai figlioletti come sono belli gli scoiattoli, sottotesto di un ragionamento tutto mio che mi faccio, vedi, figlio mio, basta dare da mangiare a qualcuno e te lo farai amico per sempre, potrai persino lasciare che si avvicini e schiacciargli la testa, che se invece fosse libero e dovesse procacciarsi il cibo da sé, percepirebbe gli umani come una sonora rottura di coglioni che invade il loro straordinario scenario naturalistico. Il mio passo è veloce e ogni tanto mi fermo vicino ad una panchina a fare flessioni. Poi riprendo, il sole si sta alzando e scalda. Qualche Joggers passa a passo strascicato, ansante della grossa e guarda l'orologio in continuazione, forse perchè è stanco di quella fatica e non vede l'ora di finire e fottersi i tortellini a pranzo o anche pensando, ecco a quest'ora a Rio de Janeiro starei seduto a bermi una caipirinha mentre due mulatte mi schiaffeggiano il viso con le loro natiche d'acciaio scolpite dal samba, alcuni anziani caracollano con bastoncini da nordic walking ( cazzo, hanno fatto il corso, vuoi mettere?) assomigliando, in quel contesto, tuttavia semiurbano, a dei salmoni che attraversano le dune desertiche con bici a pedalata assistita. Altre amiche in coppia che sparlano di altre amiche come dal parrucchiere. Una peruviana cammina con tutta calma , in tuta ginnica, mentre ha infilati due auricolari e regge in mano il telefono guardando una telenovela-che è poi un modo per mostrare al mondo quanto sono fighe le donne che sono creature multitasking mentre gli uomini non sanno fare nemmeno una sole cosa in croce. Poi, svoltando ad una curva, sullo sterrato, incontro un gruppo di corridori che portano una t-shirt blu con su scritto “top runners”. Uno di loro, molto magro, barbuto, si ferma a parlare con due ragazze e sento dirgli, ero alla mezza di Napoli ed ho fatto un'ora e ventidue, ma anche i top runner africani non è che abbiano fatto meglio. Indossa scarpe mizuno da 500 euro, ha le mani sui fianchi a mò di posa e parla alle ragazze come se stesse concedendo un'intervista. Poi si muove per raggiungere il gruppo dei top runners, saranno una ventina, che ci vuole per uno che ha fatto uno e ventidue alla mezza di Napoli? Più o meno ad ogni cambio di direzione, del percorso, che si dipana fra boschi e alberi da frutta, in mezzo ai versi degli uccelli che scrivono le poesie della natura, ci sono dei muretti bassi, dove alcuni si fermano a fare stretching. Qualcuno ha scritto sui muri degli aforismi inquietanti, Ne ricordo un paio. Uno faceva così:” le coincidenze sono il modo che ha Dio per rendersi anonimo”; un altro diceva: “ il destino non dà appuntamenti a nessuno”. Tutti firmati “by Lukas”. Ancora alcuni anziani che mi guardano in modo strano-non so, magari leggono nel pensiero e io sono finito in Matrix-poi ancora joggers. All'altezza del bacino principale, dopo quasi un'ora di camminata, una coppia di joggers, un ragazzo e una ragazza, lui indossa una t-shirt gialla con su scritto “ run like a deejay”, incontrano di fronte altri quattro che corrono. Si salutano e proseguono. Dopo un po' tornano indietro. “ Cavolo, non vi avevo riconosciuto”, fa la ragazza ad uno del quartetto. Si abbracciano e uno dei quattro fa a quello che corre come un deejay, ti ho mandato un messaggio, alla maratona di Trento, su messenger, ma tu non mi hai risposto. Chi, io? Dice Runlikeadeejay, ma se non ho messenger! Come non ce l'hai, ma se mi hai pure fatto la faccina! Replica il Jogger che era a Trento. Beh, ma sai, io non sto molto dietro ai social e poi faccio le faccine a tutti e metto like a tutti, così nessuno si offende. Ma come, non era uno che non stava dietro ai social? Finito l'allenamento faccio un po' di stretching. Vicino a delle panchine poste a fianco a dei campi da bocce che sono deserti. I vecchi hanno le ossa frantumate dal freddo e dall'umido, a quest'ora e giacciono nei loro giacigli urbani o nelle rsa. Quelli che sono qui, invece ( i più fortunati), rimasti a combattere con la vecchiaia, con pantaloncini , scarpe ginniche e barbe incolte, guardano tutti con quel loro sguardo di sfida al mondo. Siamo ancora qui, eh già, eh già, come dice Vasco Rossi e gli scoiattoli gli si avvicinano chiedendo noccioline...

sabato 5 novembre 2022

Leggendo Kerouac

 

Leggendo Kerouac


Stato da poco in libreria. Le nuove uscite non mi interessano. Ho dato una scorsa a certi nuovi libri, un po' di tutti i generi, ma ho tratto l'impressione che non ci sia più molto da dire. Poi prendo una copia di Big Sur , di Kerouac. Lo avevo letto alcune volte ma ogni volta riserva sempre delle sorprese. Si certo Kerouac è un tipo di scrittore che deve scrivere parecchie cose apparentemente prive di significato o banali per poi uscirsene con lampi di genio. Ci sono scrittori così, e Kerouac era uno di loro. Ed è incredibile quando gli sia debitore nella mia scrittura. Kerouac è un tipo di scrittore molto fotografico, quasi filmico e parecchi dei suoi libri sono scritti come se lui descrivesse se stesso all'interno di un videoclip in cui le immagini di contorno vengono descritte minuziosamente fornendoti un quadro fotografico senza eguali. Sembri viaggiare a piedi insieme a lui. “Questa è la prima volta dopo anni che faccio l'autostop e presto comincio a constatare che le cose sono cambiate, in America. Non riesci più a farti dare un passaggio (…). Lucide giardinette l'una dopo l'altra passano silenziosamente, di tutti i colori dell'arcobaleno, o anche di tutte le tinte pastello , rosa, blu, bianche, il marito è al posto di guida, con un lungo ridicolo capello da ferie estive e una lunga visiera da baseball che lo fa sembrare deficiente o idiota...Gli siede accanto la moglie, padrona dell'America, con gli occhiali scuri beffarda, anche se lui volesse fa salire me o chiunque lei non glielo permetterebbe...Ma sui due profondi sedili posteriori ci sono bambini, bambini, milioni di bambini di ogni età, strillano, per il gelato, versano il gelato alla vaniglia dappertutto sulle foderine di tartan...Non c'è più posto del resto per un autostoppista anche se eventualmente al povero bastardo si potrebbe permettere di viaggiare come un bandito mansueto o un assassino silenzioso sul ripiano per i bagagli proprio in fondo alla giardinetta, ma lì no, ahimè, lì ci sono diecimila grucce con vestiti da uomo e da donna puliti a secco e stirati alla perfezione, vestiti di tutte le taglie, affinchè la famiglia possa passare per milionaria ogni volta che entra in una bettola lungo la strada per ingurgitare uova e pancetta...”. Diavolo di un Kerouac, quanto mi manchi, non ne nascono più scrittori così. Per cui perchè dovrei comprarmi un libro di scrittori attuali vissuti e pasciuti nella bambagia?

Esco dalla libreria Feltrinelli con una copia di Big Sur, quella che avevo è andata persa in qualcuno dei miei diecimila traslochi a Milano...in libreria ne ho letto per circa 70 pagine ed ho trovato alcuni refusi e imperfezioni di stampa, quelle cosa che fanno gridare il lettore medio alla truffa. Ma io non sono d'accordo, mi terrò questo libro con i suoi refusi e imperfezioni di stampa, perchè sarà per me come una bibbia imperfetta, un talismano da portarmi in viaggio per farmi ricordare che a pagine 66 c'è quella parola che manca ma che non inficia il senso e la profondità dei ragionamenti espressi e scritti ( e probabilmente anche questo pezzo avrà dei refusi).

Piazza Duomo è piena di gente, turisti ispanici che fotografano tutto con i loro telefonini di ultima generazione riempendoli di scorci ovvi che per loro saranno unici-posto che li guardino e riguardino di quando in quando, cosa che ritengo improbabile, visto che non si ha mai il tempo di ammirare niente se non il ricordo del momento in cui hai fatto la foto che finirà nella memory card del vostro telefonino, intasandola-imbocco a passo svelto via dei Mercanti, folla formicolante in mezzo alla quale , qua e là si scorgono alcuni musicisti di strada ben attrezzati con strumenti e basi e supporti sonori e tutto quanto, che rifanno grandi pezzi conosciuti. Inultile dire, che sono favorevole a questa esplosione improvvia di creatività e alla gente che vuole condividerla con altri e magari diventare famosa, avere successo ( anche se il successo come diceva Pasolini, è l'altra faccia della medaglia della persecuzione, dio, quanto mi manca quest'uomo, siamo pieni di leccaculi che hanno ingoiato uno Zingarelli), ma, cristo, suonate qualcosa di vostro, dei vostri pezzi, non abbiate paura di esprimervi, anche se lo so che c'è da aver paura del successo. In Big Sur, mi sovviene, Kerouac, reduce del successo di On The Road, cerca rifugio in una capanna ne boschi e nell'alcolismo, per colpa del successo, perchè il successo gli tolse la libertà di andarsene in giro senza essere riconosciuto e fotografare com la matita sul suo blocchetto di appunti, che era quello che più gli piaceva fare. Attraverso via Dante e altri pianisti e chitarristi suonano i Pink Floyd-non c'è proprio null'altro da suonare, fors'anche qualcosa di vostro? Taglio di netto il Castello sforzesco, lo attraverso in mezzo, come un Pinocchio qualsiasi che entri nel ventre della balena e altra gente e turisti che fotografano in continuazione perdendosi la bellezza della contemplazione, scippata dalla concentrazione sui dettagli tecnici della foto che non sarà se non un lontano ricordo di quello che stanno guardando senza tuttavia osservare. Nel parco (Sempione) ballerine di reggaeton, giovanissime, invadono i prati verdi con le loro t-shirt bianche e gruppi di joggers zigzagano in mezzo ad accademisti di Livorno in divisa, come in una mache di supergigante, in attesa della spesa al Gigante, supermercato...guardano in continuazione gli orologi da polso perchè si sono dati un tempo, oppure, peggio, stanno già pensando ad altro, oppure ancora, non vedono l'ora di finire qualcosa che invece dovrebbe farli godere. Senegalesi seduti ramenghi o stesi sull'erba ammiccano se volessi un po' di maria e due o tre istruttori ginnici, più in là, sulla scalinata di fronte all'arco della Pace, istruiscono belle ragazze con delle sequenze ginniche, in attesa dell'obolo di fine lezione e forse anche in attesa di rimediarci del sesso. La mia donna dice che io penso sempre al male e io gli rispondo, perchè mai dovrebbe essere un male fare sesso? Puerco ( lei è venezuelana), è quasi sempre la sua risposta in mezzo alle risate generali. Il sole è molto alto, in questo novembre estivo( poco fuori Parco Sempione, Milano), (quasi ora di pranzo), in cui, mentre i ghiacci si sciogliono, le vegliarde pensano ad abbonzarsi sulle scalinate dei vecchi monumenti,e, in attesa della morte, si godono, buddhisticamente, il momento presente!


mercoledì 2 novembre 2022

Diario, novembre

 Novembre, diario.


Tornato al lavoro dopo una breve vacanza...

Il 30 ottobre Lula ha vinto, anche se di misura, le elezioni in Brasile. Bolsonaro, il suo contendende, uomo di estrema destra, ex militare, ha attenuto un risultato enorme, a dispetto del suo operato durante il suo mandato. Non ha mai chiuso alcuna attività economica, durante il covid, e il Brasile ha avuto milioni di morti. Inoltre ha intensificato la distruzione dell'Amazzonia perseguitando le popolazioni indigene e favorendo i produttori di legname e le multinazionali che quella importantissima regione del mondo, polmone universale indispensabile per l'equilibrio climatico del pianeta, erano intressate a sfruttare e impoverire. Non a caso Lula, durante il suo ultimo discorso dopo la sua rielezione, per la terza volta presidente, ha detto che il Brasile deve ripartire dall'Amazzonia. Chi ha votato Bolsonaro? Gli americani (soldi a pioggia a fondo perduto), i grossi industriali e gli evangelisti, che in Brasile sono numerosissimi e fanatici. I giovani che non hanno memoria e sono una masnada di egoisti a cui non è fregato niente dei nonni e dei genitori morti, o che nelle loro vene scorra sangue indigeno ( di cui si vergognano) hanno votato per Bolsonaro. E questo deve insegnare molto a chi crede nella subcultura del telefonino e dello pseudo benessere a tutti costi! Me ne frego di sembrare vecchio se vecchio significa saggio e avveduto. Il giovanilismo lo lascio volentieri a chi si ammazza di chirurgia plastica per restare giovane a tutti i costi e a chi parla solo per immagini mandando foto col telefonino...sono i nuovi scimpanzè tecnologici! Io scrivo e parlo. Ah, un'altra cosa, è vero che i giovani non sono tutti uguali e che generalizzare è sbagliato, ma se non generalizzassimo non parleremmo ma di niente. E tutto sarebbe giustificabile.


Tra i primi provvedimenti di questo nuovo governo c'è stato l'abbattimento del tetto di pagamento in contanti , portato a 10 mila euro. Un regalo agli evasori fiscali! Ho sentito urla di gioia e grida di giubilo, dalle parti di dove abito io. Beh, erano cinesi. Un'altra cosa, sapete perchè in Germania vanno in pensione prima di noi e vengono a svernare dalle nostre parti anzitempo? Perchè lì da loro hanno sempre pagato le tasse: tutti!


Ho notato che dappertutto sono aumentati i prezzi. Con la scusa, prima della pandemia, poi della guerra, se vai in un ristorante, fai prima ad accendere un finanziamento. Vogliono recuperare due anni di chiusure in un mese? Non mi sembra che siano stati messi argini a questo. Del resto questa cosa rafforza la mia convinzione ancestrale, quasi, che il miglior ristorante è a casa tua! Ci siamo capiti.


Il neoeletto presidente del senato, La Russa, non festeggerà il 25 aprile. Vorrei ricordargli che la Meloni ha avuto il 22 per cento dei voti. Ne consegue che quasi l'80% non l'ha votata. Non è una violazione del codice democratico forzare su una cosa del genere? Sono i soliti fascisti. Del resto alla maggior parte della gente del fascismo non gli importa, se possono trarre qualche vantaggiucolo immediato. Non pretendiamo di osservare giganti in una spianata di nani.


Osho Rajneesh, citando Freud, diceva che la psicanalisi serve solo a trasbordare le persone istericamente infelici in uno stato in cui diventano normalmente infelici. Ieri ho lavorato all'Ikea. Beh, aveva ragione!