venerdì 29 novembre 2019

Il giorno dopo il giorno a casa

Un giovedì sono stato a casa. Non ho lavorato. Sono andato a camminare un paio d'ore, clima nebbioso, sul lato del naviglio di Corsico, dove non vanno auto, alberi sul bordo strada dalle foglie gialle, granata e altri colori che solo in natura puoi vedere e che non hanno altra definizione se non che sono strani e belli. Poi mi sono dedicato alle melanzane. Ho rubato la tecnica culinaria  a mia madre: le taglio a striscioline prive di buccia, le metto in padella con ilio e aglio sminuzzato, metto il sale, dopo 10 minuti un goccio di vino rosso che le colora di marrone, e pomodorini a tocchetti. Lascio altri 10 minuti ed ecco una leccornia vegetariana che costa poco , nutre molto ed è appetitosa. Cospargo delle fette di pane pugliese, un finto altamurano che fanno da queste parti, delle suddette melanzane e accompagno con un pò di Negramaro. Sono l'uomo più felice del mondo mentre penso che sono vivo e sto gustando tutto questo e fuori fa freddo, c'è nebbia e tutti sono stressati dalla produzione. Poi lavo piatti e pentole e bicchiere e mi lavo i denti. Mi dirigo in camera da letto-vivo in un bilocale anche se quando mi telefonano al fisso per appiopparmi improbabili contratti dico che sono il maggiordomo e di attendere che il padrone è nell'ultima stanza della villa. In camera da letto ci sono delle librerie strapiene, a volte ci sono anche libri che ho acquistato per leggere in un secondo momento , a volte rileggo alcuni testi a distanza di anni. Dal che m'accorgo che i gusti cambiano e che la mente , come la pancia, richiede nuovi alimenti, magari meno contemporanei, più classici, allo stesso modo di come lo stomaco tollera i cibi di una volta, legumi e compagnia bella, ad esempio, in luogo di cibi che vanno di moda e persino di spezie che sembrano imprescindibili. Sto parlando dello zenzero: caramelle allo zenzero, tè allo zenzero, zenzero nelle pietanze, patatine allo zenzero e via elencando. Scorgo un libro che ha in copertina una foto in bianco e nero di una donna, una creatura androgina, dal profilo non troppo avvenente: è "Una stanza tutta per sé", di Virginia Wolf( e la foto e' sua, la ritrae cioè). Mi sdraio nel letto e comincio a leggerlo. E' un saggio scritto in forma di romanzo sulla condizione femminile. Più mi addentro nelle pagine e più mi appassiona. E' raro che mi appassioni un saggio ma questa donna scriveva da Dio. Leggo per alcune ore e poi sento che mi sto assopendo. Quando un libro mi concilia mi succede,nel mio caso mi  sta prendendo. Poso il libro già giunto a metà e mi addormento. Mi sveglio alle sei circa, è già buio, fuori nebbia sempre più fitta, abbasso le imposte e mi preparo per la serata. Altre due fette di altamurano fake con melanzane, due bicchieri d'acqua e torno a leggere. Quasi finito il saggio della Wolf e mi sto innamorando di lei. Non mi sarebbe importato se fosse stata lesbica, io non ho alcun pregiudizio , in materia, ma una donna che scrive così ha un cervello meglio di qualsiasi viagra e me la fa collocare nel novero delle donne che conquistano con il fascino vincendo la concorrenza delle belle senz'anima. 
A sera su rete Nove mi guardo un documentario sulle mafie italiane, tra cui quella pugliese, la Sacra Corona Unita, con le immagini della mia natia Ostuni che appare , Città Bianca, in mezzo agli ulivi, prima che il conduttore della trasmissione, tale David Beriain, vada a trovare un giovane presumo della mia città, recluso in un carcere minorile, perchè affiliato alla mafia pugliese.
Verso mezzanotte mi addormento.
La mattina dopo mi sveglio presto e mi vesto di tutto punto, pesante quanto basta, per la mia camminata terapeutica. Cammino per un'ora e dall'altra parte del naviglio c'è un traffico terrificante, nevrile, mentre dove cammino io più altri camminatori che ciclisti o joggers, anche se vanno di fretta anche quei pochi, forse in ambasce perchè dopo gli tocca lavorare- e così non ti godi il movimento.
Una volta a casa mi doccio , leocrema sul corpo(la uso da anni e di recente l'ho trovata citata in un libro dei Wu Ming , "Asce di guerra" , adattata ad un uso promiscuo del protagonista-la metteva sui genitali troppo in uso con donne di vario genere), mi metto la divisa da lavoro ed esco. Fuori traffico pedonale di gente che deve andare al lavoro, volti tesi, camminate sbilenche, sguardi bassi, espressioni di fastidio per gli altri esseri umani. Vado verso la macchina, ci entro dentro e scorgo sotto il tergicristallo un fogliettino. Lo recupero e rientro in macchina e mi illudo che sia il messaggio di una donna. E invece è il proprietario del cancello col passo carrabile lì nei pressi che mi ricorda che devo comunque lasciare lo spazio per fare manovra, nonostante non abbia parcheggiato lì davanti. Strappo il biglietto e penso che la leocrema per il momento attenderà. Mi metto in macchina, passano molte macchine che suonano mentre io faccio manovra per uscire immettermi nella corsia di marcia scostandomi dal marciapiede. Passo vicino al chiosco edicola per la Repubblica (non comprarla equivale ad andare in giro senza mutande, sento che mi manca qualcosa) e parcheggio per scendere e acquistare il giornale. Mentre scendo un tizio mi bussa sul tetto dell'auto. Scusi mi fa entrare in macchina? Aveva parcheggiato lì a fianco fuori dalle righe del parcheggio. Io mi sposto con una manovra e mi metto più a lato. Esco dalla macchina  dico -grazie. Lui non capisce il sarcasmo e sale in macchina tutto incazzato. Mi chiedo se il sistema nervoso di questa gente non li faccia ammalare prima del tempo. Mi chiedo se lo stress non gli modifichi la biochimica. Domande pleonastiche. Dopo aver preso il giornale-davanti avevo una tizia che ha rimesso a posto la copia che avevo preso da acquistare, una cliente, deformazione professionale, dice, mica per scusarsi, finalmente mi dirigo al lavoro. Traffico, nebbia, semaforo rosso. Comincio a sudare freddo, ecco, so già perchè mi succede. Sto andando a lavorare in un posto dove dico grazie a tutti quelli che mi chiedono un'informazione dopo che gliela do...e nemmeno si chiedono perchè! Ma succede ovunque a milioni di me. Vigliamo salvare il pianeta? Incominciamo a dire grazie quando c'è da dire grazie.

mercoledì 13 novembre 2019

Qi Gong, genitore uno genitore due...

La mattina negli ultimi tempi mi alzo presto. Autunno, nebbia, umido, tempo grigio foglie multicolori di una stagione arlecchinesca quanto a caduta di foglie dagli alberi. Tappeti di foglie rosse, gialle, con sfumature varie, soffici al tatto pedestre, dietro casa, a Corsico, direzione Buccinasco, su vialetti che si aprono fra alti alberi di pioppi, persino fichi mediterranei. Cammina svelto come un piccione, dormi come un cane, siediti come la tartaruga e mantieni il cuore calmo, questo il segreto di longevità di un cinese che pare sia morto a 252 anni che di nome sembra facesse Li Ching-yun. Un erborista , maestro di arti marziali, che sembra abbia appreso il qi gong, l'arte di compiere lenti movimenti in piedi sul posto respirando profondamente da un altro semi immortale di 500 anni , eremitico su non meglio precisate montagne cinesi. So benissimo che mi ammalerò e morirò come tutti, però che male c'è a sognare come fanno tutti di morire il più tardi possibile? A parte il fatto che se ti capita che ti ammali in un età relativamente giovane, tutto sommato, non riesci ad accettarlo come si dovrebbe. La mattina mi alzo presto e mi insinuo in queste stradine naturalistiche piene d'alberi sotto il cielo grigio dorso d'asino, a passo svelto, con tuta e cappellino e questa mattina ho fatto un incontro fantastico, ancestrale. Una cinese senzaetà , su un viottolo sterrato trapuntato di foglie secche e umide , rivolta ad est , faceva qi gong, ferma sul posto. Piegava leggermente la gambe e contraeva i muscoli dell'addome. Mi sono fermato e ho chiesto lumi su quell'esercizio. in parole semplici mi ha spiegato che quell'esercizio guariva tutti i mali ma che più di ogni cosa guarire tutti i mali era dato dalla costanza nel praticarlo quotidianamente e  a lungo di mattina presto. L'ho ringraziata. Più avanti mi sono fermato ed ho fatto la prima serie di esercizi di qi gong, gli otto pezzi di broccato, otto esercizi ripetuti ciascuno otto volte. Poi ho camminato ancora, nessuno in giro, sette di mattina. Al termine, dopo mezz'ora di camminata veloce (come il piccione, immagino), altra serie di esercizi, i cinque animali, ispirata alle movenze di orso, tigre,cervo, scimmia e airone. I cinesi , come pure gli indiani che inventarono lo yoga, si ispirarono agli animali che assumendo determinate movenze, in combattimento o quando si difendono, predispongono la chimica del proprio organismo a fronteggiare meglio l'evento. Devono aver pensato questo, i saggi cinesi millenari taoisti e gli yogi indiani. Intendiamoci, non mi illudo di campare cent'anni, mi riprometto solo di campare meglio, di migliorare la mia resilienza, di combattere meglio il logorio della vita moderna e lo stress da lavoro correlato. O lo stress da metropoli correlato. Imparo a fare le cose più lentamente e fondamentalmente a fregarmene delle circostanze che creano benefici altrui invece che a me. Salvini dice prima gli italiani, io dico che bisogna imparare a pensare, prima io. In termini di salute. Dopo se c'avanza un surplus di energie , dedicarsi a chi sta male. Questo anche fa stare bene.


Giorni fa passando nei pressi del tempio Valdese a Milano, in via Francesco Sforza, sono entrato nella libreria Claudiana ivi annessa ed ho acquistato una bibbia protestante, secondo l'ultima traduzione rivista e corretta. Ho iniziato a leggerla e già dalla prime battute, nella Genesi, certe parole del fatterello raccontato ad usum dell'apprendimento di chiunque principalmente delle menti semplici, mi è sembrato magico, risuonando poeticamente nella mia mente. La bibbia , un testo che abbiamo sotto mano da sempre e che nessuno ha mai letto ma solo ascoltato nelle messe "obbligatorie" d'imposizione genitoriale già dall'infanzia, invece, credo, vada letto come un qualsiasi libro. E interpretato alla luce dell'insegnamento morale che contiene. Nel senso della trasmissione del senso del limite e non del moralismo interpretativo cattolico militante che produce mostri come il comizio filastrocca della cattolica dell'ultima ora Giorgia Meloni. Una tiritera di sono Giorgia, sono italiana, sono cristiana, sono una mamma, il gioco del pensiero unico, genitore uno genitore due. Ma leggiti la bibbia e bene, cara Giorgia. Magari impari qualcosa che quel libro contiene e più titoli tra le righe: il concetto di tolleranza. E l'inaccettabile concetto, inaccettabile ai più cattolici convinti, che spesso sono le pecore nere a beneficiare del paradiso. Perché ne hanno più bisogno.

mercoledì 6 novembre 2019

La Repubblica

La Repubblica è il mio giornale preferito. Oddio, più che un giornale è un compagno fedele con cui, la mattina, una volta sveglio, ti connetti con il mondo. Con il mondo reale. Sto parlando del giornale cartaceo con quell'odore di petrolio vagamente lisergico, che ti ricorda i Tex Willer consumati sdraiato a letto nell'infanzia. Le pagine appena croccanti -una delle cose che odio è che qualcuno mi chieda di sfogliare il giornale prima che lo faccia io gualcendomi le pagine-all'inizio, ed è una sorpresa continua. Ho imparato a riconoscere lo stile di chi scrive senza leggerne il nome ad inizio articolo. La Repubblica ha sempre avuto grandi giornalisti , molti dei quali eccellenti scrittori. Eugenio Scalfari il fondatore del giornale , ultranovantenne , ormai, nel corso di oltre trent'anni che leggo il suo giornale, ha uno stile di scrittura chiaro, semplice, ma al tempo stesso, arricchito, di volta in volta con qualche vocabolo nuovo, sconosciuto, che ci costringe al dizionario. Curzio Maltese è vetriolo per i potenti, per i politici arroganti, sarcastico come nessuno, quasi più di Francesco Merlo e Ceccarelli. E che dire del grande Ezio Mauro,  di Concita De Gregorio, notisti sociopolitici di lusso, per non parlare della grandissima Emanuela Audisio che scrive di sport mirabilmente, assieme al sempre ironico Gianni Mura, esperto di calcio, ed il mio connazionale conterronico Piero Colaprico da Putignano, che vive a Milano da anni e che dice incredibilmente le cose che mi viene fatto di pensare quando me ne vado in giro per la città, come se i pensieri dei meridionali che vivono nella capitale meneghina fossero gli stessi, da osservatori turisti per sempre. Questi sono quelli che mi ricordo a braccio e che leggo più volentieri. Naturalmente c'è più di qualcuno che non mi garba, per dirla alla Renzi. A proposito di Renzi , la direzione di Calabresi ha coinciso con il fiancheggiamento a Renzi e mi aveva costretto ad abbandonare l'acquisto del giornale per parecchio. Con  Verdelli direttore il giornale ha raddrizzato il tiro ed è ridiventato  l'house organ dell'opinione pubblica della sinistra indipendente nazionale , noi, sparsi oramai in mille rivoli associativi e molto spesso neanche più partitici. E sono tornato a comprare questo giornale che dovrebbe essere servito con il cappuccino e un cornetto alla crema nei bar, nei centri commerciali, distribuito gratis dai comuni-meglio se si compra , 1,50 cent ben spesi, così dai valore a ciò che acquisti- . A casa mia , nella natìa Ostuni, i miei lo comprano da quando ai tempi il giornale fiancheggiava i radicali e addirittura esponeva le ragioni degli "autonomi", tra la fine dei settanta e gli ottanta. Non mi importa se ha un padrone che si chiama De Benedetti, perché molti di quelli che ci scrivono su esprimono  opinioni indipendenti che , tutto sommato, almeno in parte, De Benedetti non potrebbe condividere. Un giornale serio deve scrivere anche contro il proprio padrone senza che se ne accorga. Ed è il caso di Repubblica...se uno riesce a leggere tra le righe. La Repubblica la ricordo in casa mia , praticamente da quando sono nato. Le pagine di spettacolo, cultura e sport, con i vari inserti e le varie rubriche , ti nutrono lo spirito e ti riempiono l'anima. Ecco perché mi sono accorto subito quando il giornale si stava snaturando. Ricordo mio padre che dava un occhiata alla prima pagina tenendola sul volante della macchina, di mattina, mentre fumava. Mia madre se lo spolpava la sera, sul tavolo della cucina, dopo aver fatto i mestieri di casa. Io lo compravo all'università. Me lo portavo al parco e me lo gustavo, con la focaccia alla barese presa da Magda (studiavo a Bari), lo leggevo in treno, di notte quando non avevo finito di leggerlo. La Repubblica è multisessuale, e maschio perché giornale , femmina di nome. E' bello da leggere con le pagine gualcite della salsedine marina, dopo essere stato nella borsa di mare tra i costumi bagnati, bello da leggere in pausa di lavoro, mentre i colleghi parlano di clienti e lavoro (cose che mi fanno perdere tempo, la vita è unica, il tempo da vivere prezioso). La mattina, appena alzato, a Corsico, dove vivo, vado al chiosco non lontano da casa. E prendo la Repubblica, al tatto sento già che è grosso, paginoso e che mi darà diletto , pur nel dramma di notizie sgradevoli...e mi consente di scambiare qualche parola con l'edicolante o con altri che comprano altri giornali, mettendomi in comunicazione con il mondo , come nessun Facebook può fare...la sfoglio subito mentre mi gusto , al bar cinese di fronte, un cappuccino col latte di soia e cornetto integrale. E la giornate può iniziare. Ogni giorno è un buon giorno per morire, lo dico filosoficamente, ma perlomeno morirò informato e con una buona disposizione d'animo.

martedì 5 novembre 2019

Rocco Schiavone

Di Antonio Manzini, giallista romano che ha inventato Rocco Schiavone, il vicequestore romano romano che finisce ad Aosta per punizione da parte dei poteri forti, non so quasi nulla. Ho letto qualche capitolo dei suoi libri di straforo in Feltrinelli in Stazione Centrale a Milano. Uno non ha tutto questo tempo per leggere e scrivere e guardare la tv, ma ecco che in un certo ambito guardare la serie tv tratta dai suoi romanzi può essere una sintesi efficace del lavoro di uno scrittore e riproporsi come un nuovo lavoro di scrittura per immagini reinventato. Quello che ci piace di Rocco Schiavone ,  personaggio Bukowskiano, anarchico, fuma le canne (se ne fa una nel suo ufficio di mattina presto ad inizio turno, di nascosto da questore e collaboratori) ,è che ama la giustizia come ideale supremo , una giustizia personale, di cui Schiavone ne è il Dio, Dio di se stesso e Demone di se stesso, quando vieppiù si accorge che la giustizia ha varie sfaccettature e che non sempre perseguirla ti concede una strada lineare, anzi, spesso bisogna fare delle scelte, a volte dolorose: bisogna accettare e compiere ingiustizie minori per debellare ingiustizie maggiori. I suoi amici d'infanzia, personaggi borderline delle borgate romane, sono vissuti e vivono di espedienti e Rocco Schiavone, magistralmente interpretato  dall'attore romano romano Marco Giallini nella serie tv trasmessa da rai due( tratta appunto dai romanzi di Manzini) cerca faticosamente di coniugare quest'amicizia fraterna, questo cameratismo ante litteram ormai non più presente nelle new generations, con le sue funzioni di pubblico ufficiale, di uomo che ha studiato ed ha fatto una certa carriera (interrotta al grado di vicequestore , per volontà del soggetto stesso e perché i vertici non si sposano con lo sporcarsi le mani in indagini in cui si cerca la verità, ma vivono di vetrine e telecamere, carriere, politica, in altre parole, come direbbe sarcasticamente il "nostro", di mmerda).
Rocco Schiavone non può non piacere, con tutte le sue contraddizioni, perché rappresenta l'uomo contemporaneo d'altri tempi, l'uomo delle old genetations che non vuole abdigare al nuovo che avanza, perché il nuovo che avanza è orrido, sa di egoismo, competizione, politica, conferenze stampa, carriere, denaro sporco. Non vuole abbandonare i ricordi dei tempi in cui per pagare lo strozzino cui la sua famiglia aveva dovuto ricorrere rapina una banca con gli altri suoi tre sodali, Sebastiano, Furio e Brizio, mirabilmente interpretato dalle facce segnate dalla vita degli attori prestati al serial tv. Non vuol dimenticare da dove viene , ma soffre terribilmente e paga la sua ricerca della giustizia. Poco importa se affronta i casi di omicidio con lo scazzo romano collocando i casi di ammazzamenti al più alto grado di una sua personale classifica di "rotture di coglioni". In realtà ha bisogno degli omicidi, dei casi sul groppone, per andare avanti in questa sua vita segnata da un passato torbido. Un passato in cui la voglia di fare giustizia , forse in questo caso, il lusso di fare giustizia in una Italia  corrotta sino al midollo, lo ha portato a perdere una moglie che amava più di se stesso...sino al punto da aver accettato da lei le cene con i parenti (collocate al settimo grado della classifica di rotture di coglioni), ammazzata per essersi lui messo sulla strada di trafficanti di droga legati ai palazzi della politica.
Non può non piacerci Rocco Schiavone politically correct a modo suo, come quando rimprovera un suo agente che osservando un filmato definisce un uomo di colore "negro"...e Rocco lo corregge , con un "si dice nero". O come quando Italo, il suo agente preferito, all'uscita di un interrogatorio ad una trans gli chiede:" ma tu spenderesti cento euro per andare con uno così?".
"Be', il caffè era buono. E poi chi è ormai più sicuro della propria identità? Tu ne sei sicuro, Italo?" .E si volta lanciando un bacio alla trans sul ciglio della strada. Il tutto condito con le ghiotte disquisizioni romanesche sulla distinzione tra l'uso dello "sticazzi"  e l'uso del "mecojoni". Che quando si ha una personalità forte e qualcosa da dire, si diventa carismatici comunque e si finisce per imporre senza voler imporre persino un linguaggio. Rocco Schiavone è un po' stronzo con le donne, ma , in un certo senso, con quelle che lo meritano, come esseri umani infidi e opportunisti, non in quanto donne. Dopo la morte della moglie uccisa dal pregiudicato romano Luigi Baiocchi , non ci sono più donne , nella sua vita, se non per sesso. E quando torna a fidarsi di un suo agente , giovane donna avvenente e capace, viene tradito. Acuendo ancora di più la sua solitudine e le sue conversazioni immaginarie con Marina, sua moglie. Amarissime e nostalgiche, che contribuiscono ancor di più a renderci questo personaggio umano, troppo umano, come avrebbe detto quel falso cinico di Nietzsche.

venerdì 1 novembre 2019

Hemingway aveva la tauromachia, Bukowski aveva gli ippodromi , io i bar e i centri commeciali con le partite di calcio...

Hemingway aveva la tauromachia, Bukowski aveva gli ippodromi, io ho i bar e i centri commerciali che trasmettono in video le partite di calcio.
Eh già. L'abbonamento a Sky o Dazn costano, inoltre non sono quasi mai in casa per godermi le partite-lavoro anche sabato e domenica in genere, lavoro all'Ikea-indi per cui, come dicono gli idraulici meridionali di stanza al nord, se sono libero, quando sono libero da lavoro, fidanzate e impegni vari, se posso, vado a vedermi le partite di calcio nei bar o nei centri commerciali. Si, lo so cosa state pensando, che il calcio è immorale, un affare spesso sporco , che i calciatori guadagnano cifre immorali rispetto a un operaio, rispetto a me, ad esempio, senza andare troppo lontani. Ma un po' di oppio in una vita che non accenna a cambiare , in cui non riesco a sedermi come un Buddha e attendere la ciotola-elemosina di cibo e commiserazione-per cui devo lavorare, un lavoro di contatto con il pubblico, un lavoro stressante-un po' di oppio certo ci vuole...e poi questo poco d'oppio è lo sfondo dello spettacolo vero dietro lo spettacolo calcistico: LA GENTE. Ecco ieri per esempio sono andato al centro commerciale Auchan di Cesano Boscone. Al piano superiore di questo vasto falansterio pieno di negozi e supermercato, c'è il cosiddetto padiglione goloso: una spianata di tavoli intorno ad uno schermo video gigante e intorno ogni sorta di bar, ristoranti, pizzerie, Mac Donald e quant'altro. Era strapieno di gente, famigliole italico-latinamericane medie-ad eccezione di un tavolo di donne arabe con hijab fra le quali ricordo una con hjiab leopardato(giuro) ed un viso da pornostar , rossetto e sopracciglia curatissime tipo tatuate-con contorno di figliolanze vestite halloweenianamente, visto che ieri era il 31 ottobre. Un casino tremendo, una sarabanda di mamme con cappelli da strega che avrebbero potuto anche non mettersi per restare in tema, bambini con costumi da scheletro o da personaggi di film horror e padri truccati da Joker, mamme con capelli blu, mille bolle blu su tavoli imbanditi di hamburger, pizze alte di Spontini, pollo fritto a Kfc ...e sullo schermo Milan-Spal. Dunque il Milan deve vincere per dimostrare di essere ancora il Milan e la Spal deve vincere per non retrocedere. Mi procuro una sedia e ci metto su la giacca. Nel frattempo ordino un hamburger di tonno lì nei pressi, dove c'è un desk che vende panini con il pesce (specializzato). Torno con panino in mano e cedrata Tassoni (grande ritorno) e mi godo un fallo pesante di Floccari della Spal. Questo Floccari è un attaccante già avanti con gli anni, un bell'uomo con delle orecchie che tradiscono la sua età over, grandi quindi, ma capelli lunghi scapigliati, bel fisico. Chissà quante ferraresi castiga quest'uomo qui. Sono invidioso. Ma che fa se si godono la vita prima di diventar vecchi e malati e vivere di ricordi in attesa della morte. Da calciatore hai il vento in poppa e pensi che non morirai mai , al massimo siederai in una tribuna tv al termine di una carriera da allenatore...e ricordi di quelle , di alcune almeno, di quelle che hai castigato in giro per il mondo, mogli e figli a parte. Perché l'uomo , quando sta bene, è portato ad approfittare della vita. Vicino a me c'è un tizio che rappresenta l'italiano milanese frustrato medio con famiglia a casa-solitario,vita rotta a pezzi, lavori del cazzo e non puoi più tornare in madrepatria terronica sconfitto-barba incolta , pancia da birra, mani forti e callose, sguardo fiero per mascherare la sconfitta.
-No, dico, non è questione di allenatore, il Milan non ha giocatori. Niente giocatori niente gioco.
-Non credo, fa lui, accarezzandosi la barba con fare da commissario tecnico della nazionale in pectore, con Pioli questa squadra può arrivare in Champion's League.
-Mah, vedremo...
-No, guarda che è così, dice lui quasi a ribadire che ha ragione.
La partita va avanti e io sto mangiando una piadina di kamut con rucola , scquacquerone, prosciutto crudo. Adesso le farine di kamut le infilano dappertutto, dal momento che è di moda cercare di digerire.
Il Milan gioca male e la Spal tiene botta e il primo tempo se ne va. Mi resta impresso Pedagna, un cavallone della Spal, mancino, tatuato, barba incolta, gioca senza paura.
Nel secondo tempo le famiglie che affollano questa spianata di tavoli davanti al maxischermo, tavoli quadrettati rosso-bianchi ad imitazione di antiche tovaglie d'osteria, cominciano a sciamare. I ragazzi devono andare a dormire e i mariti s'accingono a restare a vedere la partita. E' un secondo tempo di maschi solitari con birra artigianale davanti e vite artigianali in coda. Punizione capolavoro di Suso e il Milan porta a casa una partita noiosa, fatta di falli e spezzettamenti vari di gioco. Boban e Maldini esultano in tribuna, visto che non possono esultare altrove, men che meno in campo...L'avevano fatto anche con il Lecce -ho visto la partita al Boccale , ristopub di Corsico, ma Calderoni al 92° con un missile aveva impattato sul 2 a 2 e io avevo esultato solo in un bar pieno di milanisti che si vergognavano di aver giocato peggio del mitico Lecce (di cui sono tifoso per ascendenze paterne). E anche perché sono nato in Puglia e ritengo ridicoli i pugliesi che tifano per JuveMilanInter. Del resto il complesso di inferiorità sta alla base del capitalismo. Stop writing, devo andare a lavorare.