lunedì 6 febbraio 2023

L'assenza dell'assenzio, di Andrea G. Pinketts

 


L'assenza dell'assenzio, di Andrea G. Pinketts


Andrea G. Pinketts è morto pochi anni fa all'età di 57 anni. La sua passione per i sigari maturata in giovane età gli è stata fatale. E' morto per un cancro alla gola. Lo conobbi anni fa in un bar in centro a Milano. Chiacchierammo amabilmente di letteratura e non si negò allo scocciatore curioso che ero all'epoca ( e che sono rimasto oggi). Notai che scriveva e leggeva in mezzo ad un trambusto terribile. Ogni tanto alzava la testa da quello che stava facendo ( scrivere, rigorosamente a penna, e leggere) e ascoltava la gente intorno. A volte parlava con loro. Poi proseguiva con i suo lavoro. C'era sempre una birra alla spina davanti e il toscano, rigorosamente Antico Toscano , semispento, in una mano. Scrittore milanese, ma di origine trentina e bolognese, ha saputo narrare Milano come nessun altro, dietro la scusa dei suoi romanzi noir, infarciti di calembour e giochi di parole che mi hanno fatto amare ancora di più la lingua italiana e mi hanno fatto odiare sedicenti imprenditori idioti che cianciano di insegnare l'inglese sin dalle elementari che tanto l'italiano non lo parla nessuno che è come il croato. “L'assenza dell'assenzio” è un romanzo pubblicato nel 1999, da strade blu, Mondadori e in questa storia il protagonista assoluto (e lo è in quasi tutti i suoi libri), lo squinternato detective bevitore, fumatore di sigari, ex giornalista investigativo, ex fotomodello, praticante di kendo e chi più ne ha più ne metta, risponde al nome di Lazzaro Santandrea ( il cognome è il nome di un bar frequentato da Pinketts). In questo noir ambientato a Milano, Santandrea-Pinketts indaga sulla scomparsa di tre persone che si chiamano Assenzio, una delle quali è un bambino. Trascinando il lettore con la sua scrittura pirotecnica, come un Maradona della lingua italiana, accompagnato dai suoi fedelissimi compagni di ventura,Antonello Caroli, attore fallito di origine di Cerignola,e Pogo Il dritto, un reduce degli anni '70, fanatico dei suoi camperos, architetto che sbarca il lunario facendo il taxista, ci fa viaggiare sulle ali di un umorismo straordinario (che potrei definire un perfetto frullato di Bergonzoni e Totò ), lungo il corso delle sue indagini, senza mai annoiare. Ad un certo punto compaiono mafiosi russi, Antonello Caroli deve gestire un canguro come lavoro supplementare alle sue comparsate cinematografiche, Pogo il dritto è alle prese con la gestione di un figlio e della sua attuale compagna, l'ennesima Cristina, suonatrice di pianoforte, mentre Lazzaro Santandrea si fidanza con una ragazza della Milano bene. Orsetta Orsini, con tendenze suicide per impedirne la realizzazione...mentre gli Assenzio scompaiono. E Santandrea indaga, con la prosa dei suoi pensieri unica nel suo genere, di cui vi fornisco un classico esempio: “Antonello Caroli rideva sino alle lacrime. Stava attraversando Piazza De Angeli, la Los Angeles alla sua portata. Bella e fredda, spietata come Hollywood Babilonia con storie che dalla pasticceria Excelsa finivano al metrò. A volte sotto il metrò. Quando erano disperate. Ma Piazza De Angeli teneva al suo standing di spartiacque tra le pizzerie, le gelaterie di via Marghera e altre strade meno epicuree come via Trivulzio dove ha sede la Baggina, ricovero per anziani. Caroli era partito da Quinto Romano al trotto. I suoi lineamenti piacevolmente equini lo avrebbero condotto prima o poi in qualche maneggio. Un uomo chiamato cavallo. Un cavallo pazzo che rideva e piangeva in un elegante completo antracite. La Baggina prendeva il nome proprio dal fatto di essere una strada che porta a Baggio. A lui l'avevano raccontata così. Ma poteva essere una baggianata. L'allampanato attore stava percorrendo il percorso inverso a quello biologico. Dal tempio degli anziani, un cimitero degli elefanti, più volte grassato da cacciatori d'avorio e politici corrotti, si stava avvicinando alla giovinezza. Alle pizzerie, alle gelaterie, all'American Contourella ( fitness, che fitness la volta bbona).” La prosa imbizzarrita di questo testo mi ha risollevato parecchie giornate grigie, mettendomi di buon umore. Introvabile, ormai, se non ordinandolo su internet ( come ormai tutti i libri migliori, e quelli di Pinketts rientrano nella categoria), “L'assenza dell'assenzio” è un libro che vi aiuterà a vivere meglio. Con più ironia e più autoironia. Nonostante le autoreferenzialità del personaggio-autore, il suo egotismo, la sua falsa modestia, ritengo che anche in questo testo Pinketts si sia candidato a rappresentare un evoluzione di Gadda in termini surreali. I suoi personaggi, di primo acchito inverosimili, per chi come me vive da trent'anni a Milano, appaiono invece ben più reali di quelli veri. E secondo me esistono davvero. Pinketts gli ha solo cambiato i nomi. E gli ha cucito addosso storie romanzate. Buona lettura!


Nessun commento:

Posta un commento