domenica 27 agosto 2023

La Navi, di Antonio Lobo Antunes


 


Le Navi, di Antonio Lobo Antunes.


Lobo Antunes è uno scrittore portoghese molto particolare. Nato a Lisbona, nel quartiere Benfica, che ha dato il nome ad una delle squadre di calcio più importanti del Portogallo, e di cui Lobo Antunes, non a caso è tifoso, ha studiato da psichiatra ed ha partecipato alla guerra coloniale negli anni '70 in Angola, ex colonia portoghese africana. Esperienza, quest'ultima che lo ha segnato indelebilmente tanto che gli echi di quella guerra accompagnano moltissime delle sue narrazioni. Una guerra , quella coloniale del Portogallo contro i ribelli dell'Angola che ha consolidato in lui alcune delle idee che spesso espone nelle sue rare interviste: il regime salazarista dittatoriale che si riempiva la bocca di patria e nazione e paese, lo faceva in modo oltremodo retorico e falso, e abbandonò di fatto le truppe coloniali ad affrontare una guerra sporca e orribile le cui memorie in Lobo Antunes, tracciano nostalgici ricordi per i suoi compagni d'armi che spesso cita come coraggiosi, preparati militarmente e con i quali, ancora oggi, con i sopravvissuti di essi, periodicamente si incontra per delle reunion gravide di rimembranze e affetto reciproco. In questo libro, Le Navi, con la sua scrittura concentrica, per immagini, metaforica, spesso barocca, ma scorrevole nella sua partitura addirittura musicale, racconta il dramma dei coloni portoghesi che ritornarono in patria, a guerra finita e colonie perse, trovando un Portogallo povero, miserabile, terra di iene e sciacalli umani, trasformato da una guerra dispendiosa in una terra di reazioni avverse, spesso eccessive, come quasi sempre accade quando dopo anni di potere di una dittatura le forze contrarie prendono il potere scatenando vendette...una terra in cui la rivoluzione socialista diviene terreno di vendette personali, sotto le bandiere di un socialismo espropriativo di facciata. I vari personaggi sono descritti nei loro percorsi di sopravvivenza ai cambiamenti, spesso dopo trent'anni di vita in Africa, Mozambico, Angola, Guinea Bisseau o a Macao, colonia portoghese in Asia. Dall'uomo che sbarca a Lisbona con la bara del padre morto e non ha i soldi per seppellirlo finendo per venderlo come concime per piante medicinali di un tizio che le coltiva in casa e la sua casa è una foresta, in piena Lisbona, a chi torna a casa e la trova occupata da altri in nome di una rivoluzione socialista di cui a costoro non importa se non nella misura dell'avergli procurato una dimora, e c'è un uomo che vende la propria donna, mulatta, per ricavarne un biglietto per il traghetto diretto a Lisbona, ad un vecchio di ottant'anni affetto da paludismo e una volta ripensato all'iniquo scambio la sua donna si è ormai affezionata al vecchio,e poi ancora c'è chi arriva a Lisbona con la moglie mulatta ed un figlio e non può pagarsi l'albergo , così cede la moglie all'albergatore , e poi c'è chi trova una prostituta olandese e se ne innamora e proprio lì sul molo per partire per chissà dove con lei, mentre cerca di convincere un prete a sposarli, guarda la donna allontanarsi con un marinaio belga largo di spalle come un armadio e impazzirà per ricercarla in tutta Lisbona. Una Lisbona descritta quasi in modo fantasmatico e metafisico, con i suoi luoghi tipici pieni di umanità piangente, risate alcoliche, spacciatori di droga, albergatori imbroglioni, prostitute multietniche, eppure avvolta nel suo fascino decadente e imperiale, di un impero oramai inesistente. Un libro affascinante, la cui bellezza malinconica sta nei gorgheggi bizantini di Lobo Antunes , che non disturbano questa meravigliosa sensazione che comunque vadano le cose, pur nelle difficoltà estreme, la vita va avanti e cambia sotto gli occhi magici, spietati, sghignazzanti e sorridenti, della capitale lusitana, una città di disperati che non sanno dove altro andare, perchè per loro tornare a Lisbona è stato come ritrovare una madre vecchia e paralitica, che è capace ancora di posargli una mano sulla spalla, trasmettendo tutto il calore possibile che una madre può dare ad un figlio. Questo libro mi ha insegnato che cosa vuol dire scrivere, perchè sicuramente Lobo Antunes, ci avrà messo tanto a scriverlo. Mi sembra di vederlo piegato sulla sua scrivania in rua Conde Redondo, a Lisbona, dieci ore al giorno, fumando sigarette una via l'altra,nonostante abbia vinto un cancro ai polmoni, a correggere , correggere, correggere, finchè il libro non accetta più correzioni...ed è allora che è finito un libro, come ama sempre dire. Mi sembra di sentirlo, se gli chiedi che scrittori gli piacciono e lui dice: Tolstoj, Conrad...hanno scritto i loro libri con la fatica di minatori e ci hanno messo molto tempo, perchè la scrittura è fatica e il lettore non riesce ad immaginare la fatica che c'è dietro un libro. Il successo non ha niente a che fare con lo scrivere, con la letteratura. Be', scusate se è poco, unire il successo alla buona scrittura, di questi tempi, non mi pare poco. Consigliatissimo specie ai lettori che non riescono più a sentire la musica nei libri degli scrittori contemporanei.





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