martedì 12 settembre 2023

Boliviana

 


Boliviana


Eravamo seduti vicino ad un camioncino ambulante dei panini. In quel momento il camioncino era fermo e mi chiesi perchè avrei dovuto chiamarlo ambulante. Poi presi la definizione si stronzo e aggiunsi ambulante. Questo quadrava, Uno stronzo ambulante era uno stronzo dappertutto. Mi appuntai questa cosa nel mio dizionario mentale degli insulti. Eravamo seduti, io e Synthia, ad un tavolino e aspettavamo di ricevere dei panini che avevamo ordinato. La cuoca del camioncino ambulante fermo era marocchina. Faceva anche polpette, cus cus...Pensai a com'era vicino l'arabo al mio dialetto d'origine. Cus cus era quando noi volevamo dire di qualcuno che eravamo certi che fosse lui. Cus in dialetto era “questo”. Questo questo, sarebbe suonato.Ed era quasi sempre legato ad un indizio di colpevolezza di qualcosa. Synthia stava ordinando il secondo panino e questo era un indizio che riguardava la lentezza del mio pensiero. E l'appetito di Synthia. Nel frattempo lei aveva attaccato bottone con una tizia seduta ad un altro tavolino di fronte a noi, con due ragazzini , un maschio e una femmina, rapiti dai loro telefonini. Era una boliviana, scura di carnagione, tratti indigeni, vestita con pantacollant neri attillati. Rossetto vistoso. Era vistosa. Era bona. Non lo detti a vedere a Synthia. La latine sono così: diventi loro proprietà. Anche gli sguardi che lanci alle altre devono avere il loro imprimatur. Ma se il soggetto osservato è esteticamente interessante l'imprimatur viene ritirato con una bolla di esecrazione costituita da uno sguardo che assomiglia molto a quello dell'uomo torcia dei Fantastici Quattro prima di sparare fuoco con gli occhi.

La boliviana ci raccontò la sua storia in spagnolo. Io capisco lo spagnolo, non lo parlo bene, ma lo capisco. Un po' come i cani, non parlano la tua lingua ma capiscono quando stai per bastonarli. Era venuta in Italia, a Milano, con i suoi figli, per visitare la città. Si era fatta ospitare da una sua amica peruviana sposata con un italiano. Al termine dell'ospitata la sua amica le aveva chiesto 600 euro. Per l'ospitalità. Alla faccia dell'ospitalità, dissi io. Ah, particolare curioso, la boliviana abitava in Germania, non era venuta in Italia, a Milano, dalla Bolivia e questo sì, particolare ancora più curioso, si era portata con sé, viaggiando in autobus, una tv al plasma! Una tv al plasma? Chiesi io a quel punto della conversazione, mentre la marocchina, alta due metri con in fianco il marito alto un metro e mezzo mi serviva delle polpette non richieste. Sì, disse lei, io adoro la tv al plasma. Synthia mi osservò come se avessi fatto una domanda inopportuna. Tutto il mondo viaggiava e per di più in autobus, con una tv al plasma al seguito!

La boliviana andò avanti con il racconto ...se avessi dovuto pagare quella cifra me ne sarei andata in albergo, per sei giorni! E ora stava lì seduta dalle 10 di mattina, al momento di questa conversazione, ore 19,30 circa, in attesa di ripartire per la Germania via Francia. Ed era senza bagagli. La sua amica peruviana e suo marito italiano avevano pensato bene di trattenere le sue 6 valigie a titolo di risarcimento per il mancato pagamento dei 600 euro per sei giorni. Io non riuscivo a credere alle mie orecchie. Le chiesi se forse non era il caso di andare dalla polizia e lei ci raccontò un'altra storia incredibile. Aveva chiesto ad uno per strada dove fosse il comando di polizia più vicino. E il tizio , uno di mezz'età, per tutta risposta le aveva detto che egli stesso era un poliziotto e che doveva consegnargli il suo passaporto. In cambio la boliviana avrebbe dovuto pagare una non meglio precisata tassa di passaggio. Al che lei aveva preteso che lui le mostrasse un tesserino identificativo. E lui per tutta risposta le aveva detto che non ce n'era bisogno, perchè il poliziotto era lui ed era lui che chiedeva i documenti alla gente. A quel punto lei gli aveva detto che senza distintivo non avrebbe mostrato alcun passaporto. E alla fine vedendo che lui nicchiava se n'era andata e sembra non ci fossero state altre conseguenze. Ovviamente a quel punto di andare alla polizia le era passata la voglia. Così aveva deciso di comprarsi un biglietto dell'autobus per tornarsene in Germania. Aveva chiesto ad un tizio che pareva un conducente di autobus lì nei pressi. Eravamo alla fermata della metropolitana milanese, Lampugnano, che era proprio alle spalle della boliviana e di fronte al camioncino ambulante della coppia di marocchini articolo “il”. Ed anche io e Synthia eravamo lì per prendere un autobus che ci avrebbe dovuto portare in Puglia. Ma per la nostra partenza c'era ancora tempo. Mentre la boliviana continuava a raccontare. Insomma l'autista ha chiamato al telefono un altro personaggio. Poco dopo questo è arrivato. Ha detto che l'accompagnava a fare il biglietto e che lei, la boliviana, non avrebbe dovuto fare altro che dargli i soldi: 400 euro. 400 euro? Dissi io. 400 euro? Disse Synthia. Il panino è otto euro, disse allora, la marocchina bimetre. Di dove sei, aveva chiesto la boliviana all'uomo che doveva farle il biglietto, non sembri italiano. E lui le aveva risposto che era romano. Ma sia a Synthia che a me apparve chiaro che si trattava di un romeno. Lei prima di rispondere aveva fatto in tempo a dare un occhiata ai prezzi degli autobus per la Germania. Al massimo costavano sui 200 euro. Io e Synthia ci guardammo. Be', dissi io, che ne dici, feci rivolto alla boliviana, se scriviamo un reportage sull'accoglienza turistica in Italia? Nessuno rise. Facevo sempre battute troppo sofisticate e nessuno rideva mai. A parte io. Decisi che io ero il miglior pubblico per le mie battute esistente al mondo. Poi la boliviana ricevette una telefonata. Era il marito italiano della sua “amica” peruviana. Ti sto portando le valigie, udimmo dire distintamente dal viva voce del suo telefonino. Sono 150 euro, aggiunse il Babbo Natale italiano. Io detti un morso al mio panino. Synthia non si teneva più. La mia battuta di prima non sembrava più nemmeno sarcasmo. Poi non successe più molto. Nell'attesa del nostro autobus e del marito trasporta valigie attaccammo bottone con una coppia che era lì. Lui era napoletano e lei comasca. Lei era incinta e aveva in braccio un bambino piccolo e intorno altri tre figlioletti che ballonzolavano per i tavolini. Siamo venuti qui da Como a farci due passi, disse il napoletano. Quattro figli, dissi io, complimenti, alziamo la media italiana! Ce ne sono altri 4 a casa ad aspettarci, disse lui con un certo orgoglio. C'ho il cazzo grosso, che ci posso fare, aggiunse. Comprare i preservativi, fu la mia risposta.

Non so come sia finita fra il trasporta valigie e la boliviana e i suoi ragazzini avuti da un uomo marocchino che poi non ne aveva più voluto saper niente, le stavano finendo le batterie dei telefonini suo e dei figli. Nè del napoletano con la comasca. Spero solo che quando il medico, le aveva detto a lei, che era il caso che ricorressero al lattice, non abbia frainteso e non abbia chiesto magari al marito un bel materasso di quel materiale....







































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