martedì 21 agosto 2018

L'estate del 2018, parte due

Uno dei pezzi forti dell'estate sono le sagre delle frazioni di campagna. D'estate riprendono vita, là dove , invece , d'inverno, paiono assopite come villaggi lontani e solitari in deserti siderali di ghiaccio, pur non essendoci ghiaccio, evidentemente. Con il Brother , cognata e nipote, una sera andiamo alla sagra degli "gnummerèedde", a Marinelli. Come molti già sanno gli gnummèeredde più conosciuti come gnummareddi o marretti, a seconda del dialetto locale dei luoghi e delle "nazioni"pugliesi,  sono degli involtini a base di interiora di agnello o capretto in budello e , generalmente vengono piazzati all'interno di un panino, abitualmente rosette, per comodità di smercio e consumazione. Sono un altro dei genius loci alimentari delle nostre terre. Marinelli è una frazione di Cisternino e , passando per questa ridente cittadina, come recitano le stoppose guide turistiche-viene da pensare alla possibile risposta dei dimoranti di questi luoghi con un bel "cazzo c'è da ridere"- ci infiltriamo come guastatori alimentari, pronti alla battaglia del panino selvaggio, nelle campagne limitrofe.
Una volta passati , di sera, attraverso una strada asfaltata in mezzo ad ulivi, muri a secco, pale di fichi d'india, fichi, rovi di more e dimore  e trulli aviti, giungiamo nel luogo destinato: un pugno di case circondate da piccoli poderi agricoli, con al centro una chiesetta e , intorno alle chiesetta, uno slargo che si potrebbe definire piazza. Lasciamo la car non lontano e , a piedi ci dirigiamo verso la piazza, epicentro della sagra. Lungo il percorso, sulla destra, veniamo attratti da un negozio di alimentari, una vecchia bottega come quelle di una volta, che reca, all'ingresso di un piazzale gremito di spartani tavolini metallici, un cartello con la scritta a pennarello nero: panzerotti. In pratica il fumetto di un grido, di un annuncio , da non lasciare assolutamente in sospeso. Ci accomodiamo allegramente e ordiniamo i panzerotti. Da bere la rarissima , per la zona tempestata dalle mafie commerciali baresi, birra Raffo. Come noto la birra Raffo è originaria di Taranto, ma dalle nostre parti per motivi commerciali è difficile trovarla in luogo delle maggiormente presenti Peroni e Dreher, quest'ultima pronunciata secondo la vulgata muratoriale dei luoghi , Drekèr! Smettiamo però immediatamente di chiederci perché una birra prodotta in Puglia abbia così difficoltà a imporsi nel mercato locale, quando io l'ho trovata persino all'Auchan di Cesano Boscone, allorché giungono gli agognati panzerotti. Li divoriamo saggiandone la frittura leggera a cui sono stati sottoposti. Mentre osserviamo con stupore e meraviglia un forno installato e divenuto tutt'uno, su un'ape , lì di fronte. Forse per arrostiture itineranti in contrade intorno. Ci risolleviamo dal tavolo e ci dirigiamo verso la piazza. Una spianata di tavolacci e panche da fiera alimentare , già ghermita di gente, sta a lato di uno spazio rotondo che funge da pista da ballo, mentre un'orchestra locale è già impegnata in alligalli vari e un folto gruppo di milfone ben in carne e anzianotti tracagnotti e abbronzati si dà da fare nelle classiche evoluzioni da scuola di ballo socialmente previdenziale. Ma viva il nazpop, viva la spontaneità delle tradizioni popolari, per contro alla discomania postmoderna dello sballo nasale milanese e sesso con chems che senza la chimica non ti tira più l'uccello, per lo stress da lavoro! Peccato, però, che al momento della pizzica, l'opulenza postmoderna alimentare a fronte dell'assenza ormai di manualità nei lavori agricoli-sostituiti con macchine-, persino i quarantenni si siedono sfatti sulle sedie, gli involtini penduli dalle bocche in rigurgiti sedati a stento. Sul lato della chiesetta prospiciente alle scene poc'anzi descritte, una gigantografia pittorica del volto di Giovanni Convertini, un sacerdote in odore di santità morto una quarantina di anni fa e dimorante in passato in questi luoghi ricchi di vita e vegetazione e di vita tutt'altro che vegetativa. Interessante la storia di questo "padre" che finì i suoi giorni occupandosi di volontariato in India , per finire i propri giorni in Bengala, a contatto con genti di varie razze , culture e religioni, con cui pare ebbe scambi sempre molto proficui. Ci mettiamo in coda per i panini e nel ordiniamo alcuni, sempre innaffiati, approfittiamo di questa presenza, di gelida birra Raffo, che ha un gusto che mi ricorda le gelide birre "Skol" brasiliane, molto apprezzate nel nordest della nazione verdeoro di impronta, per certi versi, tutt'ora, agropastorale. Ci sediamo su panche lignee insieme a sconosciuti con cui ci sorridiamo fra una boccata d'aria e l'altra fra i morsi di un panino appetitoso, volutamente privo di salse e salsine americanoidi. La serata scorre leggera, ed è una vera festa di popolo, con balli partecipati, di gruppo, lisci, qualche pizzica a ritmi bradipeschi, volutamente, per permettere qualche passo senza i classici saltelli assatanato da ballerini di San Vito.
E mentre sono al secondo panino, ecco che va in onda l'immancabile, per questi lidi, spettacolo pirotecnico, annunciato con una certa incertezza dallo speaker della manifestazione con un inceppato"fuochi piretici". Alla faccia delle supposte! I fuochi disegnano traiettorie meravigliose squarciando l'aria notturna e tersa con luci e colori multiformi e viene da pensare al sorriso ironico di Padre Convertini che da lassù, sembra osservarci tutti e , a questo punto, pensare, riguardo ai fuochi, chi in Bengala finisce di bengala rifornisce.
L'obbligatoria tappa, inventata dal Brother, a Cisternino, seduti sulla terrazza del bar "Cremeria History di Vignola",a degustare l'unica e incommensurabile torta alla ricotta, conclude la ritemprante serata...dopo mesi di lavoro, traffico, folle inferocite, computer, lavoro, lavoro, macchine, automobili, tangenziali, asfalto, telecamere ovunque a raccatar multe sanabilanci di comuni milanesi, direi che è catartico!

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