giovedì 19 maggio 2022

17 maggio, giornata mondiale contro la omotransfobia

 Il 17 maggio rientravo al lavoro da un viaggio di qualche giorno. Nella mensa del'Ikea di Corsico, dove lavoro, ho notato che stavano allestendo una sorta di set per qualche evento. E avevano posato su un bancone da cucina ligneo ben lungo, una enorme torta della Bindi. C'erano tre sedie e un microfono. Sullo sfondo, ancorato alla parete un arazzo multicolore che ricordava la giornata mondiale contro la omotransfobia. Una ragazza dell' ufficio del personale ha presentato due persone: Angela, assessore all'Istruzione del Comune di Corsico (ex lavoratrice dell'Ikea di Corsico per circa 12 anni, in passato) e Chiara, una collega transgender. Hanno parlato un pò. Angela ha ricordato tutte le iniziative sul tema dell'inclusione nel campo della diversità e di deterrenza verso il bullismo. Ha raccontato la sua esperienza come assessore del comune. Di come si è recata nelle scuole per parlare di questo tema dell'inclusione delle persone che hanno tendenze sessuali difformi da quelle comunemente in voga (mentre lo scrivo mi viene da ridere. Possiamo considerare tendenza comune in voga la pratica degli uomini sposati di andare a prostitute?). Però ho scritto così per sintetizzare e forse semplificare un tema che semplice non lo è affatto. Dal momento che Angela ci racconta che quando è andata nelle scuole di Corsico per sensibilizzare i dirigenti e gli insegnanti sul tema dell'inclusione diversamente sessuale e del bullismo (giustamente strettamente connessi) ha incontrato molte resistenze. E siamo nel 2022. Mi viene in mente una frase del grande De Crescenzo, al riguardo, che sintetizzava in modo geniale e ironico l'assurdità di un'altra tipica piaga della nostra società, del razzismo interno nord versus sud italia, meglio definito come discriminazione territoriale . Un tema molto caldo alcuni anni fa, che sussiste sotto traccia. Anche se di recente c'è stata una tregua interregionale all'insegna del razzismo verso gli stranieri. E la frase era, rivolta ai leghisti della prima ora: quando voi costruivate le capanne, noi eravamo già froci. Una frase che spiega meglio di qualunque pallosa conferenza interminabile, come la tolleranza, non intesa come sopportazione, ma come capacità di convivere con la ricchezza dell'essere unici come individui, persino nel campo sessuale, sia il tratto distintivo di una civiltà che ha l'ambizione di sentirsi evoluta. E poi ha parlato Chiara. Chiara anni prima era Andrea. Lavorava ( e lavora ancora) in logistica. Quando ha scoperto la sua diversità e l'esigenza che aveva di vestirsi in abiti femminili, all'inizio lo ha fatto di nascosto. Poi ha preso coraggio ed ha cominciato a farlo in pubblico, attraversando una serie infinita di umiliazioni e avversità, che sono passate anche dalla completa assenza di relazioni umane con suo padre. Per due anni non si sono parlati. Davanti a Chiara, mentre raccontava la sua storia, con la voce femminile assottigliata da un recente intervento alle corde vocali, bionda, seno appena accentuato dalle cure ormonali, c'erano un centinaio di colleghi. Che coraggio mi sono detto, all'inizio. Macchè, ho pensato dopo. Deve aver sofferto così tanto che raccontare la sua storia davanti a cento colleghi di lavoro, non le fa più effetto. Ma effetto lo ha fatto su di me. E su tanti altri. Nella società del machismo come forma politica del potere prevaricatore in ogni ambito, il suo racconto sereno, pacato, è stato uno schiaffo morale devastante. Sì, è vero, nella sofferenza è stata anche fortunata, perchè nel lavoro non ha subito discriminazioni. Ed ha incontrato dirigenti che l'hanno compresa e l'hanno protetta. E colleghi che non l'hanno mai discriminata o avversata. Aggiungo anche che ho visto la concezione, riguardo a questa questione, tra i miei colleghi, in questi ultimi anni, cambiare in meglio. Se conosci qualcosa da vicino e ci convivi, alla fine "quella cosa" diventa normale. Perfettamente assimilabile e sensata in un sistema che riguardo alle diversità, sensato non lo è mai stato. Quanto agli irriducibili, a coloro che tollerano nel senso di sopportare, che lasciano fare, tanto poi continueranno a pensarla così e a farsi battutine fra loro, che pure in azienda e nella società ci sono...be', se non arrivo a dire che odiano negli altri il sospetto di ciò che possa in qualche modo far parte della propria natura, poco ci manca...

Nessun commento:

Posta un commento