lunedì 25 luglio 2022

Facebook, il virus del linguaggio

 Facebook, gli haters...


E' indubitabile che social come Facebook e Twitter hanno creato un aumento dell'aggressività. Il linguaggio, come diceva Bourroghs, è un virus. L'uso indiscriminato, superficiale e volgare dei social, Facebook in particolare, sta modificando il modo di rapportarsi tra le persone. Le sintesi sloganistiche, dovute al fatto che non leggiamo messaggi troppo lunghi, costringono chi posta a ridurre questioni complesse in opinioni sintetiche che, per la  superficialità con cui sono trattate, rischiano di sminuire la complessità di tali questioni e di ridurle a volgari barzellette da ragazzi del muretto. Tutti inevitabilmente, persino fior di intellettuali, uomini politici di rango, scrittori e artisti, stanno finendo per essere vittime di questo modo di comunicare insulso e indotto dal mezzo che si usa, impoverendo il linguaggio e portandolo a bassezze tartufesche. Io stesso mi sono accorto che poi si riporta quel linguaggio nelle conversazioni dal vivo, rischiando di sminuire gli argomenti trattati e di ridurli al linguaggio dei primati. Attraverso l'altisonanza dei termini usati, inoltre, si arriva, durante le veloci conversazioni, molto facilmente all'insulto, anche personale. Sempre alla ricerca del modo più efficace e offensivo per chiudere la conversazione a proprio vantaggio. E l'argomento che si trattava? Non c'è più, sparito. Ridotto all'insulto personale. E uno dei miei motivi di disaffezione a Facebook risiede proprio in questo: e cioè nel fatto che dopo si esporta questo modo di scrivere e di esprimersi nella realtà, trascinati verso il basso da folle di ignoranti che hanno imparato a insultare bene attraverso un linguaggio scarno e volgare. Un linguaggio che ci sta impoverendo tutti, me compreso. Mi metto io sul banco degli imputati. Ci sono cascato. Ma io almeno me ne sto accorgendo e lo ammetto. Immaginiamo che lo stesso linguaggio venga usato per la risoluzioni di problemi del paese da politici o intellettuali e avremo la misura del pollaio globale che stiamo diventando. D'ora in poi me ne fregherò altamente dei likes e scriverò cose dignitose in modo adeguato. E non mi importerà se neanche sarà letto, quello che scrivo. Sarà la mia opinione elettromagnetica in eredità infilata nella bottiglia dei miei pensieri lanciata nel mare, che dico, nell'oceano, internetiano. Di questo passo anzichè mostrare una versione migliore( e comunque falsa), di noi stessi, rischiamo di mostrare invece quella peggiore ( altrettanto falsa), un te stesso bullo che bullizza altri bulli perchè a sua volta si aspetta di essere bullizzato.

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