giovedì 15 settembre 2022

Sulla 325, generazione z.

 

Sulla 325, generazione z

In autobus sto tornando a casa a Corsico, la 325 sobbalza sull'ammattonato del naviglio, che si trova sulla destra. Mi siedo davanti a due sbarbati. Avranno 15 anni. Una coppia. Lei pantaloncini neri, maglietta nera, occhiali da sole e cuffietta da smartphone infilata nelle orecchie, piuttosto bassa. Lui, coetaneo, sull'uno e settanta e questi orribili capelli a visiera , lunghi davanti a tettoia e corti dietro. T-shirt del Bayern Monaco e pantaloncini. Entrambi scarpe da tennis nike all'ultimo grido: quello dei genitori quando hanno visto il prezzo. Pomeriggio di sole. Parlano della scuola appena iniziata. Devo stare attento perchè usano un gergo incomprensibile, un italiano tutto loro.Spesso non capisco cosa si stiano dicendo. Si vede lontano un miglio che a quell'età le ragazze dominano i ragazzi in lungo e in largo. Poi i ragazzi recuperano. Non sempre, ma ci provano. Lei ce l'ha in pugno e conduce la conversazione. Non vanno nella stessa scuola e cianciano di uno sciopero che metterà in crisi gli spostamenti con i mezzi del giorno dopo. Domani dall'una alle tre c'è sciopero. Resterò tre ore senza sapere cosa fare, dice lui. L'autobus ci mette 40 minuti di solito, se andassi a piedi ci metto 4 ore, fino a Romolo, dice. Evidentemente il senso delle proporzioni non gli appartiene e a piedi non gli deve proprio andare di farsela, prima della fermata della metro Romolo, linea verde. Anche lei è preoccupata dello sciopero. Io non faccio religione e l'ultima ora si fanno o accoglienza umanitaria o nulla, ci fanno uscire prima, fa lei.Ci sta, dice lui. A scuola mia Religione non c'è proprio fra le materie, dice lui. E neanche italiano. Io italiano ancora non l'ho fatto, fa lei, solo spagnolo, scienze umanistiche e storia e geografia. Ridono a crepapelle. Non ci sono ancora gli insegnanti, di questa materia, sembra. Ma non si preoccupano affatto. Tanto basta la matematica, dice lui, a farti sbroccare la testa. Già, fa lei e pedagogia e psicologia ti shekerano la cabezza, esci dalla lezione che sei un cocktail, dice lei. Non me lo dire, conferma lui. Mentre parlano lei, contemporaneamente chatta sul cellulare, tutto con un solo pollice e ci manca anche che se lo infili nel naso, non fosse per la buona creanza di guardarsi intorno prima e accorgersi che è osservata. Questi della generazione z trasmetteranno geneticamente pollici lunghi un chilometro. E' l'unico organo che ci tengono a sviluppare, sembra. Io porto occhiali da sole alla Lebowski e mascherina e atteggiamento alla Lebowski. Di uno che è lì per caso, sull'autobus per caso, un giorno per caso, una vita a caso. Per cui sono mimetizzato meglio di un marines, come antropologo urbano. Questo li autorizza a proseguire fitto con le loro discussioni. Lui ha una pronuncia blesa e non si sente molto a suo agio, per questa cosa. Il fatto che una ragazza carina come quella che ha di fronte gli abbia rivolto la parola con chiaro intento di stabilire un'amicizia, lo mette in imbarazzo. La blesità aumenta. Rilassati, baby, penso fra me e me, Jovanotti ci ha costruito un marchio, sulla blesità. Ce la puoi fare anche tu. Alle varie fermate sale di ogni, il colorato popolo dei mezzi urbani di Milano e hinterland. Sei accompagnato?, spara lei ad un certo punto. No, dice lui con una certa titubanza. Perchè? No, dice lei, era così per sapere. Io il mio da mò che l'ho mandato a inculandia. Mi stava troppo addosso e io sono una che mollami proprio. Lui incassa l'info e non dice niente. Tace per un lungo interminabile minuto. Poi lei fa, questo non ti autorizza a mollare gli ormeggi, bello. Lui diventa rosso in viso. Si guarda intorno come pensando, ma ce l'ha con me questa qua? Giunti a Corsico city centro, i due scendono. Proseguono insieme. Lei un passo avanti a lui e lui poco dietro. L'invisibile guinzaglio in mezzo, tirato da lei.

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