giovedì 13 ottobre 2022

La speranza è l'ultima a morire

 

La speranza è l'ultima a morire , settembre 2022, dai quaderni scritti a penna.


In treno mi siedo da solo. Dopo un po', a Roma, si siedono nel mio quadriposto munito di tavolino centrale, due giovanissimi. Uno sul metro e 75 al mio fianco e un altro , piuttosto alto, di fronte. Portano la mascherina chirurgica-sui treni delle ferrovie dello stato è obbligatorio in aereo invece no, evidentemente il virus del covid snobba gli aerei, deve essere un virus pop e non molto high society-hanno posato i loro zaini e una molteplicità di sacchetti immagino io, pieni di pensierini per gli amici. Dopo un po', demblèe attacco a parlare. Dovete sapere che io, riguardo ai viaggi in treno o altri mezzi di trasporto ho un po' l'atteggiamento che aveva Pannella quando veniva intervistato in Tv. Poiche lui riteneva ( ed era vero) accadesse di rado, si sentiva in dovere, qualsiasi fosse la domanda posta, di rispondere con il suo “daadamoedeva” preferito...e cioè cominciava dai fratelli Rosselli, proseguendo con Giorgiana Masi, buonanima, e di seguito ricordava i referendum su aborto e divorzio...e magari l'intervistatore gli aveva semplicemente chiesto come stesse durate uno sciopero della fame. Voglio dire che attacco a parlare di tutto, a cominciare dalle mie vicende ultime ad esempio del treno precedente perso, senza tema di sembrare uno squilibrato... ma mi aspetto che da un momento all'altro , i due giovanissimi malcapitati, si mettano a smanettare sui loro smartphone d' ordinanza...e invece il miracolo accade: mi stanno a sentire...dandomi del lei e, ci sta, come dicono a Gratosoglio, potrei essere il loro padre....ma non sono il loro padre e forse per questo mi stanno a sentire. Le esperienze dei padri sia pur in ambiti diversi raccontate per interposta persona. Andando avanti nel dialogo, dopo aver tracciato per sommi capi la mia biografia con la mia classica trojka di presentazione tipo, mi sono laureato in scienze politiche, arredo case per l'Ikea e scrivo libri, chiamatemi “l'americano”visto che gli americani sono i padri di un sistema economico capace di farti passare dagli uffici di Wall Street a coltivare marijuana, fino ai deserti messicani a vendere peyote ai turisti...mano mano che il treno passa dalle varie stazioni e si svuota, i due ragazzi mostrano i segni di un possibile futuro ricco di speranza, nel momento in cui non smanettano nei loro telefoni nemmeno per un minuto, mostrando di gradire la conversazione, la dove i loro coetanei medi si sarebbero già rinchiusi nella gabbia elettromagnetica delle loro cuffiette musicali, scambiandosi video via social per evitare di parlare. Questi due sono diversi, e infatti il giovane che ho di fronte, che chiamerò convenzionalmente Jack, come Kerouac, il grande ricordatore, prende a raccontarmi la sua storia: studia per una laurea breve, che lo porterà a fare protesi medicali che sostituiranno arti umani lesi o colpiti da incidenti ; e il suo compagno di viaggio e di gita quatriduanus in quel di Roma, studia invece “tecnologie alimentari”. Sono della provincia di Bari. Entrambi non amano e non seguono il calcio. Quello che ho di fronte, Jack il ricordatore, mi spiega che in caso di interventi chirurgici di rimozione di ernie discali( io ce n'ho una ma non mi sono mai voluto operare) operarsi deve essere una scelta dell'affetto dal problema e di nessun altro. Questo gli dà la stura per raccontarmi la sua storia personale. Un grumo estraneo, chiamiamolo così, presente nel suo cervello, gli scatenava attacchi epilettici per cui, ad un certo punto, scoperto che la causa degli stessi era il grumo, doveva decidere se operarsi togliendo questa escrescenza o meno. Il neurochirurgo lo avverte delle conseguenze che l'intervento potrebbe avere su alcune aree cerebrali, nel senso che potrebbe perdere l'uso del linguaggio. Jack decide di operarsi comunque e tolto il “male” gli resta il grumo, la parte benigna, diciamo, che però lo costringe a stare costantemente sotto controllo tramite l'uso continuativo di farmaci. E' un ragazzo molto profondo e si esprime molto bene in italiano. Parliamo ancora di molte cose, mentre il suo amico ascolta di buon grado, intervenendo meno. E' più un ascoltatore, per cui lo chiamerò Frank l'assimilatore. Entrambi amano la musica e leggere. Frank l'assimilatore , ama disegnare ed è un appassionato d'arte ( sottolineo che stiamo parlando di giovani poco più che ventenni). Si scrivono tutti i riferimenti dei miei racconti sui monumenti romani , mentre accenno ai musei vaticani, visitati da loro in parte. Chiosando poi col riferirgli che alcune aree di questi sono interdette al pubblico perchè presentano oggetti e scoperte raccolti in molti viaggi da appartenenti all'Ordine dei Cavalieri Templari, un ordine cavalleresco che aveva legami interreligiosi e interculturali con i sufi, la parte più esoterica dell'Islam, con i buddhisti, gli induisti e altri seguaci di religioni e filosofie importanti, inclusi i taoisti cinesi. Restano fortemente impressionati dal racconto e alla fine, quando aggiungo, che i templari furono scomunicati e sciolti dalla Chiesa con l'accusa di sodomia, falsa, peraltro, parte il dibattito sul mondo arcobaleno. E dalle cose che dicono traggo conferme circa il fatto che per le ultime generazioni , quello della diversità di genere è un non problema...semplicemente accettano la cosa e la rispettano. E quelli tra di loro che non lo fanno è perchè sono condizionati dai commenti preistorici dei genitori...che, tra parentesi, appartengono alla cosiddetta generazione x, la mia generazione. O al massimo a quella dei millenials...generazioni in cui certi retaggi culturali rappresentano quel gas di scarico che ancora intasa la marmitta che non si vuole arrendere alla morte del motore a scoppio.


Mentre vado al bagno, fuori dal bagno, poco fuori dallo scompartimento, camminando in equilibrio instabile ( siamo in treno, ricordate?)incontro una ragazza biondina, occhi azzurri, sul metro e sessantacinque. Attacchiamo a parlare. Lei avrà una trentina d'anni, molto spigliata, per nulla in soggezione nel parlare con un grizzly bianco come me. Ha un forte accento della capitanata. Crede che io sia uno sportivo o roba del genere. Io confermo che lo sono. Ma della pastasciutta. Si sbellica dalle risate e mi racconta la sua storia. E' reduce da un viaggio negli Stati Uniti e sta tornando a Cerignola, dove la sua famiglia possiede un'avviata azienda agricola, presso cui lavora collaborando con altre due sue sorelle. Di giorno, dice, carico camion di carciofi col muletto e bestemmio con gli operai, di notte sono in discoteca a sfilare con vestiti che mi creo io da sola. Non ama i suoi coetanei e non è fidanzata. Poi racconta un episodio piuttosto paradigmatico, del perchè a difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei: racconta di una volta in cui se ne stava seduta in un bar e c'era un ragazzo che la guardava da lontano, sorridendole. Dopo un po' sente il bip di un messaggio sul suo Instagram. Era del ragazzo che le chiedeva se potessero conoscersi. Lei ha cancellato il messaggio senza neanche rispondergli. Se non ha avuto le palle di avvicinarsi di persona, allora non fa per me, conclude. Durante il viaggio in Usa ha conosciuto un cuoco danese, con cui è rimasta in contatto. La aiuterà a commercializzare in Danimarca una linea di prodotti di bellezza a base di olio di oliva da lei creati. Dice che le piace parlare con me e che si scusa se è passata dal lei al tu. Niente, fai pure, dico io. Te lo sei guadagnato. Ve lo siete guadagnato, tu e quei due ragazzi seduti nei posti vicino al mio. Siete arrivati a capire che se volete dire qualcosa a qualcuno esiste il linguaggio della parola e la memoria. E anche se volete ascoltarlo. In un mondo in cui per chiedere un'informazione ti piantano in faccia un cellulare con una foto ma non ricordano come quella cosa nella foto si chiami e come , a quella foto, ci sono arrivati...

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