mercoledì 19 aprile 2023

Guerre stellari, seconda parte

 




Il viaggio (Parte 2 di Guerre Stellari)

Uno degli autisti, che poi si danno il cambio alla guida , chiede dove andiamo. Ad Ostuni, dico. Mi invita a seguirlo e metto il mio trolley nel portabagagli posteriore sull'autobus. L'altro autista, un tipo ageè corpulento e brizzolato controlla con lo scanner del telefonino il mio biglietto: Posto 27, in alto, afferma con accento barese. Salgo da una scaletta interna all'autobus bipiano, individuo il mio posto e mi siedo. Le poltrone sono comode e , per il momento, il posto a fianco a me è vuoto. Individuo sotto la poltrona la presa del carica batterie del cellulare e lo collego. Buio, ora, 20,30 circa. Pochi minuti dopo l'autobus parte e mentre siamo in movimento serpeggiando col mezzo in mezzo alla panoplia di altri autobus, l'autista in seconda passa a contare i passeggeri. Metà posti sono vuoti, ma dobbiamo fermarci a San Donato dove ci aspetta un altro carico umano. I passeggeri sono variegati, giovani, di mezz'età, qualche anziano, due o tre gender fluid ( il look è quello, perlomeno) orecchini a naso e orecchie e quei terribili auricolari senza fili che ti danno la possibilità di parlare al telefono sembrando pazzi che parlano da soli. Lungo la tangenziale trafficata, andiamo lenti e già accumuliamo ritardo. Saranno dodici ore di viaggio circa, prima di arrivare a destinazione. A San Donato imbarchiamo l'altro carico e io conoscerò il mio compagno o compagna di viaggio del posto accanto. E' una ragazza sui trent'anni, bionda, molto magra, occhiali da vista stilizzati, auricolari senza fili infilati nelle orecchie, pantaloni da tuta e maglioncino a maniche verdi. Ha con sé uno zainetto e vari apparati elettronici che non capisco come riesca a tenere tutti insieme, tipo cellulare e ipad. Si siede senza alcun saluto e convenevole, osservandomi come un insetto un insettofoba, con fastidio, quasi. Lo noto dalla sua espressione scocciata/imbronciata. Dopo essersi seduta dà un'occhiata nei due sedili a fianco, in meszzo c'è il corridoio. Lì sono sedute due ragazze, una, sul corridoio, sui quaranta e con a fianco una ragazza molto giovane che ha preso a gonfiare un cuscino che presumibilmente infilerà tipo collare post colpo di frusta, per avere un giusto confort durante il viaggio, preludente una pronosticabile dormita. Poco dopo l'autobus riparte e ci infiliamo nella tangenziale e poi passato il casello, in autostrada. L'orologio a datario iridescente nel buio incipiente in cui è sceso l'autobus, mostra giorno e ora completamente sballati( cosa che ho notato sempre in tutti gli autobus della Marino presi in tutti questi anni migratori su è giù tra Milano e Puglia e viceversa). Nel prosieguo del viaggio accendo la lucetta per leggere un libro che ho con me, “Al di là del bene e del male”, di Nietzsche. La mia compagna coscritta di viaggio mi osserva come uno pterodattilo. Sono l'unico che ha acceso la lucetta da lettura e si dà da fare a sfogliare un libro cartaceo. Lei per tutta risposta accende l'Ipad e comincia a guardarsi un film. Per fortuna ha gli auricolari per cui non mi disturba. Ma poco dopo iniziano le telefonate di rito poco prima della partenza. La giovane accanto al finestrino opposto al mio, che anche io sono sul finestrino, quella del cuscino gonfiato, riccia, occhialuta anche lei, ad alta voce, inizia una conversazione con un'amica che inizia con : “adesso cerco di spiegarti che problemi ha Lucia”. Si preannuncia un trattato orale di shampismo verbale militante spacciato per trattato di psicologia....Tutto l'autobus ascolta i fatti suoi...o meglio, di Lucia. E ci vuol poco a capire che questa Lucia non è una santa, nonostante il nome da santa, perlomeno nella disamina della sua pseudoamica. La mia compagna di viaggio, a fianco, riceve una telefonata, per cui risponde e continua, contemporaneamente a seguire il film. All'inizio, risponde annoiata. Sembra sia una sua amica. Parlano di lavoro, di design week, e del fatto che durante le vacanze pasquali, per un giorno, deve andare a Roma, da un cliente. Io la guardo di proposito dopo che dice “cliente”, così, per misurare il disagio di un fraintendimento...che volete, sono fatto così. Lei si schermisce e finge di posare lo sguardo su un film del quale non sembra importarle molto. Io torno a Nietzsche. Dopo un po' la giovane gonfiatrice di cuscini è impegnata nel racconto di Lucia e ormai tutto l'autobus sa che questa Lucia le ha soffiato il ragazzo, del quale, mi pare di capire, la gonfiatrice di cuscini rimpiange il patrimonio familiare, mentre dalla mia vicina sono venuto ad apprendere che è di Molfetta e che sta per andare a Londra in missione e poi a Parigi...Mi mette a parte malgrè moi dello stipendio del suo ragazzo, sui duemila e due e di una sua amica che vive e lavora a Parigi ma è costretta da quel coglione (testuale) del suo ragazzo, che accetta solo lavori saltuari e mal pagati, a vivere in un quartiere di negri e morti di fame ( testuale), mentre lei viene da Bevery Hills (Molfetta), quest'ultima cosa la aggiungo io mentalmente. E già a continuare con una spatafiata di critiche agli stipendi di gente che conosce e che definisce amici e che sarebbero degli sfigati che non accettano i suoi consigli, che, udite udite, l'avrebbero portata sui duemila e tre ( e sticazzi?). Poi finalmente, dopo aver lanciato due o tre altre frecciatine, si tace, non senza prima concludere col dire che ora avrebbe finito di vedere la serie tv che stava guardando. Finalmente portò leggere Nietzsche in santa pace, penso.


Nessun commento:

Posta un commento