giovedì 8 giugno 2023

Bari parte 4, Basilica di San Nicola, conclusione

 Bari (parte 5). La basilica di San Nicola, conclusione.


Ritrovatomi nello spiazzo antistante la basilica di San Nicola,mi trovo di fronte all'imponente facciata di questa bellissima chiesa visitata molto spesso in passato dai russi, soprattutto per le sue ascendenze ortodosse. Entro nella chiesa e all'interno dell'enorme costruzione ammiro pareti e colonne in stile quasi catacombale, e , per contrasto, il soffitto , decorato di immagini sacre bordate di oro. In questo momento è in corso un matrimonio. Mi trovo proprio nel momento del fatidico sì. Così, Fabio e Iolanda, si sposano sotto gli occhi tripudianti dei parenti e dopo aver fatto la promessa al parroco che li sposa, che, d'ora in poi, andranno a messa ogni domenica. Come riferisce il don...non si sa mai che andando di giovedì, oltre che di domenica, compiano peccato d'eccesso di fede da ostentare...


Al ritorno rifaccio lo stesso percorso, diretto alla stazione ferroviaria. In via Sparano, un tempo si sarebbe ironizzato cambiandole l'accento in Spàrano, riferito alle guerre criminali, ora sembra lontano ricordo, ripasso trovandomi sulla destra la chiesa di San Ferdinando. Fuori c'è un carro funebre. Appoggiati all'auto funeraria, due uomini in completo blu, elegantissimi, sono a contatto col mezzo , piuttosto  svaccati. Sbadigliano della grossa, come questi gesti facessero parte della loro normale routine quotidiana. 


In piazza Umberto mi siedo su una panchina. Dal mio marsupio tiro fuori il pacchetto di toscanelli. Ne prendo uno e lo accendo. Come Pepe Carvalho, il detective di uno dei miei giallisti preferiti, don Manuel Vasquez Montalban. Una coppia di giovani nigeriani, lui più basso di lei, passeggino con bambino annesso si fermano sulla panchina di fronte. Il bambino poco dopo sgambetta verso i vicini scivoli e giochi per bambini. In mezzo a noi un'aiuola con una siepe circolare e al centro una palma filiforme e alta. La nera si avvicina ancheggiando in modo per lei naturale. Ha i capelli raccolti a ufo in un cappellino di lana, jeans e maniche corte.

“Scusa, hai un accendino, per favore?”, mi chiede.

“Certo”, dico.

Glielo do. Lei si accende una sigaretta handmade e mi restituisce l'accendino.

“Sei di Bari?”, mi chiede mentre si allontana.

“No”, rispondo.

“Lo sapevo che non eri di Bari, perchè qui la gente è troppo ignorante”, fa.

Poi mentre fuma rilassata, si dirige verso i giochi, a controllare il suo bambino. Il marito o uomo, fate vobis, resta seduto sulla panchina, stanco, forse reduce da qualche cantiere edile della mattina. Manca poco alla ripartenza per Ostuni, ore 18,30, ed ho il treno alle 19,02. Mentre fumo in santa pace il mio toscanello, sulla panchina alla mia destra si siede un arabo. Mi guarda con circospezione. Ho un viso sconosciuto, occhiali da sole a specchio. Dopo un po' giudica che se ne deve fregare. Si prepara una canna di hashish con dovizia. Per base usa il tabacco di una sigaretta sventrata. Poi gli si avvicina un altro arabo. Si salutano come noi del sud del mondo, mano e baci sulla guancia. Si passano il joint. Alle loro spalle una pattuglia della Finanza chiacchiera, sul ciglio della strada trafficata, di chissà che cosa. Il traffico scorre incessante. Come la vita. Come la morte. Come i matrimoni e i funerali. E i miei pensieri sono fiumi in piena. Pellicole di un documentario su una città che è cambiata, restando, tuttavia, fedele a se stessa.

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