lunedì 11 ottobre 2021

Diario di Ottobre 2021

 Diario ottobre 2021


Ieri in giro per Milano. Prima in macchina, poi alcuni tratti a piedi. Da casa mia a Corsico, prima passo su via Milano, direzione Milano. Lo dico perchè c'è anche via Milano direzione “ si esce da Milano”. Vicino ad un ponte di metallo che sorvola il naviglio in modo permanente ( un aereo non lo farebbe...in modo permanente, giusto?), parcheggio. Con lo smartphone fotografo due bellissimi graffiti: Battiato e Gino Strada. Realizzati su parete di mattoni rossi uno a fianco all'altro. Non posso fare a meno di pensare che quel muro si va affollando sempre di più. Solito gesto apotropaico ( era in generale, non mi sento un giusto del pianeta, sia chiaro) e risalgo in macchina. 


In tangenziale c'è un traffico tremendo. Auto dappertutto. Qualcuno non manda giù di essere sorpassato e ingaggia un duello da formula uno. Poi 50 metri più avanti deve fermarsi in coda. Il mondo è pieno di gente che se avesse un lampeggiante lo userebbe per andare al bar a prendersi un caffè prima degli altri. Ci sarà sempre qualcuno che è arrivato prima. Per esempio il barista.


In viale Certosa, ad un certo punto a metà, nei giorni scorsi avevo visto un graffito che raffigurava Vittorio Feltri vestito da nazista. Scendo sotto un elevated che taglia in due viale Certosa. Il graffito è lì. Gli hanno distrutto la faccia. Non si riconosce più il viso. Che mancannza di ironia! Credo che Vittorio Feltri si sarebbe divertito un mondo a restare su quel pilone che sostiene la elevated vestito da nazista. E' un uomo di spirito. Lo conosco. Una volta feci un corso di giornalismo con lui. Conversammo amabilmente. L'importante è non riprenderlo con una telecamera. Se no si trasforma come un vampiro. 


Da viale Certosa mi dirigo in auto verso il centro. Scendo in Stazione Centrale e faccio un giro alla Feltrinelli Express. Esco senza aver acquistato nessun libro. Sto provando a smettere. Ma non comincerò con l'eroina. Li prendo a nolo in biblioteca. Sto facendo un esperimento. Voglio vedere quanto mi ricorderò di tutti i libri letti senza averli vicino in una libreria. E poi a casa non ho più posto per i libri. Troppi libri sono come nessun libro. Generano ignoranza. E' come bere vino di qualità, la cosa. Prendi le migliori bottiglie e il fegato soffrirà, perlomeno, giustificatamente.


Percorro piazza Duca D'Aosta, che per chi non conosce Milano, è lo spiazzo antistante la Stazione Ferroviaria principale. Dei turisti spagnoli fanno foto ai senegalesi seduti sul bordo delle aiuole dietro un mucchio di biciclette parcheggiate. “ Esto no es uno zoologico, hijos de putas” , gli grido. Le due  signore e un tizio di mezza età che stavano fotografando scompaiono all'istante borbottando qualcosa. Sono stato in Spagna e di migranti ne ho visti a iosa. Dove fotografi fotografi ne becchi comunque qualcuno. Ma non li stai fissando come animali in uno zoo!


A piedi mi dirigo verso porta Venezia e di lì andrò verso piazza Duomo. Bella giornata di sole, molta gente in giro. Chi con mascherina chi no. Turisti spagnoli e francesi, venuti qui a Milano per la finale di Nation League fra le due rispettive nazionali di calcio. In piazza San Babila mi incuneo nel mezzo di Corso Vittorio Emanuele. Incoccio in una fila infinita di ragazzi davanti ad un locale nuovo. Five Guys, si chiama. Do una scora su google sul mio smart e leggo che è una specie d Mac Donald fondato dai coniugi Murrel, statunitensi e affidata poi ai loro 5 figli. I five guys. Sembra un gruppo musicale “ I cinque ragazzi”. Hanno punti ristoro in tutto il mondo. Incredibile quanto tirino gli hamburgher. Ma io due ore di fila per mangiarmi le noccioline in attesa infinita di un hamburger, nemmeno allo Zoo di Oria. Oria, provinciaq di Brindisi, c'era uno Zoo ( a proposito di zoo, declinato al plurale). Ci andavo da ragazzo molto giovane. C'erano degli orsi bruni che mangiavano qualsiasi cosa gli lanciassi. C'era chi gli lanciava sigarette. E le mangiavano. Oltre all'inciviltà delle cosa si poteva dedurre che i poveri plantigradi facessero letteralmente la fame. Ecco perchè me lo ricordo. Io agli orsi lanciavo gli arachidi comprati ad una bancarella fuori dallo zoo. Insomma, per tornare alla fila davanti ai Five Guys, io vengo dai panini di Mimino. Mimino aveva un alimentari sotto casa ad Ostuni. Calvo, bassettino, introverso. Rifondatore della lingua italiana con i suoi cartellini sul cibo dietro al bancone tipo “uovi freschi”. Ma era un pezzo di pane, un uomo buono.Lui se avesse potuto i panini te li avrebbe regalati. Un panino costava 500 lire. Il mio preferito: tonno e giardiniera. Five Guys per me potete chiamarvi Five Against One.

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