lunedì 25 ottobre 2021

Diventare vecchi

 Diventare vecchi 


Dunque, tutti dobbiamo diventare vecchi e morire. Sono due cose a cui l'uomo non può sfuggire. Anzi, a pensarci bene, invecchiare e morire è la migliore delle ipotesi, visto che si può anche morire da giovani. Anch'io sto invecchiando. I primi segni li ho avuti sul piano atletico. Prima correvo, mi facevo i miei 5 chilometri al giorno. Poi, verso i 50 anni, i polpacci hanno incominciato  a indurirsi ed erano più le volte che finivo l'allenamento camminando che quelle in cui lo finivo correndo. Quando uno corre e beneficia delle sensazioni endorfiniche della corsa, di quel benessere che ti accompagna tutto il giorno, be', difficilmente  accetta subito questo fatto. Per cui  all'inizio mi ostinavo a far riposare i polpacci, per poi riprendere a correre quando stavo meglio. Ma la forchetta temporale fra quando stavo meglio e quando avevo i polpacci bloccati, ha iniziato ad allargarsi. Per cui erano più le volte in cui non facevo niente di quelle in cui mi allenavo. Se invece camminavo potevo farlo tutti i giorni. Camminare stava al centro fra il non fare nulla e il correre. Camminare era democristiano e quando sei avanti con gli anni sei più incline ai compromessi. Certo, ci sono settantenni che corrono tutti i giorni e stanno da Dio...e poi ci sono ventenni in sedia a rotelle. Sul piano della salute devi stare al centro, non ce n'è. Finchè ce la fai, tra le altre cose.

Poi mentre lavoravo-progetto e vendo arredamenti-ho notato che ci vedevo peggio. Quando stampavo i fogli con gli ordini da passare ai clienti, per leggerli dovevo tenerli molto lontani. Mano mano che passava il tempo-siamo sempre intorno ai 50 anni-dovevo sempre di più allontanare i fogli se volevo riuscire a leggere. In quel periodo il mio supereoe preferito era l'uomo molla dei Fantastici 4. Lui poteva tenere quei fogli in mano alla distanza che voleva. Ma non poteva funzionare, non solo perchè non ero un supereroe, anche perchè la gente lo notava. Decisi che era il momento di una visita oculistica. L'oculista sentenziò che da lontano ci vedevo bene ma da vicino manifestavo i primi segnali di presbiopia. Non riesci a leggere come i vecchi. C'era di che deprimersi. Insomma l'oculista mi prescrisse le lenti da presbite e io andai da un ottico che mi fece degli occhiali facendomeli pagare, indovinate quanto? La risposta è semplice: un occhio della testa. In seguito appresi che potevo comprarmi degli occhiali da un qualsiasi farmacista con due gradi di presbiopia che sarebbero andati più che bene e senza la montatura in tartaruga. Povere tartarughe. E la parola c'aveva pure il termine “rughe”, dentro. Iniziò il difficile periodo dell'abituarsi ad usare gli occhiali. Quando li devi usare solo per leggere, all'inizio, tendi a dimenticarteli, ad usarli meno, con la bislacca idea che così il processo di deterioramento della vista si rallenti. Tornai a fare l'uomo molla dei Fantastici 4, fino a che non mi convinsi a portarmi gli occhiali da vista dietro. Ma per metterli ogni volta dovevo prendere l'abitudine. Tre volte non gli usavo e una sì, per leggere. E sforzandomi facevo la faccia dello stitico, per cui i miei interlocutori si preoccupavano doppiamente per la mia salute. Poi iniziarono le difficoltà vere e tragicomiche. Una volta dovevo andare ad un appuntamento con un'amica. Mi dette l'indirizzo , era verso viale Zara, a Milano. Scaricai google maps sul telefono (altro capitolo del diventare vecchi: difficoltà con la tecnologia) e partii in macchina. Intanto il navigatore mi fece fare un giro della madonna...dico della madonna perchè fu un miracolo se arrivai all'ora prevista. Parcheggiai e scesi dalla macchina. C'era aria di concludere qualcosa quindi mi fregavo già le mani mentalmente. Non ho saputo spiegarmi meglio di così, scusate. Mi avvicinai al portone e cominciai a guardare i citofoni. Avevo lasciato gli occhiali a casa, ovviamente. Per cui non vidi i cognomi scritti sul citofono. Ma non volevo umiliarmi a telefonare per avvisare la mia amica che ero sotto il portone e che mi aprisse. Ero in difficoltà. Dovevo telefonare con una scusa.

La chiamai. Sono sotto casa, dissi, perchè non scendi a fare due passi, magari beviamo qualcosa in un bar , ti va? Lei per tutta risposta mi disse-meglio di no, sono già nuda. Non sapevo cosa dire e dissi, aprimi, per piacere, allora. Non lo vedi il cognome sul citofono? Disse. 

Ripresi la macchina e me ne andai a casa. E la mia amica non mi telefonò più. Oppure telefonò e io non risposi. Perchè senza occhiali non riconoscevo i numeri sul display del telefono. Non lo saprò mai. 

Poi iniziarono i problemi con lo smartphone. Mi dimenticavo gli occhiai sistematicamente ,quando ero in giro,  e usando whatsapp non distinguevo bene le lettere. Ancora non avevo imparato bene il mecanismo del t9 per cui spesso le mie risposte erano incomprensibili o sbagliate o fuori contesto. 

Una volta un mio amico mi fece rileggere una conversazione di qualche giorno prima su whatsapp.

-Ciao, come stai? Lui.

-Porno movies, Io

-Cosa?Lui

-Sono in girino. Io.

-Ma sei fatto?

-Non l'ho fatto. Io

-Sono Gimmy, hai presente? Lui.

-Patrimonio dell'umanità. Io.

Dissi che non avevo gli occhiali e che pur digitando secondo logica il cellulare scriveva quello che gli pareva. Eh, ma stai attento, che il t9 memorizza i risultati delle ultime ricerche...tipo, per esempio, Porno Movies, disse. Ma anche Patrimonio dell'umanità. Solo che questa ricerca è più normale. Ah, feci. Bella fregatura. E mettiteli, sti occhiali...Pure Rocco ormai li porta, disse lui. Rocco? Rocco chi?, chiesi. Siffredi, fu la risposta. Be', come si dice, chi di spada ferisce...dopo che glieli ha fatti mettere ad una generazione di pesone! Conclusi.


Continua.....

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