venerdì 29 novembre 2019

Il giorno dopo il giorno a casa

Un giovedì sono stato a casa. Non ho lavorato. Sono andato a camminare un paio d'ore, clima nebbioso, sul lato del naviglio di Corsico, dove non vanno auto, alberi sul bordo strada dalle foglie gialle, granata e altri colori che solo in natura puoi vedere e che non hanno altra definizione se non che sono strani e belli. Poi mi sono dedicato alle melanzane. Ho rubato la tecnica culinaria  a mia madre: le taglio a striscioline prive di buccia, le metto in padella con ilio e aglio sminuzzato, metto il sale, dopo 10 minuti un goccio di vino rosso che le colora di marrone, e pomodorini a tocchetti. Lascio altri 10 minuti ed ecco una leccornia vegetariana che costa poco , nutre molto ed è appetitosa. Cospargo delle fette di pane pugliese, un finto altamurano che fanno da queste parti, delle suddette melanzane e accompagno con un pò di Negramaro. Sono l'uomo più felice del mondo mentre penso che sono vivo e sto gustando tutto questo e fuori fa freddo, c'è nebbia e tutti sono stressati dalla produzione. Poi lavo piatti e pentole e bicchiere e mi lavo i denti. Mi dirigo in camera da letto-vivo in un bilocale anche se quando mi telefonano al fisso per appiopparmi improbabili contratti dico che sono il maggiordomo e di attendere che il padrone è nell'ultima stanza della villa. In camera da letto ci sono delle librerie strapiene, a volte ci sono anche libri che ho acquistato per leggere in un secondo momento , a volte rileggo alcuni testi a distanza di anni. Dal che m'accorgo che i gusti cambiano e che la mente , come la pancia, richiede nuovi alimenti, magari meno contemporanei, più classici, allo stesso modo di come lo stomaco tollera i cibi di una volta, legumi e compagnia bella, ad esempio, in luogo di cibi che vanno di moda e persino di spezie che sembrano imprescindibili. Sto parlando dello zenzero: caramelle allo zenzero, tè allo zenzero, zenzero nelle pietanze, patatine allo zenzero e via elencando. Scorgo un libro che ha in copertina una foto in bianco e nero di una donna, una creatura androgina, dal profilo non troppo avvenente: è "Una stanza tutta per sé", di Virginia Wolf( e la foto e' sua, la ritrae cioè). Mi sdraio nel letto e comincio a leggerlo. E' un saggio scritto in forma di romanzo sulla condizione femminile. Più mi addentro nelle pagine e più mi appassiona. E' raro che mi appassioni un saggio ma questa donna scriveva da Dio. Leggo per alcune ore e poi sento che mi sto assopendo. Quando un libro mi concilia mi succede,nel mio caso mi  sta prendendo. Poso il libro già giunto a metà e mi addormento. Mi sveglio alle sei circa, è già buio, fuori nebbia sempre più fitta, abbasso le imposte e mi preparo per la serata. Altre due fette di altamurano fake con melanzane, due bicchieri d'acqua e torno a leggere. Quasi finito il saggio della Wolf e mi sto innamorando di lei. Non mi sarebbe importato se fosse stata lesbica, io non ho alcun pregiudizio , in materia, ma una donna che scrive così ha un cervello meglio di qualsiasi viagra e me la fa collocare nel novero delle donne che conquistano con il fascino vincendo la concorrenza delle belle senz'anima. 
A sera su rete Nove mi guardo un documentario sulle mafie italiane, tra cui quella pugliese, la Sacra Corona Unita, con le immagini della mia natia Ostuni che appare , Città Bianca, in mezzo agli ulivi, prima che il conduttore della trasmissione, tale David Beriain, vada a trovare un giovane presumo della mia città, recluso in un carcere minorile, perchè affiliato alla mafia pugliese.
Verso mezzanotte mi addormento.
La mattina dopo mi sveglio presto e mi vesto di tutto punto, pesante quanto basta, per la mia camminata terapeutica. Cammino per un'ora e dall'altra parte del naviglio c'è un traffico terrificante, nevrile, mentre dove cammino io più altri camminatori che ciclisti o joggers, anche se vanno di fretta anche quei pochi, forse in ambasce perchè dopo gli tocca lavorare- e così non ti godi il movimento.
Una volta a casa mi doccio , leocrema sul corpo(la uso da anni e di recente l'ho trovata citata in un libro dei Wu Ming , "Asce di guerra" , adattata ad un uso promiscuo del protagonista-la metteva sui genitali troppo in uso con donne di vario genere), mi metto la divisa da lavoro ed esco. Fuori traffico pedonale di gente che deve andare al lavoro, volti tesi, camminate sbilenche, sguardi bassi, espressioni di fastidio per gli altri esseri umani. Vado verso la macchina, ci entro dentro e scorgo sotto il tergicristallo un fogliettino. Lo recupero e rientro in macchina e mi illudo che sia il messaggio di una donna. E invece è il proprietario del cancello col passo carrabile lì nei pressi che mi ricorda che devo comunque lasciare lo spazio per fare manovra, nonostante non abbia parcheggiato lì davanti. Strappo il biglietto e penso che la leocrema per il momento attenderà. Mi metto in macchina, passano molte macchine che suonano mentre io faccio manovra per uscire immettermi nella corsia di marcia scostandomi dal marciapiede. Passo vicino al chiosco edicola per la Repubblica (non comprarla equivale ad andare in giro senza mutande, sento che mi manca qualcosa) e parcheggio per scendere e acquistare il giornale. Mentre scendo un tizio mi bussa sul tetto dell'auto. Scusi mi fa entrare in macchina? Aveva parcheggiato lì a fianco fuori dalle righe del parcheggio. Io mi sposto con una manovra e mi metto più a lato. Esco dalla macchina  dico -grazie. Lui non capisce il sarcasmo e sale in macchina tutto incazzato. Mi chiedo se il sistema nervoso di questa gente non li faccia ammalare prima del tempo. Mi chiedo se lo stress non gli modifichi la biochimica. Domande pleonastiche. Dopo aver preso il giornale-davanti avevo una tizia che ha rimesso a posto la copia che avevo preso da acquistare, una cliente, deformazione professionale, dice, mica per scusarsi, finalmente mi dirigo al lavoro. Traffico, nebbia, semaforo rosso. Comincio a sudare freddo, ecco, so già perchè mi succede. Sto andando a lavorare in un posto dove dico grazie a tutti quelli che mi chiedono un'informazione dopo che gliela do...e nemmeno si chiedono perchè! Ma succede ovunque a milioni di me. Vigliamo salvare il pianeta? Incominciamo a dire grazie quando c'è da dire grazie.

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