mercoledì 6 novembre 2019

La Repubblica

La Repubblica è il mio giornale preferito. Oddio, più che un giornale è un compagno fedele con cui, la mattina, una volta sveglio, ti connetti con il mondo. Con il mondo reale. Sto parlando del giornale cartaceo con quell'odore di petrolio vagamente lisergico, che ti ricorda i Tex Willer consumati sdraiato a letto nell'infanzia. Le pagine appena croccanti -una delle cose che odio è che qualcuno mi chieda di sfogliare il giornale prima che lo faccia io gualcendomi le pagine-all'inizio, ed è una sorpresa continua. Ho imparato a riconoscere lo stile di chi scrive senza leggerne il nome ad inizio articolo. La Repubblica ha sempre avuto grandi giornalisti , molti dei quali eccellenti scrittori. Eugenio Scalfari il fondatore del giornale , ultranovantenne , ormai, nel corso di oltre trent'anni che leggo il suo giornale, ha uno stile di scrittura chiaro, semplice, ma al tempo stesso, arricchito, di volta in volta con qualche vocabolo nuovo, sconosciuto, che ci costringe al dizionario. Curzio Maltese è vetriolo per i potenti, per i politici arroganti, sarcastico come nessuno, quasi più di Francesco Merlo e Ceccarelli. E che dire del grande Ezio Mauro,  di Concita De Gregorio, notisti sociopolitici di lusso, per non parlare della grandissima Emanuela Audisio che scrive di sport mirabilmente, assieme al sempre ironico Gianni Mura, esperto di calcio, ed il mio connazionale conterronico Piero Colaprico da Putignano, che vive a Milano da anni e che dice incredibilmente le cose che mi viene fatto di pensare quando me ne vado in giro per la città, come se i pensieri dei meridionali che vivono nella capitale meneghina fossero gli stessi, da osservatori turisti per sempre. Questi sono quelli che mi ricordo a braccio e che leggo più volentieri. Naturalmente c'è più di qualcuno che non mi garba, per dirla alla Renzi. A proposito di Renzi , la direzione di Calabresi ha coinciso con il fiancheggiamento a Renzi e mi aveva costretto ad abbandonare l'acquisto del giornale per parecchio. Con  Verdelli direttore il giornale ha raddrizzato il tiro ed è ridiventato  l'house organ dell'opinione pubblica della sinistra indipendente nazionale , noi, sparsi oramai in mille rivoli associativi e molto spesso neanche più partitici. E sono tornato a comprare questo giornale che dovrebbe essere servito con il cappuccino e un cornetto alla crema nei bar, nei centri commerciali, distribuito gratis dai comuni-meglio se si compra , 1,50 cent ben spesi, così dai valore a ciò che acquisti- . A casa mia , nella natìa Ostuni, i miei lo comprano da quando ai tempi il giornale fiancheggiava i radicali e addirittura esponeva le ragioni degli "autonomi", tra la fine dei settanta e gli ottanta. Non mi importa se ha un padrone che si chiama De Benedetti, perché molti di quelli che ci scrivono su esprimono  opinioni indipendenti che , tutto sommato, almeno in parte, De Benedetti non potrebbe condividere. Un giornale serio deve scrivere anche contro il proprio padrone senza che se ne accorga. Ed è il caso di Repubblica...se uno riesce a leggere tra le righe. La Repubblica la ricordo in casa mia , praticamente da quando sono nato. Le pagine di spettacolo, cultura e sport, con i vari inserti e le varie rubriche , ti nutrono lo spirito e ti riempiono l'anima. Ecco perché mi sono accorto subito quando il giornale si stava snaturando. Ricordo mio padre che dava un occhiata alla prima pagina tenendola sul volante della macchina, di mattina, mentre fumava. Mia madre se lo spolpava la sera, sul tavolo della cucina, dopo aver fatto i mestieri di casa. Io lo compravo all'università. Me lo portavo al parco e me lo gustavo, con la focaccia alla barese presa da Magda (studiavo a Bari), lo leggevo in treno, di notte quando non avevo finito di leggerlo. La Repubblica è multisessuale, e maschio perché giornale , femmina di nome. E' bello da leggere con le pagine gualcite della salsedine marina, dopo essere stato nella borsa di mare tra i costumi bagnati, bello da leggere in pausa di lavoro, mentre i colleghi parlano di clienti e lavoro (cose che mi fanno perdere tempo, la vita è unica, il tempo da vivere prezioso). La mattina, appena alzato, a Corsico, dove vivo, vado al chiosco non lontano da casa. E prendo la Repubblica, al tatto sento già che è grosso, paginoso e che mi darà diletto , pur nel dramma di notizie sgradevoli...e mi consente di scambiare qualche parola con l'edicolante o con altri che comprano altri giornali, mettendomi in comunicazione con il mondo , come nessun Facebook può fare...la sfoglio subito mentre mi gusto , al bar cinese di fronte, un cappuccino col latte di soia e cornetto integrale. E la giornate può iniziare. Ogni giorno è un buon giorno per morire, lo dico filosoficamente, ma perlomeno morirò informato e con una buona disposizione d'animo.

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