martedì 28 dicembre 2021

Dario dicembre 2021

 Seduto  in poltrona ascolto radiodeejay. Una certa Pina in compagnia di un gruppo di squinternati riceve telefonate che illustrano lo stato della nazione. Un'addetta di un'agenzia viaggi racconta di come deve reinventare viaggi per clienti  cui hanno soppresso voli. Molti raccontano di come passeranno l'ultimo dell'anno. Non vogliono rinunciare a quelle spanzate luculliane foriere di digestioni problematiche, spumanti sgasati e sfilacciati  dialoghi alcolici inframezzati da petardi clandestini di produzione parte cinese e parte(nopea). Il nastro delle notizie di Rainews a volume zero mostra notizie da cui si deduce che in tema di covid facciamo quello che ha gia'fatto Israele. Faremo quindi la quarta dose. Le scene di code in farmacia dopo il Natale passato a mascherina zero e colesterolo a mille nel perenne pepepepe brasiliano senza essere brasiliani, mi ritornano in mente . Si temono contagi. Se ti prendi una polmonite normale, non da covid cioe', e' il caso dell'anno. Dobbiamo convivere con male virale nonostante conviviamo da tempo col virus dell'ingordigia, e sembriamo soffrire piu' della prima cosa. Sul nastro delle notizie di Rainews i governi fanno a gara a non chiudere per avvantaggiare le proprie economie sulle altre. 5 giorni di quarantena dopo il contagio, chi dice 4, chi offre di meno. Tre etti e mezzo  di cotto di azioni Panasonic ( faccio per dire)salgono , che faccio, lascio? Ieri seduto su questa poltrona  chiuso in una casa che sorge da qualche parte  in un mondo dove la gente brama stare all'aperto solo per criticare i vestiti degli altri. Letto appena poco prima sulla biografia del Che( di Kaflon) che l'argentino si vestiva con quello che gli capitava a tiro, senza far caso ad abbinamento di colori o altro. Che Guevara si nasce e io nel mio piccolo lo sono stato ...riguardo al vestire. Ascolto su Geo il presidente del medici cattolici, appena tornato dall'Africa, mentre parla della scoperta della sua vocazione. Stava studiando medicina. Ed ha sentito di dover andare in chiesa, improvvisamente ed improrogabilmente. Parla del dolore visto in Africa. Migliaia di donne incinta morte per mancanza di assistenza. Lo credo che si ha bisogno di Dio...oltre che dei manuali di medicina. E ogni volta la stessa domanda mi frulla in testa...perche' e' successo a loro e non a me? Io non so pregare e non credo che Dio abbia del tempo per vegliare su di me. Ma non avro' mai niente contro la preghiera. Contro chi prega. Se cio' lo fa stare bene o fa  stare bene altre persone. Ricordo che una volta uno scrittore scozzese di cui non ricordo il nome disse che uno scrittore lo si riconosce dal cinismo che si possiede nello scrivere sempre e comunque in qualsiasi condizione emozionale , anche ad esempio, in bagno mentre un fratello muore nella stanza a fianco. Era un paradosso, sicuramente. E io lo capisco. Ora lo capisco. Prima, tempo fa, non lo capivo. Scrivere vuol dire testimoniare. E' il mio modo di pregare. 


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