giovedì 30 giugno 2022

Il teatro del popolo: Milano, dalla Fabbrica dell'Esperienza e Teatro Sotto Il Lucernario!

 Ho, abbastanza  di recente, assistito, a Milano, a due spettacoli magnifici di teatro. Parliamo di teatro in senso vero, non rappresentazioni teatrali mainstream ricche di echi grottescamente televisivi. Ma teatro in senso vero! Presso la Fabbrica dell'Esperienza , ad aprile di quest'anno, un intervento consistente in due lectio magistralis equiparabili a monologhi recitati, letti e declamati, da Guido De Monticelli (specialmente da lui) e Roberta Arcelloni, su Stanislavkij, indimenticabile attore e regista russo attivo a cavallo del secolo e una piece presso Il Teatro Sotto Il Lucernario, qualche giorno fa, rivisitazione dell'opera di Tennessee Williams, de "La rosa tatuata", opera minore del grande drammaturgo e scrittore americano, che scrisse questo lavoro per omaggiare la cultura ed il costume italico mediterraneo, in ossequio alle origini italiane del suo compagno di una vita. Di quest'opera mi era nota la riduzione cinematografica scritta per Anna Magnani da cui venne ricavata una pellicola magnifica. Due lavori diversi, ma con una stessa matrice: e cioè l'idea che si possa fare cultura con i propri mezzi e fidando esclusivamente sulle proprie forze organizzative  e sull'entusiasmo di spettatori , che, sempre più numerosi, si rivolgono a questo tipo di rappresentazioni perchè sono ancora in grado di comprendere la genuinità e l'indipendenza di un lavoro serio che faccia bene al cuore e all'anima...fiaccati, delusi e perchè no, disgustati, dal teatro plastificato di opere pompate dai media, spinte da grosse organizzazioni commerciali, create ad arte per raggranellare denaro da aficionados amanti della recitazione dal vivo. Ma non voglio parlare in modo dettagliato, dei due lavori a cui ho assistito, perchè, com'è giusto che sia, sono irripetibili (parliamo di teatro e recitazione che non può essere mai uguale in momenti diversi) e unici nel tempo in cui si sono sono svolti. Voglio parlare delle decine di spettatori che vi hanno assistito. Un nucleo di persone che resistono alla televisione commerciale, a internet, a Netflix e altro, che resistono alla spettacolarizzazione che, una recitazione in presa diretta, schietta e diretta, non potranno mai eguagliare . Persone che sono uscite dal lavoro, come il sottoscritto, stressate, stanche e desiderose di evadere dalla galera della vita che "altri" hanno scelto per loro, per noi, per me. Uscire di casa e prendere l'impegno di andare a teatro è meraviglioso. E' stato meraviglioso. E scoprire mondi. E persone che appartengono a quei mondi che sembrano distanti dalla maggior parte delle persone che incontri e che hanno scelto di illuminarsi di echi, di parole soffuse, urlate, gridate, urlate, sussurrate e sganasciate, al termine di una giornata di lavoro. O di una giornata piena di bollette da pagare, assicurazioni, babysitteraggio selvaggio , aperitivi forieri di aria fritta che alla fine della giornata ti ricoprono l'anima di colesterolo. Si parla all'inizio, prima del lavoro... e dopo... e scopri di non essere solo. Pasolini diceva che se quello che dici non viene compreso è come se fossi morto. Io dico che se quello che sei non viene scambiato , vegeti. Il lavoro su Stanislavskij mi ha arricchito di tanti particolari sul significato dell'essere attore e sull'esistenza di un terzo io, fra quello tuo , della persona e quello del personaggio. Sapere che un grande personaggio come il regista russo, in un piccolo teatro di 50 posti, ha fatto assistere a spettacoli, nel corso degli anni, migliaia di persone, mi ha affascinato. Sapere che ha regalato loro emozioni e incontri decisivi, con la tribù dei cercatori di verità...sul mondo , ma anche, e soprattutto , su se stessi, mi ha riempito di ammirazione. Che grandi uomini ci sono stati e che sfida ricordarli! E "La Rosa Tatuata", recitata da attori "dilettanti", che hanno impiegato ore , giorni, mesi, di energia e di tempo, per portare se stessi in scena, vincendo mille paure e pregiudizi...e fornendo lo stesso uno spettacolo di livello tutt'altro che inferiore, a quello dei grandi e strombazzati nomi, dei grandi e strombazzati carrozzoni che riempiono teatri prenotati in anticipo, dove gli attori vanno col pilota automatico, mi ha riempito di ammirazione. E capire che chi ha recitato il racconto su Stanislavskij e chi ha osservato questi attori ripercorrere le parole di Tennessee Williams, in questi luoghi ameni, nascosti e dimenticati dal Dio dell'hype, mentre recitava, monologava e leggeva, stava capendo qualcosa in più di se stesso, stava cambiando, diventando migliore o semplicemente diverso, mi ha intrigato e fatto riflettere, senza annoiarmi mai...Questo processo di transfert , ebbene, io l'ho avvertito e mi ha arricchito parecchio. La Fabbrica dell'Esperienza e Teatro Sotto il Lucernario, sono luoghi miracolosi, in una Milano turlupinata dalla cosiddetta Alta Moda e dal Turismo ridicolmente definito "Culturale." Lavorano sul corpo e sulla carne delle persone e ci regalano il denudamento delle loro anime. Cambiando noi stessi che osserviamo il cambiamento. Io lo spiego con parole così, come quelle che ho scritto, ma è un processo che avviene anche in chi lo avverte senza spiegarlo a parole. Ma avviene in tutti. C'è gente che spende parcelle esosissime per capire se stesso in rapporto con gli altri, quando basta recarsi in un luogo come questo per trovare delle risposte. O semplicemente per capire le proprie domande. Inutile dire, che queste considerazioni stanno agli amministratori locali che dovrebbero favorire, incentivare o quantomeno finanziare, tali progetti, come profiteroles a diabetici. Queste persone, che gestiscono questi, spazi, autentici miracoli viventi, per me sono degli eroi della cultura. Io personalmente conosco Ivan Bonasia e Mara Kluever, del "Teatro" e Irina Casali ( che ho appreso essere figlia di Renzo Casali, attore, scrittore e , soprattutto, ricercatore teatrale e culturale) ,  della "Fabbrica". Ma credo che ci siano anche altre persone che contribuiscono alla sopravvivenza di questi luoghi ( e che non cito perchè non conosco personalmente...e me ne scuso). Ho scritto questo post per ringraziarli, di esserci, di esistere, di resistere e per il fatto che continuano a coltivare le proprie passioni, con pochi fondi e molto entusiasmo. Se Milano insegna e divulga teatro e cultura, lo deve soprattutto a gente come voi. Che date un senso alle esistenze di chi vuol vivere cercando di ricordare e se stesso, che la testa non serve solo a dividere le orecchie. Ma a molto di più. Lasciamo navigare tutti i vari acquari televisivi tra le insipide e forse non tanto limpide acque reflue dell'aria fritta serale. Scegliamo l'avventura della mente: andiamo a teatro. Quello vero, però!

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