mercoledì 29 settembre 2021

Diario settembre 2021

 Diario settembre 2021


Mentre sono in fila in un bar dell'aeroporto di Malpensa, ho davanti una giovane ragazza alta, filiforme, leggins neri, scarpe nike, capelli biondi che si arricciano un po' sul finale. Davanti a me ordina un succo d'arancia e un cornetto. Poi passa al banco per la consumazione. Vetri in plexiglass anticovid ovunque . Io prendo un caffè doppio e un cornetto integrale. Di solito faccio una colazione Bond. La colazione di James Bond: frutta fresca, yogurt magro e un caffè forte. Ma in quel bar di frutta non ne hanno. E nemmeno yogurt. In silenzio sorseggio il caffè e addento il cornetto. La bionda filiforme, sicuramente una modella, a fianco a me, beve il succo d'arancia e mi sorride.

-E' orribile, dico ad alta voce, riferito al cornetto che pare di cartone. Lei mi sorride e dice-stessa cosa il succo...è acido. E' brasiliana, l'accento è inconfondibile. Continuo a parlare in portoghese. Si meraviglia della mia pronuncia. Parliamo del più e del meno. Non avrà più d 25 anni. Fa la modella.-Bell'uomo, dice prima di andarsene. Osservo la mia immagine nello specchio. Non mi ritengo affatto un bell'uomo. Passabile. Sicuramente non il fico che agita i sogni di ragazze giovani, palestrato, tartaruga addominale e leggermente metrosessuale. Sono un vecchio gorilla peloso dalla chioma ormai brizzolata. Quello che posso dire è che noi non percepiamo l'immagine di noi stessi nel modo in cui, anche esteticamente, gli altri la percepiscono. Possiamo avere qualcosa di particolare che colpisce i nostri interlocutori, qualcosa che evoca loro un ricordo. Un vecchio amore. Siamo surrogati di un ricordo. Sono un surrogato di ricordo. Mi pulisco le labbra con un tovagliolino. Saluto le due bariste. Sono bruttine e acide come il succo della brasiliana. Non mi degnano di uno sguardo.


In aereo avevo finito di leggere , Il sorriso di Jackrabbit, di Joe R. Lansdale. Ennesima avventura dei due detective texani, Hap Collins, bianco eterosessuale che pende per i democratici e Leonard Pine, nero omosessuale che vota repubblicano. L'emblema delle contraddizioni del sistema americano, per intenderci. I genitori di una ragazza soprannominata Jackrabbit per via dei denti sporgenti, è scomparasa. Sua madre e il fratello, due razzisti bianchi dichiarati, si rivolgono a loro per ritrovarla. I due detective setacciano il parentado tra cui un padre predicatore cristiano ortodosso morto in circostanze orripilanti e alcuni  suoi spasimanti e si scopre che ha anche un figlio. Hap e Leonard seguorno le tracce di Jackrabbit sino a Marvel Creek, un'altro dei nomi fantomatici dietro cui si nascondono di certo reali cittadine texane. Si imbattono in una serie di personaggi pirandelliani, felliniani, pasoliniani, predicatori di culti paleocristiani, gestori di sfasciacarrozze completamente ignoranti, gemelli killer, vecchie conoscenze criminali e un misterioso personaggio soprannominato Il professore, che si definisce segregazionista non razzista che i due eroi della famigerata saga di Lansdale non lesinano di prendere costantemente in giro con ironia pesante. -Segregazionista è un altro modo per dire razzista, dice ad un certo punto Leonard Pine, l'unica differenza è che la parola più lunga delle due indossa un cappello e una cravatta. Be' non vi svelo il finale perchè è un giallo. Si ride molto. Ci sono battute che potrebbero diventare aforismi immortali. Ma meglio lasciarle nel libro e non esportarle sui social. Potrebbero farle sembrare uscite dai cioccolatini perugina. E io voglio bene a Lansdale.


Sulla scrittura.

Non basta avere talento per farsi leggere. Io ho sfidato le leggi di natura dell'editoria italiana. Ho iniziato a pubblicare con case editrici, i primi due libri... poi per conto mio, su piattaforme editoriali indipendenti. Uno scrive perchè ha passione, perchè lo fa stare bene, perchè è catartico e curativo. Poi se automaticamente trasmette qualcosa che allieta o accompagna la vita degli altri, be', che male c'è? Lanciai una sfida, ridicolizzato da tutti, sul fatto che sarei diventato uno scrittore senza l'ausilio del mainstream editoriale, senza il doping della pubblicità delle grandi casi editrici, convinto com'ero e come sono, che alla fine il tipo di lettore a cui mi rivolgo è come me. Me ne frego assolutamente degli scrittori pubblicizzati come bestselleristi. In libreria apro un libro, ne leggo due capitoli e se c'è un minimo di magia che mi cattura, lo prendo. E molto spesso la stessa cosa mi accade in rete. Sempre più frequentemente in rete. Compro libri di autori misconosciuti che si sono rivelati capolavori assoluti, a mio giudizio. La qualità di quello che scrivi, alla lunga, paga! 

Molti scrittori affermati, non faccio nomi tanto si possono desumere da come scrivo io, in modo opposto e contrario al loro, cioè, sostengono che pubblicare per conto proprio non porta da nessuna parte e che bisogna aspettare di essere pubblicati da grandi editori altrimenti è meglio smettere di scrivere. Ovviamente lo dicono ora che sono affermati. Direi che queste affermazioni valgono da sole a farvi capire che tipo di scrittori essi siano e che cosa significhi per loro scrivere. Io invece consiglio a tutti di scrivere...a prescindere dalla pubblicazione. Scrivere è autoanalisi continua e gratuita. Può solo fare bene. E leggere, ovviamente. Per concludere posso dire che sono passato dall'essere letto da parenti e amici, inizialmente, ad essere acquistato, letto ed apprezzato da un piccolo pubblico di lettori. Non ho certo vinto la sfida lanciata alle companies editoriali ( ho comunque rifiutato proposte editoriali da case editrici medio-alte che volevano pubblicarmi gratis-ma io sono un uomo libero, di vincere o perdere, vivere o morire), ma mi sono tolto la soddisfazione di spegnere sorrisetti ironici ad un bel po' di coglioni.

Nessun commento:

Posta un commento