domenica 6 novembre 2022

Al parco delle cave

 

Al parco delle cave


Domenica mattina, ore 9 circa, parcheggio all'ingresso del Parco delle Cave. E' un parco di vari ettari tra boschi, e corsi d'acqua che fa da corona a quattro invasi d'acqua artificiale ed è uno dei numerosi polmoni di Milano. Collocato fra i quartieri di Milano ovest, Baggio e Quinto Romano. C'è il sole, temperatura intorno ai 10 gradi, vesto in tuta e felpa, e indosso dei guantini da calistenica per gli esercizi ginnici ( quelli che riesco a fare, addominali e piegamenti sulle braccia). Non mi illudo di campare per sempre ma farlo sentendosi bene, attraversando boschi, immerso nei profumi autunnali, in mezzo a colori vividi, giallorossi ( come i colori del Lecce)di quando in quando, ti rende la vita più dignitosa. Inanello l'anello di asfalto che circolarmente cinge i bacini d'acqua trapuntati di anatidi semiaddormentati e mi metto a seguire due "sciure." Una più giovane, bassettina, gambe arcuate da andina ( ma è italiana) fasciate di tutta attillata, capelli scuri e l'altra più avanti con gli anni, bionda, con i capelli alla mi sono alzata adesso adesso. Chiacchierano mentre fanno andare gambe e braccia camminando svelte ( anch'io cammino, il tempo delle corsa è per me finito, ho la schiena piena di medaglie al valore di protrusioni sparse). La bionda sta dicendo all'altra ( con quel suo caratteristico accento da meridionale a Milano da quarant'anni che non si decide fra l'accettare il meneghino e lasciare per sempre l'accento originario finendo per parlare come Abbatantuono in versione en travestì), che sua figlia è andata in montagna e che le piace sciare. Starà lì tutto il week end. E lo dice come se fosse un mese. Invece sono due giorni. Che bello dice la mora, ha preso una multiproprietà? No, ha affittato un residence, sai, loro hanno una famiglia numerosa. Un residence...dice la mora, lasciando cadere la frase come per dire, fischia che spesona. Sai, con tre figli e un marito, e tutti i bagagli e i cambi d'abito, hanno bisogno di molte camere insiste la bionda. E guarda la mora come per accertarsi che stia schiattando adeguatamente dentro il suo piccoloborghesismo invidioso d'antan. I am the camera, scrisse Isherwood in Addio a Berlino. Registro tutto quello che vedo e ascolto ( mi ripeto, l'ho scritto altre volte). Gli scoiattoli mi corrono incontro non perchè la natura percepisca gli umani come amici, ma perchè sono abituati a ricevere cibo dalle mani di mamme che mostrano ai figlioletti come sono belli gli scoiattoli, sottotesto di un ragionamento tutto mio che mi faccio, vedi, figlio mio, basta dare da mangiare a qualcuno e te lo farai amico per sempre, potrai persino lasciare che si avvicini e schiacciargli la testa, che se invece fosse libero e dovesse procacciarsi il cibo da sé, percepirebbe gli umani come una sonora rottura di coglioni che invade il loro straordinario scenario naturalistico. Il mio passo è veloce e ogni tanto mi fermo vicino ad una panchina a fare flessioni. Poi riprendo, il sole si sta alzando e scalda. Qualche Joggers passa a passo strascicato, ansante della grossa e guarda l'orologio in continuazione, forse perchè è stanco di quella fatica e non vede l'ora di finire e fottersi i tortellini a pranzo o anche pensando, ecco a quest'ora a Rio de Janeiro starei seduto a bermi una caipirinha mentre due mulatte mi schiaffeggiano il viso con le loro natiche d'acciaio scolpite dal samba, alcuni anziani caracollano con bastoncini da nordic walking ( cazzo, hanno fatto il corso, vuoi mettere?) assomigliando, in quel contesto, tuttavia semiurbano, a dei salmoni che attraversano le dune desertiche con bici a pedalata assistita. Altre amiche in coppia che sparlano di altre amiche come dal parrucchiere. Una peruviana cammina con tutta calma , in tuta ginnica, mentre ha infilati due auricolari e regge in mano il telefono guardando una telenovela-che è poi un modo per mostrare al mondo quanto sono fighe le donne che sono creature multitasking mentre gli uomini non sanno fare nemmeno una sole cosa in croce. Poi, svoltando ad una curva, sullo sterrato, incontro un gruppo di corridori che portano una t-shirt blu con su scritto “top runners”. Uno di loro, molto magro, barbuto, si ferma a parlare con due ragazze e sento dirgli, ero alla mezza di Napoli ed ho fatto un'ora e ventidue, ma anche i top runner africani non è che abbiano fatto meglio. Indossa scarpe mizuno da 500 euro, ha le mani sui fianchi a mò di posa e parla alle ragazze come se stesse concedendo un'intervista. Poi si muove per raggiungere il gruppo dei top runners, saranno una ventina, che ci vuole per uno che ha fatto uno e ventidue alla mezza di Napoli? Più o meno ad ogni cambio di direzione, del percorso, che si dipana fra boschi e alberi da frutta, in mezzo ai versi degli uccelli che scrivono le poesie della natura, ci sono dei muretti bassi, dove alcuni si fermano a fare stretching. Qualcuno ha scritto sui muri degli aforismi inquietanti, Ne ricordo un paio. Uno faceva così:” le coincidenze sono il modo che ha Dio per rendersi anonimo”; un altro diceva: “ il destino non dà appuntamenti a nessuno”. Tutti firmati “by Lukas”. Ancora alcuni anziani che mi guardano in modo strano-non so, magari leggono nel pensiero e io sono finito in Matrix-poi ancora joggers. All'altezza del bacino principale, dopo quasi un'ora di camminata, una coppia di joggers, un ragazzo e una ragazza, lui indossa una t-shirt gialla con su scritto “ run like a deejay”, incontrano di fronte altri quattro che corrono. Si salutano e proseguono. Dopo un po' tornano indietro. “ Cavolo, non vi avevo riconosciuto”, fa la ragazza ad uno del quartetto. Si abbracciano e uno dei quattro fa a quello che corre come un deejay, ti ho mandato un messaggio, alla maratona di Trento, su messenger, ma tu non mi hai risposto. Chi, io? Dice Runlikeadeejay, ma se non ho messenger! Come non ce l'hai, ma se mi hai pure fatto la faccina! Replica il Jogger che era a Trento. Beh, ma sai, io non sto molto dietro ai social e poi faccio le faccine a tutti e metto like a tutti, così nessuno si offende. Ma come, non era uno che non stava dietro ai social? Finito l'allenamento faccio un po' di stretching. Vicino a delle panchine poste a fianco a dei campi da bocce che sono deserti. I vecchi hanno le ossa frantumate dal freddo e dall'umido, a quest'ora e giacciono nei loro giacigli urbani o nelle rsa. Quelli che sono qui, invece ( i più fortunati), rimasti a combattere con la vecchiaia, con pantaloncini , scarpe ginniche e barbe incolte, guardano tutti con quel loro sguardo di sfida al mondo. Siamo ancora qui, eh già, eh già, come dice Vasco Rossi e gli scoiattoli gli si avvicinano chiedendo noccioline...

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