giovedì 23 aprile 2020

Parolacce

Parolacce
Ore 9,30. Sveglio già da un'ora. Mi affaccio alla finestra del bagno. Fuori silenzio assoluto. Ferragosto senza essere a Ferragosto, da queste parti, Milano Ovest. Un merlo si posa sull'inferriata che separa un orto dove un vecchio armeggia, di solito, curando i suoi ortaggi con incredibile dedizione, dal pozzo di luce dal quale sono solito godermi la mia porzione di cielo. Lo osservo. Mi osserva. Harry Potter riesce a parlare con i rettili, perchè io non potrei comunicare con i merli? Provo a dirgli, vai nel prato, ci sono le briciole di pane che ho disseminato ieri. Per tutta risposta si gira su se stesso e vola via in un'altra direzione.Niente. Non riesco a parlare agli animali. Non riesco a parlare agli umani, come potevo pretendere di riuscire a parlare agli animali?
Si sentono sempre meno ambulanze. Segno che la pandemia, lentamente, sta calando. Ma quanti morti sul selciato della storia!Nessuno ci restituirà i nostri vecchi. Qualcuno ha scritto da qualche parte, che quando muore un anziano è come se andasse a fuoco una biblioteca. Già. I vecchi, con le loro storie, le loro esperienze di vita. Con il loro umorismo nero.Un mondo popolato di vecchi e bambini sarebbe un mondo migliore. Gli uni non hanno molto tempo da perdere e dicono tutto ciò che gli passa per la testa. Gli altri hanno un sacco di tempo da vivere per rimediare alle cose pure e istintive che “sparano” senza lasciarsi intimorire da quella parolaccia chiamata MEDIAZIONE! In mezzo tutti noi.
Sapete, mi manca il balcone. Sono venuto in Lombardia a seguito di una delle tante ondate migratorie, dalla Puglia altosalentina. Ma non sono riuscito a trovare una casa con il balcone. Erano tutte occupate, le case con i balconi. Mi ricorda la corsa con cavalli e carri per le terre intorno a cui mettere i paletti nei vergini Stati Uniti . Gli ultimi beccavano le terre poco fertili , lontane dai fiumi.
Dalle mie parti il contagio si diffonde perchè la gente soffre di iperattivismo. Non sanno stare quieti, tranquilli. Se non fanno muoiono. E non gli importa se stiamo vivendo in un tempo in cui muori se fai. Che poi che cosa avranno mai da fare? Mi ricordano quella barzelletta sui vigili urbani che mettono la sirena e fanno il diavolo a quattro per andare al bar a prendersi un caffè. Non capiranno mai che la vita non è il caffè. Ma tutto quello che avviene tra te che esci di casa e il caffè al bar. E proprio non volete godervela questa vita.
Rientro la testa da tartaruga nel carapace del mio bilocale. Do un'occhiata al mio smartphone. Catene e catene di cose inutili. La memoria del mio telefono è in tilt. Sospetto che mi sveglierà nel sonno per dirmi: basta, terminami. Anche sui social non si scherza mica. E' pieno di gente che denuncia che ci sia troppa gente fuori, nonostante i divieti delle autorità. Già. C'è gente fuori che si indigna se altri violano i divieti violandoli a sua volta. Sembra la metafora del nostro paese:non vogliamo fare la nostra parte se anche gli altri non la fanno.
Dunque, non sto lavorando. Vorrei fare qualcosa per dare una mano. Telefono ad una onlus della mia zona e chiedo se vogliono un volontario per la distribuzione alimentare ai bisognosi. Mi rispondono chiedendomi se ho precedenti esperienze. E aggiungono che necessito di una formazione. Ma andiamo, dico, per caricare la pasta su un furgone devo avere una formazione? Sì, risponde secca la voce dall'altro capo. Beh, sì, una formazione ce l'avrei, dico: Zoff, Gentile, Cabrini, Collovati, Scirea, Oriali, Bruno Conti, Tardelli, Rossi, Graziani, allenatore Bearzot e Presidente Pertini: quel tizio che ha detto “si svuotino gli arsenali si riempiano i granai.” E chiudo il telefono. E niente, anche i posti da volontario sono occupati. Non ho L'ABILITAZIONE. Nella settimana prima di Pasqua, noi, Occidentali Europei, in ossequio alle NOSTRE COMUNI RADICI CRISTIANE, dovremmo cercare di non dire parolacce. Già: NOSTRE COMUNI RADICI CRISTIANE. Ops! Mi spiace, non sono riuscito a non dire parolacce!

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