giovedì 23 aprile 2020

Sociale

Sociale
Passo le giornate in casa. Ogni tanto mi affaccio alla finestra del bagno. Non ho un balcone. Mai come in questo periodo ne sento l'esigenza. Cinthya ha triturato il pane che stava ammuffendo. Esci nel prato del condominio e regalalo agli uccelli, dice. Le donne sono nate francescane. Esco con mascherina e guanti. Sembra che io debba fare i chilometri. Invece devo scendere di un piano e andare nel prato che si apre sotto la finestra. Incontro sempre vicini di casa che tendono a trastullarsi, scambiare impressioni. Mai come in questo momento, a epidemia in corso, la socialità è nemica della salute pubblica. Ma non lo capiscono: perchè è tipico degli italiani occuparsi della faccenda quando hai i saraceni alle porte e ti stanno appiccando fuoco alla casa. Ma anche in quel momento non pensano che tocchi a loro. E' la sindrome dello Stellone italico, la stella bianca a cinque punte simbolo della Repubblica Italiana e del suo fulgido destino.
Oddio, ci sono un paio di personaggi, nel mio condominio, con cui mi è sembrato di avere un distacco da quarantena anche in assenza di virus. Ma questo è normale. Mi hanno sempre detto che sono un tipo SOCIEVOLE. Che parola ruffiana!
Non incontro nessuno. Tutte le maniglie delle porte che devo aprire sono mie nemiche. Anche perchè nessuno usa guanti o le apre con i gomiti. Sembro un ipocondriaco, ma non si è detto che il virus sulle superfici metalliche resta fino a quattro giorni prima di tirare le cuoia?
Una volta nel prato, come San Francesco, spargo le briciole. I merli, le cornacchie, i colombi e persino le gazze osservano dai cornicioni dei palazzi. Ma non scendono certo a mangiare dalle mie mani. Ci sarà un motivo se sono sopravvissuti agli umani. CI CONOSCONO.
Risalgo velocemente. Nessuno in giro. Zero auto nelle strade limitrofe. I mie polmoni sono rimasti intossicati dalla purezza dell'aria. Sento come se i polmoni mi dicessero, ma cos'è questa roba? Infatti, sembra droga. Stordisce. Mai visto un cielo così terso. Sarò l'unico al mondo ad aver fatto questa constatazione? Basterà a capire che stavamo vivendo nel peggiore dei modi? Non credo. Dentro i palazzi , dietro le porte, dietro le finestre, come centometristi giamaicani, sono pronti a scattare e tornare sulle piste della vecchia vita. Del vecchio andazzo. Aspettano solo la conferenza stampa della Protezione Civile. E quando sarà il caso: via di corsa verso il meraviglioso mondo fatto di smog,hamburger e cocaina. Meriteremmo di estinguerci. Sì, forse non sono un tipo SOCIEVOLE.
Mentre mi infilo nella scala, noto con la coda dell'occhio la discesa degli uccelli dai cornicioni , dai terrazzi, dai giardini. E mi si riempie il cuore.
Torno in casa, Cinthya mi spruzza sulle mani del disinfettante.
Mi toglie la maschera chirurgica. Come mai non ho mai visto il DOTTOR HOUSE con la maschera? Così, mi sovviene. Quando si ha molto tempo per pensare , in percentuale, aumenta il numero delle baggianate che ti vengono in mente. E questa è la Legge Del mio Io Sociale e non Socievole.
Coniata fresca fresca.
Mi metto una tuta, per stare più a mio agio. Mi distendo sul letto. Mi accingo a leggere. Prima do un'occhiata dalla finestra. I corvidi banchettano della grossa. Che bello avere qualcosa in comune con San Francesco. Se penso che un proverbio di cacciatori pugliese recita”San Francesco, il tordo al fresco”. Vedete perchè preferisco essere SOCIALE?
Prima di restare rapito da “Il vicerè di Ouidah”, meraviglioso racconto di Bruce Chatwin su Dom Francisco Manuel Da Silva , da cui è tratto “Cobra Verde” di Herzog, agguanto lo smartphone e do una scorsa ai social.Già: lo stato della nazione! Dopo cinque minuti poso lo smart. Tralascio “Il vicerè” e agguanto un altro libro che ho sul comodino. Apro a caso.
“...io odio litigare, ma mi nausea ugualmente constatare quanto la gente sia ORGOGLIOSA delle proprie idee e come ti ci vogliono infilzare come fossero spade, e come ne vogliano parlare parlare parlare. Non si rendono conto che si prova un semplicissimo piacere nello stare seduti in una stanza a bersi una birra in silenzio, sentendo il mondo che scorre fuori, e stare seduti lì, semplicemente seduti in pace....”
Giro il libro in mano per guardarne la copertina: “Urla dal balcone”, lettere volume primo. Charles Bukowski.
Bene.
Posso tornare sul “Vicerè”. SOCIALE. SOCIALE.

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