giovedì 23 aprile 2020

Seduta spiritica

Seduta spiritica
Mai creduto all'esistenza di un mondo parallelo. Agli spiriti. Credo solo a ciò che vedo. Quando sto male credo a tutto. Ma immagino che ciò derivi dalla vigliaccheria dell'uomo comune. Bene, archiviamo il fatto che io sia un uomo comune e andiamo avanti.
Intorno al '91 svolgevo il servizio di leva come Ufficiale di Complemento in quel di Trieste. Bellissima città, Trieste. Ci hanno vissuto Svevo, Saba e Joyce. Ma anche Elisa, la cantante, Gianni Cuperlo, Cesare Maldini e, di recente, il povero Giulio Regeni. Belle ragazze, una di loro poteva sembrare due ragazze una sull'altra, tanto erano alte. All'epoca c'erano ancora le Osmize, trattorie tipiche dove potevi mangiarti tagliatelle al sugo di capriolo. Il vino era ottimo e la Slovenia era ad un tiro di fionda con le sue aragoste tirate dietro a pacchi a due lire in croce. Nonostante la guerra dei Balcani. Ma era una questione tra Serbi e Croati.
Svolgevo il servizio in San Giusto, battaglione di Fanteria. Addestravo le reclute a marciare a fare giuramenti, sorvolando, complice, sul fatto, che al momento giusto avrebbero gridato “l'ho duro” al posto del patriottico “lo giuro”. Già allora pensavo che il patriottismo si dimostra nella SOSTANZA. E infatti avevo, nonostante la mia giovane età (26 anni), conosciuto abbastanza gente, nella mia vita, ineccepibili nella FORMA, che al momento giusto se la faceva nelle mutande. Mi importava che marciassero evitando che marcissero. Facevo anche qualche lezione di educazione civica. Erano nel programma ma ero l'unico ufficiale a tenerle.
Il resto del giorno si bighellonava e si spendevano i soldi dell'Esercito in cene luculliane o per andare nell'unica discoteca decente della zona. Che era a Monfalcone e si chiamava Hippodrome. Faceva parte di una catena di discoteche internazionali. Un'altra disco della stessa catena dove ci andrò dopo qualche anno era a Londra.
Gli ufficiali che provenivano dalle varie Accademie, di carriera, inizialmente tendevano a non mescolarsi con noi. Noi eravamo ritenuti di serie B. Dovevamo stare un anno e andare via. Loro invece erano destinati a fulgide carriere di attenti e risposo, stipendi consistenti e rischi quasi nulli. In tempo di pace. La cosa più rischiosa che avevo visto fare a qualcuno di loro era pagare una “boccia” (solitamente bottiglie di whiskey) al Circolo Ufficiali (ogni caserma ne aveva uno) per qualche cappellata capitata durante gli addestramenti formali.Parlo sempre in tempo di pace. I veri ardimentosi, si sa, qualche conflitto lo hanno poi affrontato. Ma verso la fine del servizio eravamo diventati amici e fuori dalle mura della caserma si faceva bisboccia insieme. E si scoprivano gli altarini di tutti. Eravamo terribili, noi del complemento. Paradossalmente eravamo molto più abituati alla guerra della vita civile che all'ovattata guerra di chi aveva trascorso gran parte della propria vita in un caserma.
Ma come detto, avevamo molte ore libere. E quando non si usciva avevamo dei locali, noi Ufficiali di Complemento, dove ci riunivamo a cazzeggiare. Specie la sera.
E una di queste fatidiche sere, non ricordo a chi venne in mente, ci mettemmo a fare una seduta spiritica. Non vi dico il mio scetticismo. Decisi che lo avrei preso come un gioco di società. Del resto cosa potevo temere? Le uniche entità spiritiche che avevano popolato il mio alloggio erano state una serie di flatulenze conseguenti ad una dieta a base di leguminose.
Non ricordo adesso in quanti fossimo. Eravamo noi tutti Ufficiali di Complemento. Smontanti, chi stava per congedarsi e montanti, chi era arrivato da poco a sostituirli. Ma per qualche mese si conviveva. Uno di loro, di Alberobello, macilento di natura e nero di carnagione come il carbone, che soprannominavamo “Lo SMILzo”, si incaricò di organizzare la cosa. Scrisse delle lettere su degli appositi foglietti di carta e li dispose sul tavolo. Al centro pose un bicchiere. La seduta si darebbe dovuta, a suo dire , svolgere in questo modo: Due di noi avrebbero messo una mano sul bicchiere e altri avrebbero formulato delle domande. Qualsiasi domanda sarebbe stata lecita.
Cominciammo. Chiedemmo un pronostico calcistico. Il bicchiere sotto la mia mano e quella dello SMILzo cominciò a muoversi verso alcune lettere componendo delle parole. Vi assicuro che il dannato bicchiere, si muoveva.
All'inizio venne fuori che lo spirito che ci rispondeva fosse un avo di uno di noi. Un ufficiale degli smontanti di cui diverrò molto amico in seguito e che adorava la sua ragazza, fissato col fetish del fumo di sigaretta, florido, ridanciano, siciliano, studi di chimica farmaceutica, che chiamerò Germando, sbiancò in viso. L'entità, o quel che era, o lo SMILzo che muoveva il bicchiere disse di essere un suo trisavolo. Componeva parole in latino. Io conoscevo il latino. Lo SMILzo no. Io non avevo mosso il bicchiere. Il bicchiere si era mosso. Ma non poteva essere stato Lo SMILzo. Non conosceva il latino.Io comunque cercavo una spiegazione razionale. Germando continuava a sbiancare. Le parole componevano frasi che per lui e per le sue origini avevano un senso. Tutti ci facemmo seri. Poco dopo le parole diventarono italiane. Una serie di parole che riportavamo su un foglio di carta. La mano mi faceva male. Il bicchiere girava. Che girava era sicuro. Magari eravamo noi che inconsciamente lo muovevamo. Non l'ho mai capito . Venne fuori che in quel luogo in cui eravamo c'era un INSEPOLTO. Chiedemmo spiegazioni. Io guardavo Lo SMILzo sperando che scoppiasse a ridere. Ma non rideva affatto. Un giovane, disse il nome, intorno ad un qualche anno del 1500, in quel luogo era morto bruciato. Ecco perchè INSEPOLTO, disse Germando. Già dissi io. Lo SMILzo non disse niente.
Ve beh. Finimmo la seduta spiritica. Germando tornò negli alloggi tra il perplesso e il sospettoso. Immaginava che io e lo SMILzo gli avessimo fatto uno scherzo. Io e lo SMILzo andammo verso i nostri alloggi. E così altri che non ho citato perchè avevano partecipato alla seduta sonnecchiosamente o sghignazzando, comunque di straforo.
Lo SMILzo mi guardò e disse:” è tutto uno scherzo, ero io che muovevo il bicchiere”.
“Ma tu conosci il latino?”, dissi.
“No, pensavo che in quel momento il bicchiere lo muovevi tu”.
“Io non ho mosso un cacchio”.
“Uhm”, disse.
“Comunque hai visto le facce degli altri. All'inizio ridevano, poi seri, drammatici”, aggiunse.
“Già. Qualcuno però aveva la stessa faccia anche nella versione da normale”.
Lo SMILzo non rise. Strano, pensai.
Il giorno dopo seppi che si era chiuso a chiave nell'alloggio e non si era presentato all'alzabandiera dandosi ammalato. Lo vedemmo due giorni dopo.
Era sorridente. Mi venne incontro:” sei un figlio puttana, ci hai fregati a tutti, con quello scherzo della seduta spiritica”, disse.
“Ma se io non sapevo nemmeno come si faceva, una seduta spiritica”.
“Basta, dai, lo scherzo è finito”.
“Già”,dissi.
Poi lo SMILzo mi guadò e disse:”dai , stasera ne facciamo un'altra?”.
“No, dissi.
“Perchè?”.
“Perchè non ho abbastanza tempo per rompere i coglioni agli umani, figuriamoci se devo pure farlo con gli enti soprannaturali”.
“Serio, dici?”.
Non dissi niente.
Da allora non ho più partecipato ad alcuna seduta spiritica. Ed ho l'impressione che a LORO vada bene così...

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